Il mondo digitale è la quarta dimensione in cui siamo immersi. È un mondo particolarmente interessante per un giurista dal momento che ha un’enorme forza gravitazionale: attrae la rielaborazione di diritti già noti e talvolta ne crea di nuovi.
Ma il diritto è espressione della società e la società si compone di persone. Persone al cui servizio sono destinate le evoluzioni tecnologiche e che auspicabilmente potranno goderne i frutti senza compromettere la sfera di diritti fondamentali posti come inviolabili.
Sono nati proprio dai nuovi scenari tecnologici i diritti di quarta generazione, fra cui rientra in modo emblematico per la correlazione con l’evoluzione tecnologica il diritto alla protezione dei dati personali. Questo diritto affonda le radici in quel concetto di privacy oramai divenuto di uso comune per fare riferimento al più ampio concetto di data protection e che è stato immortalato da Warren e Brandeis in un’America di fine Ottocento alle prese con le invasioni della sfera individuale compiuti dalle novità tecnologiche e culturali. Rispettivamente: la diffusione delle macchine fotografiche e la stampa gossip.
Cultura digitale è quindi una cultura dei diritti nella continua ricerca di equilibri con la consapevolezza che tutele, garanzie e protezioni non sono ostacoli ma rappresentano valori perché un’evoluzione tecnologica sia veramente sostenibile dal punto di vista umano.
In questa rubrica, affrontiamo argomenti che guardano alla cultura digitale con le lenti del giurista e che colgono gli spunti forniti dalle ampie orbite di tutto ciò che ruota attorno a quella privacy che ora si è evoluta nel più ampio e ricco concetto di protezione dei dati personali.
A cura di Stefano Gazzella
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