Redazione RHC : 1 Ottobre 2023 17:32
L’Agenzia per i progetti di ricerca avanzata per la salute (ARPA-H) degli Stati Uniti D’America ha assegnato 45 milioni di dollari per sviluppare rapidamente una tecnologia di impianto di rilevamento e risposta che potrebbe ridurre le morti legate al cancro negli Stati Uniti di oltre il 50%.
Gli scienziati della Rice University stanno lavorando per sviluppare un innovativo sistema di trattamento del cancro che potrebbe ridurre drasticamente le morti dovute alla malattia.
L’obiettivo della ricerca è sviluppare una tecnologia di “sensing and responsive” volta a migliorare i risultati dell’immunoterapia per tumori solitamente difficili da trattare.
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“Invece di legare i pazienti ai letti d’ospedale, utilizzeremo una procedura minimamente invasiva per impiantare un piccolo dispositivo che monitorerà continuamente il cancro e regolerà la dose di immunoterapia in tempo reale“, ha affermato Omid Weiseh, bioingegnere della Rice University il quale ha aggiunto: “Questo tipo di ‘terapia a circuito chiuso’ è stata utilizzata per la gestione del diabete , in cui si dispone di un monitor del glucosio che comunica continuamente con una pompa per insulina. Ma per l’immunoterapia antitumorale è rivoluzionaria”.
L’impianto, chiamato regolatore ibrido di produzione molecolare (HAMMR), funzionerà a circuito chiuso, simile alle pompe per insulina per i diabetici. Il dispositivo scambierà i dati utilizzando uno smartphone.
Si prevede che l’impianto sarà utilizzato a breve termine, uccidendo le cellule tumorali in pochi giorni. “Le terapie odierne trattano il cancro come una malattia statica. La nostra tecnologia fornirà dati in tempo reale dall’ambiente del tumore, che consentiranno lo sviluppo di trattamenti più efficaci”, ha affermato il dott. Amir Jazaeri dell’Università del Texas.
Il gruppo di ricerca è composto da esperti provenienti da 20 laboratori in sette stati.
Il primo studio clinico esaminerà l’efficacia dell’impianto nel cancro ovarico ricorrente. Gli scienziati sperano di iniziare gli studi clinici sull’uomo entro cinque anni.