Olivia Terragni : 13 Gennaio 2025 21:14
Sotto lo slogan Make America Great Again, sembra che le parole di Donald Trump ad inizio anno non siano solo psyops. Tanto per citarne alcune, ‘Canale di Panama, Groenlandia, Canada, Golfo del Messico’, sembrano mettere in discussione la sovranità, ma a bene vedere è proprio questo concetto alla base di queste provocazioni, tra questioni legate al concetto di acque vicine (difesa) e acque lontane (interessi economici e strategici) che sono vicine ad un altro paese e questioni in gran parte legate alla zona artica, ai depositi inutilizzati di petrolio, gas naturale e minerali delle terre rare, ai fondali di pesca, alle rotte di navigazione e alle posizioni militari strategiche tra il Nord America e l’Eurasia. Intanto alla proposta “Canada 51° stato americano” arriva una risposta tutta britannica: secondo il The Economist il Canada dovrebbe invece unirsi all’Europa. 🙂
IN BREVE:
Proprio nella zona artica, mentre i progetti di ricerca internazionale sono stati sospesi, da una parte i paesi nordici – Norvegia, Svezia, Danimarca, Groenlandia, Islanda, Canada, USA – hanno aperto una collaborazione con Canada e Stati Uniti per lanciare “NordForsk” per uno ‘sviluppo sostenibile’ dell’Artico, dall’altra Russia e Cina hanno aumentato la loro cooperazione. Soprattutto, mentre il ghiaccio ha iniziato a sciogliersi, Mosca ha iniziato a costruire avamposti militari, avanzando con la sua flotta di rompighiaccio mentre la Cina, diventata la prima potenza marittima per numero di navi, si avvicina all’Alaska. L’accesso alle risorse naturali e l’istituzione di una rotta commerciale marittima sono fattori che entrano nel calcolo di Pechino: d’altronde la zona dell’Artico conserverebbe (dati 2021) circa il 13% del gas naturale non scoperto della Terra e fino a novanta miliardi di barili di petrolio.
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Russia e Cina attori significativi negli affari artici e nel cyberspazio
Il potere marittimo è l’obiettivo di una nuova battaglia per l’influenza e il ruolo dell’Alleanza nella difesa artica diventa cruciale in un momento in cui le minacce dell’Artico sarebbero in aumento, compreso il suo deterioramento che permette la crescita del traffico di imbarcazioni marittime nel passaggio a nord-ovest.
Secondo quanto evidenziato dal Centre for International and Defence Policy (CIDP) canadese Cina e Russia sono emerse come attori significativi negli affari artici e nel cyberspazio: il loro coinvolgimento sottolinea la complessa interazione tra geopolitica, tecnologia e sicurezza nazionale e osservano con attenzione il comportamento del NORAD e degli alleati della NATO nel Nord.
Se i malware arrivano dalla Russia, che oltre allo spionaggio utilizza disinformazione e campagne di cyber-deflessione per raggiungere obiettivi militari e politici, la Cina è accusata di furti di proprietà intellettuale e spionaggio per aumentare la sua posizione politica. Naturalmente secondo questa narrativa, se un obiettivo o un’area tematica rientrano nell’interesse strategico della Cina, è probabile che un certo livello di cyber spionaggio venga esercitato contro quell’obiettivo. Il vasto e pervasivo apparato di spionaggio informatico della Cina avrebbe secondo i ricercatori una comprovata capacità di condurre operazioni su larga scala. Le tattiche utilizzate in passato però, soprattutto in regioni sottosviluppate come l’Africa, potrebbero non funzionare nell’Artico. Pertanto, la Cina dovrebbe sviluppare un approccio diverso che richieda una migliore comprensione dei leader regionali, di ciò che vogliono e di ciò che sperano di realizzare. Qui arriva Salt Thypoon che sembra stia per entrare nella Hall of Fame dei peggiori attacchi informatici alle telecomunicazioni nella storia dell’America, determinando comprovata capacità “cinese” – se nulla proverà il contrario – di condurre operazioni su larga scala e di migliorare le proprie capacità di raccolta di informazioni, con una sempre maggiore attenzione alle telecomunicazioni, all’intercettazione delle comunicazioni e alla potenziale capacità di interruzione delle infrastrutture di comunicazione critiche tra gli Stati Uniti e la regione asiatica durante future crisi. A riguardo TIDRONE, con probabili legami con gruppi di lingua cinese, ha preso di mira i produttori di droni a Taiwan nell’ambito di una campagna di attacchi informatici iniziata nel 2024.
Tra modalità di attacco e codici completamente nuovi Kaspersky ha scoperto che un’unità USB protetta – sviluppata da un’entità governativa nel sud-est asiatico per archiviare e trasferire in modo sicuro file tra macchine in ambienti sensibili – era compromessa e che un codice dannoso era stato iniettato nel software di gestione degli accessi installato sull’unità USB con lo scopo di rubare file sensibili salvati sulla partizione protetta dell’unità, agendo anche come worm USB e diffondendo l’infezione su unità USB dello stesso tipo.
A tutto ciò aggiungiamo qualche spunto sulla Groenlandia, inclusa nella NATO. Militarmente questo paese, dove si trova la base americana Pituffik Space, è geostrategicamente importante non solo per monitorare il traffico marino russo e per efficientare la capacità radar Nato ma per i minerali che possiede indispensabili per la tecnologia. Secondo le parole del Ministro degli Affari Economici Naaja Nathanielsen la Groenlandia si trova ‘nell’occhio del ciclone’, triangolata da Stati Uniti, Cina (con la quale ogni tipo di collaborazione è aperta) e Unione Europea, che alla ricerca di cooperazioni economiche è interessata “a diversificare l’approvvigionamento delle materie necessarie alla doppia transizione” digitale ed energetica, con 25 delle 34 risorse naturali che ha identificato come materie prime critiche in un momento dove la terra e le terre rare vengono a mancare. Ma questa non è l’unica raffica di vento a cui prestare attenzione.
I BRICS si consolidano sempre di più nel Sud Est Asia, con l’entrata dell’Indonesia, potenza economica in ascesa – secondo Deutsche Bank – con una popolazione giovane e dotata di abbondanti risorse naturali e la più grande economia digitale nel sud-est asiatico, che nel 2025 si prevede supererà il traguardo di 130 miliardi di dollari. Il mondo la osserva, insieme ad India e Arabia Saudita che rappresentano insieme le economie globali più in rapida crescita.
La nostra Europa, unita dal motto ‘Uniti nella diversità” che aveva il compito di illuminare il mondo, sta invece attraversando una crisi fortissima sotto il pendente “Si vis pacem para bellum”. Criticheforti sono arrivate soprattutto gli storici come Emmanuel Todd (La sconfitta dell’Occidente), che sottolinea come questo processo sia per lui irreversibile mentre “l’asse Berlino-Parigi è stato soppiantato da quello Londra-Varsavia-Kiev” guidato da Washington e rafforzato dai Paesi scandinavi e baltici, divenuti ormai dei satelliti diretti della Casa Bianca o del Pentagono” in una politica ‘autodistruttiva e contraria ai suoi interessi’ . Macron aveva avvisato.
Non si possono negare sviluppi macroeconomici preoccupanti con i mercati azionari, sorretti da una performance eccezionale dell’economia statunitense nel 2024, ma le prospettive per il 2025 rimangono incerte. Tuttavia secondo Oxford Economics le tariffe generali fino al 20% proposte dall’amministrazione Trump sulle importazioni dall’UE alla fine non saranno implementate: si prefigura quindi un accordo negoziato, che potrebbe includere maggiori acquisti di GNL americano o maggiori appalti per la difesa. Cosa che riguarda da vicino anche l’italia con il suo impegno del 2% del PIL dedicato alle spese militari, mentre Trump ora parla del 5% che fa insorgere diversi politici di Berlino – con una Bubdeswer che manca di equipaggiamento e personale – ma incontra il favore di Varsavia (ora al 4,12% del PIL), sopratutto incontra il sostegno di Musk al partito AFD tedesco, ipotizzando che la volontà dell’Europa di difendersi dipenda dalla rinascita del nazionalismo e dall’ascesa dei partiti sovranisti di destra. A questo si affianca la faccenda StarLink/Italia: le alternative sono poche: Iris2 porterà in orbita 290 satelliti nel 2031 (che fornirebbero una comunicazione equivalente a mille satelliti di Starlink). Nel frattempo bisogna studiare i modi per raggiungere velocemente gli obiettivi e aderire agli accordi. Nella stssa data anche la Cina lancerà nello spazio 40 mila satelliti LEO per necessità militari e influenza geopolitica. La priorità non sarà solo quella di garantire che i satelliti siano difesi da influenze esterne, ma anche quella di porre attenzione alla futura spazzatura spaziale.
Qui arriviamo all’Ucraina: il team Trump prepara un summit con Vladimir Putin. Un Minsk 4.0 difficilmente si verificherà, prima di tutto perché quello originale è stato dichiarato una trappola per topi e la Russia nel 2024 si è assicurata un vantaggio che fa prefigurare una necessaria ipotesi di una ‘negoziazione’ , respinta dalla stragrande maggioranza dei leader dell’UE, ad eccezione di Ungheria e Slovacchia. Ad oggi non è ancora chiaro se tutto continuerà sotto la guida degli Stati Uniti o verso una coalizione guidata dall’Europa che in ogni caso quando si troverà a un “potenziale tavolo di negoziazione” dovrà avere avere un’idea precisa di cosa si vuole ottenere. Zelenskyy – in un’intervista a SkyNews – ha affermato che la “fase calda” della guerra potrebbe finire se la NATO offrisse garanzie di sicurezza per la parte dell’Ucraina attualmente sotto il controllo di Kiev. Il Capo di Stato Maggiore dell’esercito italiano Carmine Masiello in materia di Cyberattacchi e IA, mentre racconta come l’Esercito si debba preparare alle “guerre del futuro”, evidenzia come l’Ucraina per gli USA rappresenti solo un fattore strategico, il loro obiettivo – come ci racconta anche Madrid 2022 – è sempre stata la Cina.
Passando al Medio Oriente la crisi umanitaria e la tragica situazione in atto a Gaza si fa sempre più forte anche se da distruggere sembra non ci sia più nulla, mettendo in dubbio qualsiasi barriera di sicurezza e un sano bilanciamento del diritto internazionale.
In vista poi c’è l’evoluzione di una crescente cooperazione strategica Russia/Iran – prossimo incontro questo gennaio – che si evolve in una partnership strategica di interessi condivisi nella stabilità regionale, nell’influenzare il Medio Oriente, nel contrasto all’influenza occidentale e alla diminuzione della dipendenza dai mercati occidentali contemporaneamente alla convinzione che l’Asse della Resistenza sia stato indebolito, strategicamente, diplomaticamente e militarmente. La vittoria di Masoud Pezeshkian che apriva ad un dialogo con l’Occidente, soprattutto in materia di sanzioni e JPOA, sembra non avere avuto alcun effetto, ma le alleanze strategiche con Cina e Russia indeboliranno future interferenze. Trump infatti, non è l’unico che ha il potere potere di rimuovere le persone al potere nel suo paese, in Iran il Ministro degli Esteri, il Ministro dell’intelligence e il Vice Presidente sono direttamente scelti dalle negoziazioni del supremo leader.
Il legame con la Russia inoltre – rafforzatosi con la guerra russo-ucraina – non si spezzerà facilmente: anche in vista dell’apertura del corridoio di Zangezur, sostenuta dalla Turchia, rotta preziosa per il suo commercio con l’Azerbaigian, l’Iran resta un punto di forza del progetto eurasiatico. A ciò si aggiunga il ruolo chiave dei cavi sottomarini che attraversano il Mediterraneo e che costituiscono il 16 percento del traffico Internet globale ed infine il ruolo chiave dello Stretto di Sicilia, sia per il commercio globale che anche come punto di innesco per il traffico illecito di persone, armi e droga.
E qui arriviamo infine alla zona ‘Mediterraneo’ cruciale in materia di sicurezza europea e interessata da tensioni geopolitiche, tradotte anche in minacce informatiche e la NATO è attualmente al colloquio con Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Mauritania, Marocco e Tunisia per una comprensione condivisa delle sfide comuni alla sicurezza, parallelamente ad un serie di altri programmi di cooperazione in materia di difesa. A ciò si aggiunga il ruolo chiave dei cavi sottomarini che attraversano il Mediterraneo e che costituiscono il 16 percento del traffico Internet globale ed infine il ruolo chiave dello Stretto di Sicilia, sia per il commercio globale che anche come punto di innesco per il traffico illecito di persone, armi e droga.
L’interferenza del Global Navigation Satellite System (GNSS), ha ad esempio impedito in passato agli avversari di sfidare la posizione russa dominante sulla terraferma siriana e nelle acque costiere di Siria, Libano, Cipro e Mar Mediterraneo, oppure possiamo ricordare significative operazioni di spionaggio, che negli anni hanno preso di mira trasporti e logistica. SideWinder è una delle molte minacce che sta prendendo di mira porti e strutture marittime sia nel Mar Mediterraneo che nell’Oceano Indiano targettizzando Pakistan, Egitto, Sri Lanka, Bangladesh, Myanmar, Nepal e Maldive con l’obiettivo di raccogliere di informazioni. Italmiradar ha segnalato recentemente attività inusuali nel mar Mediterraneo centrale e non è la prima volta, ipotizzando che una nave spia russa possa di nuovo navigare nell’area. “È probabile – afferma – che si tratti della Yantar, partita da Alessandria d’Egitto, il 3 gennaio, o forse la Kildin partita da Tartus il 17 dicembre”.
Se la Siria ospitava l’unica base navale russa nel Mediterraneo a Tartus e se Mosca considerava Damasco un partner chiave in Medio Oriente, il Mediterraneo ha assunto via via ruolo chiave nella sua strategia navale a causa della sua importanza strategica come punto di accesso all’Europa meridionale o al Medio Oriente: la Libia è particolarmente importante da un punto di vista strategico e potrebbe sostituire la base di Tartus. Sono state ipotizzate possibili località tra cui Bengasi, Tobruk o Al Burdi, città nella Libia orientale controllate da Khalifa Haftar, sostenuto dalla Russia ma NavalNews sottolinea che “nessun accordo è stato confermato e non ci sono chiari segnali di nuove costruzioni. E qualsiasi base concordata con Haftar potrebbe incorrere in turbolenze politiche dopo la morte dell’81enne”.
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