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Fake news: studio internazionale rivela che è tutta colpa dell’AI e dell’anonimato online

Stefano Gazzella : 12 Marzo 2025 08:15

Il primo report dell’analisi condotta dal progetto McGuffin che ha coinvolto più di 23 Paesi attraverso una task force di indagine coordinata con università e centri studi specialistici, ha confermato un dato allarmante: con lo sviluppo dei LLM, l’allarme fake news è quanto mai attuale e richiede un intervento normativo per regolamentare l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, l’accesso e la partecipazione ai social network. Uno dei fattori che suscita maggiore preoccupazione è l’anonimato online, che stando agli studi è strettamente correlato con la produzione e diffusione delle fake news.

Stando ai dati forniti, il coefficiente di Bloom – che è il principale parametro internazionale impiegato per analizzare la capacità di valutare la pericolosità di notizie false all’interno dei sistemi dei principali social network – fornisce infatti degli indicatori piuttosto allarmanti:

  • ha un valore medio fra 4 e 8 nei Paesi in cui l’utilizzo di social network e dei LLM è fortemente limitato;
  • ha un valore medio fra 15 e 16 nei Paesi in cui è diffuso l’utilizzo di social network ma non quello dei LLM;
  • ha un valore medio pari a 32 nei Paesi in cui social network e LLM sono diffusi, con picchi di 42 nelle ipotesi in cui è garantito l’anonimato online e non esiste una legislazione riguardante l’Intelligenza Artificiale.

Da un lato, è necessario regolamentare l’Intelligenza Artificiale con la previsione normativa di dover inserire parametri etici correttivi in cui sono valorizzate le notizie vere e vengono sfavorite le fake news. Questo però è un intervento che non si può dire sufficiente, motivo per cui sono stati richiamati gli studi di Smith, premiati con il Nobel per l’Informazione nel 1984, che hanno dimostrato una correlazione fra aumento del coefficiente di Bloom e diminuzione degli autori che optano per pubblicazioni a proprio nome scegliendo uno pseudonimo o l’anonimato.

Proiezione di Smith sulla correlazione fra aumento del coefficiente di Bloom e diminuzione degli autori identificabili nel tempo.

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    Questo dovrebbe indurre una riflessione: con le moderne tecnologie e i social network, quanto è ancora più allarmante la proiezione di Smith qualora venisse aggiornata? Ecco perché bisogna che l’anonimato online, soprattutto nei social network, sia ridotto al minimo indispensabile (ad es. solo per forze dell’ordine, moderatori o fact-checker ufficiali della piattaforma). Si deve prevedere comunque l’accesso con un’autenticazione fornita dallo Stato (ad es. tramite SpID).

    Altrimenti, non sarà mai possibile garantire un ecosistema social sano e sicuro. Soprattutto per i minori, primi soggetti ad essere messi in pericolo dall’anonimato online.

    Ecco dunque che si conferma così l’esigenza di un intervento normativo urgente a riguardo. Non basteranno pene severe non solo per chi diffonde fake news elaborate con l’Intelligenza Artificiali, ma si dovrà sanzionare anche chi si registra con falso nome ad un social network dal momento che questo è il presupposto di ogni attività illecita svolta all’interno della piattaforma.

    Conclusioni: fake news e ruolo del lettore

    Quali conclusioni trarre?

    Che tutto quello che hai letto fino a questo momento è una fake-news!

    E a pensarci bene: rileggendo il titolo, ora assume tutto un altro significato o no?

    Inoltre il ruolo di chi legge la notizia è fondamentale! E deve continuare ad esserlo, perché soltanto la persona che approccia la notizia è l’ineliminabile fact-checker che applica liberamente il proprio pensiero critico, ricerca fonti, interpreta dati e valuta tanto il merito quanto il metodo. E legge per intero un articolo, arrivando fin qui. Dove rivelo il trucco e il gioco.

    Un attento lettore avrebbe potuto facilmente rilevare tutte le incongruenze dell’articolo, nonché la mancanza di fonti riscontrabili. Questa non è stata altro che la dimostrazione pratica di come si può ingegnerizzare una fake news su un argomento particolarmente sentito. Come quello delle fake news, per l’appunto. Con una spolverata di Intelligenza Artificiale che fa tendenza. E l’odio indimostrato verso l’anonimato online, che invece è un presidio di libertà peraltro riconosciuto nel novero dei diritti fondamentali dell’Internet (“Dichiarazione dei diritti in Internet”, art. 10).

    Una fake news dev’essere infatti allettante, stuzzicare bias cognitivi vari, assumere una parvenza di autorevolezza e presentare chissà quali realtà oggettive indimostrate, una semantica attentamente selezionata e così via. Tutti ingredienti ben noti che inducono a dispensare facendo leva sull’emotività e contando sulla diminuita capacità di pensiero critico.

    Il cocktail è così un mescolato di indignazione, senso di pericolo e tutto ciò in cui vogliamo credere per operare soluzioni facili e che guarda caso viene comodamente offerto. Certo, senza rappresentarne il costo, che spesso è la compressione di diritti e libertà fondamentali. Per quanto inebriante sul momento, dà facili illusioni e un pessimo risveglio. Che fa sempre e comunque esperienza, meglio ancora se secondo un approccio di tipo lesson learned.

    Confidando che le citazioni nerd abbiano reso più piacevole l’inganno (anzi: buona caccia di easter egg!), mi congedo con le parole del Bardo:

    Se l’ombre nostre offeso v’hanno
    Pensate, per rimediare al danno,
    che qui vi abbia colto il sonno
    durante la visione del racconto
    e questa vana e sciocca trama
    non sia nulla più di un sogno
    Signori, non ci rimproverate,
    Rimedieremo, se ci perdonate.

    E, come è vero che son sincero,
    Se solo avremo la fortuna di sfuggire ai vostri insulti,
    a fare ammenda riusciremo.
    O chiamatemi bugiardo se vi va!
    Quindi buonanotte a tutti voi
    Regalatemi un applauso, amici miei
    E Puck a tutti i danni rimedierà

    Stefano Gazzella
    Privacy Officer e Data Protection Officer, specializzato in advisoring legale per la compliance dei processi in ambito ICT Law. Formatore e trainer per la data protection e la gestione della sicurezza delle informazioni nelle organizzazioni, pone attenzione alle tematiche relative all’ingegneria sociale. Giornalista pubblicista, fa divulgazione su temi collegati a diritti di quarta generazione, nuove tecnologie e sicurezza delle informazioni.
    Visita il sito web dell'autore

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