Red Hot Cyber
La cybersecurity è condivisione. Riconosci il rischio, combattilo, condividi le tue esperienze ed incentiva gli altri a fare meglio di te.
Cerca

Red Hot Cyber è ora su Commodore 64! Una sorpresa inaspettata creata da Francesco Sblendorio

Massimiliano Brolli : 6 Settembre 2023 08:19

Nel vasto mondo dell’informatica, esistono storie che ci ci riportano indietro nel tempo e che catturano la magia e l’entusiasmo dei primi giorni della rivoluzione digitale. Oggi, siamo onorati di presentarvi un’intervista esclusiva con Francesco Sblendorio, un appassionato della vecchia scuola che ha recentemente scritto una pagina speciale nella storia dell’informatica retro e anche di Red Hot Cyber. Il suo post del 31 agosto 2023 su LinkedIn ha attirato l’attenzione di molti, poiché ha condiviso una incredibile notizia: il porting del sito Red Hot Cyber sulla BBS Retrocampus accessibile da una delle icone più amate della storia dell’informatica, il Commodore 64.

Molti di noi ricordano con affetto il Commodore 64 come una delle prime incursioni nel mondo digitale, un computer che ha catturato l’immaginazione di intere generazioni. Ma portare un sito web moderno su questa iconica macchina richiede una passione e una dedizione straordinarie. Francesco ha realizzato questo miracolo tecnologico portando il sito Red Hot Cyber nella dimensione PETSCII del Commodore 64, riportandoci indietro nel tempo.

Il server BBS Retrocampus è diventato la casa di questa avventura, con la sua porta 6510 che offre un ponte tra il presente e il passato. Con l’aiuto di modem Wi-Fi basati su ESP8266 e software di emulazione terminale come CCGMS, è possibile tornare indietro nel tempo e vivere l’esperienza del Commodore 64 come se fosse il presente e leggere le news di Red Hot Cyber.

Sei un Esperto di Formazione?
Entra anche tu nel Partner program!
Accedi alla sezione riservata ai Creator sulla nostra Academy e scopri i vantaggi riservati ai membri del Partner program.
Per ulteriori informazioni, scrivici ad [email protected] oppure su Whatsapp al 379 163 8765 

Supporta RHC attraverso:


Ti piacciono gli articoli di Red Hot Cyber? Non aspettare oltre, iscriviti alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo.

Ma cosa significa questa realizzazione per la comunità di Red Hot Cyber e per tutti gli amanti dell’IT vintage? La risposta è un misto di gioia, stupore e commozione. La passione di Red Hot Cyber per il Commodore 64 è ben nota, con numerosi articoli che celebrano questa leggendaria console. La sorpresa e la gratitudine di scoprire che il sito è stato portato su questa piattaforma iconica hanno commosso gli animi, facendo scendere una lacrima di emozione.

Questa intervista ci porterà nel cuore di questo porting e ci farà conoscere la storia dietro il progetto e la passione che lo ha alimentato. Sarà un viaggio nell’IT vintage, un omaggio alla nostalgia informatica, e soprattutto, una testimonianza dell’ingegno e della dedizione di Francesco Sblendorio. Così, senza ulteriori indugi, entriamo in questa affascinante conversazione per scoprire di più sulla storia dietro il porting di Red Hot Cyber sul Commodore 64 e sulla magia della nostalgia informatica.

RHC: Francesco, innanzitutto grazie ancora per questa bellissima emozione che ci hai regalato. Vorremmo iniziare questa intervista chiedendoti da dove arriva la tua passione per le BBS. Cosa ti ha inizialmente affascinato di queste Board System e cosa credi che ancora possano offrire nell’era digitale moderna?

Francesco Sblendorio: Potrei definirmi affetto da quella che io chiamo “curiostalgia”, termine da me coniato con cui indico la curiosità per ciò di cui ho sempre sognato da ragazzino, ma a cui non avevo accesso, in questo caso: i terminali seriali che vedevo utilizzare (in TV e sui libri) sui mainframe e le banche dati remote (le BBS) a cui i fortunati possessori di modem potevano accedere. Negli anni ‘80 leggevo di tutto questo su riviste specializzate (in primis Commodore Computer Club) e su libri ed enciclopedie.

La passione per il mondo del retrocomputing proviene di là: più che utilizzare le vecchie macchine solo per i vecchi videogame, mi piace renderle in qualche modo utilizzabili per applicazioni odierne. Nel tempo diversi appassionati hanno costruito svariate periferiche e gadget “moderni” per i vecchi computer come il Commodore 64, e quando ho visto in vendita per pochi euro sia adattatori ethernet (su cartuccia) che “modem” Wifi per C64 (che consistono in un microcontrollore ESP8266 adattato alla user port) ho pensato: “perché non riprodurre proprio il fantastico e sognato mondo delle BBS, sugli stessi computer ma con contenuti moderni?”

Ho chiamato il progetto “petscii-bbs” (disponibile su github: https://github.com/sblendorio/petscii-bbs), che è una libreria/framework scritta in Java che consente di creare e distribuire contenuti adatti a questo tipo di fruizione. Col tempo l’ho evoluto supportando anche le codifiche Ascii, Minitel e Prestel ma il nome del progetto è rimasto lo stesso.

Come “demo” per l’utilizzo di tale libreria ho realizzato la BBS di cui stiamo parlando, la “BBS Retrocampus” in quanto sostenitore dell’associazione Retrocampus (https://www.retrocampus.com) che si occupa della preservazione e divulgazione della storia dell’informatica e del videogioco, legando il nome della BBS a un’associazione culturale piuttosto che al mio nome e cognome.

Con gli anni la BBS nata come demo/esempio di uso della libreria ha acquisito sempre più utenti, l’ho estesa all’utilizzo su terminali diversi dal Commodore 64, come i vecchi terminali Videotel della SIP (versione italiana dei Minitel francesi), macchine come Apple 1 e Apple II, Olivetti M10, VIC 20, compatibili MS DOS e generici terminali ASCII.

Nel tempo infatti ho avuto modo di acquistare e provare questa periferica per i Videotel/Minitel che agisce come un “modem WiFi”: https://www.tindie.com/products/iodeo/minitel-esp32-dev-board/ 

L’esperienza estetica e funzionale è la stessa degli anni 80/90, ma cambia il mezzo: prima si utilizzava la vera e propria linea telefonica, oggi si usa Internet e i cosiddetti “modem WiFi” puntano a indirizzi IP di server connessi. Diverse BBS storiche girano ancora (cito solo come esempio ma ce ne sono tante, 13th Floor BBS, RapidFire BBS), ma il loro traffico viene dirottato su TCP/IP. L’indirizzo IP della Retrocampus BBS è come dicevi bbs.retrocampus.com e le porte sono la 6510 per la modalità Commodore 64 (PETSCII), la porta 23 per tutte le altre piattaforme (viene presentato un menu anche con la porta diretta per ogni scelta possibile).

Noi di BBS Retrocampus, tramite il bellissimo lavoro di Nicola Avanzi, abbiamo fatto però anche il contrario: abbiamo dirottato il traffico TCP/IP su un vero numero telefonico, per cui collegando un vecchio (e soprattutto vero) modem al numero italiano 0522750051 sarete connessi, nei vecchi modi, alla BBS di Retrocampus! Tutto ciò è fatto secondo questo HOWTO, dello stesso Nicola Avanzi: https://github.com/na103/SDAR 

Ci sono una pagina Facebook della BBS e un gruppo Facebook dedicato, dove gli utenti possono scambiare opinioni e chiedere consigli:

Pagina: https://www.facebook.com/retrocampus.bbs

Gruppo: https://www.facebook.com/groups/retrocampus.bbs

Per sostenere il progetto ho creato una pagina Patreon con diversi livelli di abbonamento: https://patreon.com/FrancescoSblendorio

Gli iscritti Patreon hanno accesso a funzionalità riservate, per esempio l’utilizzo di ChatGPT tramite la BBS.

Se non si possiede un vecchio computer, è possibile accedere alla BBS via web in tre modalità:

PETSCII/C64: http://bbs.retrocampus.com

Minitel: https://minitel.retrocampus.com

Prestel (C64 con modem 6499): https://minitel.retrocampus.com/6499 (selezionare F5, F1, comporre un numero qualsiasi e premere invio)

RHC: Il progetto Retrocampus è un’iniziativa affascinante che unisce l’informatica retro al mondo contemporaneo. Sul vostro sito è riportata questa bellissima frase: “In un mondo tecnologico a “dimenticanza rapida” come quello del computer che appare sempre proiettato verso il futuro in termini di miglioramenti continui (vedi legge di Moore) occorre di tanto in tanto sapersi soffermare e guardare indietro per riconoscere e ricordare le pietre miliari del cammino finora percorso”. Come è nata questa bellissima iniziativa? Cosa vuol dire oggi utilizzare ancora le macchine del passato?

Francesco Sblendorio: Utilizzare oggi le macchine del passato significa innanzitutto rendersi conto che nonostante gli incredibili avanzamenti tecnologici condensati in pochi decenni, i concetti alla base del funzionamento dei computer sono rimasti gli stessi, nei vecchi computer sono solo più ”visibili a occhio nudo”. Utilizzare e programmare un vecchio computer è inoltre una sorta di lavoro filologico, si ha la necessità di “lottare” contro limitazioni hardware e scarsità di risorse (memoria e cicli di clock) che rende il compito molto sfidante e, perché no, anche divertente come una specie di puzzle. Si possono inoltre sperimentare sistemi operativi e linguaggi di programmazione non più utilizzati (come Modula-2 su CP/M, in questo mio progetto https://github.com/sblendorio/gorilla-cpm).

Contrariamente a quanto si possa pensare, non è solo “roba da vecchi”: la nostalgia non è assolutamente l’unica leva che agisce in questo mondo. Nell’ambito della musica, ci sono estimatori e collezionisti di vinili originali anche molto giovani, che non possono aver vissuto l’epoca dei 33 giri: allo stesso modo ci sono persone giovani (non molte, ma ci sono) che sono molto curiose su come funzionava l’informatica “prima di Internet” e prima di avere risorse hardware quasi illimitate. Con gli occhi di un ventenne, è sicurmente curioso sapere che fino a pochi anni fa, vedere riprodotto un filmato a colori a tutto schermo su un computer era considerato praticamente un miracolo.

Sulla nascita del progetto Retrocampus riporto le parole di Carlo Santagostino, segretario dell’associazione:

“Il percorso che ha portato alla nascita di RETROCAMPUS parte circa vent’anni fa. All’inizio degli anni 2000 infatti tra gli appassionati di informatica, per la maggior parte anche operatori del settore, si iniziava a capire che il mondo stava cambiando; quella che per molti era stata prima una passione e poi un lavoro si stava espandendo ad ogni livello, dall’economia alla comunicazione, tanto da trasformare la società stessa nelle abitudini e nei comportamenti. Si parlava di una nuova economia, la “new economy” e della “globalizzazione” resa possibile grazie alle nuove tecnologie informatiche e alla rete globale “internet” che annullava le distanze e dei tempi nella comunicazione.

In questo cambiamento globale, chi aveva vissuto l’inizio di questa “rivoluzione digitale” iniziata negli anni ’70 iniziava a sentire la necessità di preservare e raccontare quello che era successo anche se non ne comprendeva ancora a pieno le motivazioni ma solo una forte nostalgia per qualcosa che era cresciuto e passato sin troppo velocemente.

Succede quindi che nel primo decennio del nuovo millennio molte persone iniziavano a condividere una passione comune nel recupero e nella preservazione di queste tecnologie informatiche obsolete e dai più ormai considerate spazzatura, trovandosi a ricordare momenti vissuti ed esperienze di un tempo che non si era ancora capito sarebbe diventato storia. Iniziavano sia in Italia che nel resto del mondo ad apparire dei primi eventi dove questi appassionati si ritrovavano scambiandosi storie, esperienze e mostrando quei rudimentali computer su cui avevano mosso i primi passi.

Nel 2010 alcuni di questi appassionati decidono di unirsi in un gruppo comune per poter organizzare meglio esposizioni e divulgazione, questo porta poi a costituire RETROCAMPUS un’associazione culturale senza scopo di lucro ufficialmente costituita nel 2014. L’associazione condivide gli ideali degli appassionati fondatori, è apolitica, apartitica e costituita da volontari che si dedicano principalmente alla divulgazione e valorizzazione della storia dell’informatica e del videogioco e della raccolta e mantenimento in vita delle invenzioni che ne hanno costituito la storia stessa.

Dalla costituzione l’associazione RETROCAMPUS ha via via raccolto sempre più interesse e sempre più appassionati che si sono uniti facendo rete comune e sia in Italia che nel resto del mondo sono nate associazioni simili tanto da portare nel 2016 a fondare, assieme ad altre associazioni italiane che condividevano gli stessi ideali, l’Associazione Culturale “Vintage Computer Club Italia” e a federarsi nella “Vintage Computer Federation” a livello internazionale.

Centinaia sono ormai le iniziative e gli eventi realizzati all’interno dell’associazione dalla sua fondazione e oggi nel 2023 la visione di questi appassionati è confermata dal crescente interesse verso quel periodo storico che sta diventando oggetto di studio accademico. L’analisi e la divulgazione della storia dell’informatica e del videogioco sta avvenendo ora ma richiederà ancora anni di ricerche e di studio per essere correttamente “codificata” e tutto questo lavoro sarà facilitato proprio grazie al lavoro di preservazione effettuato da associazioni di appassionati come RETROCAMPUS che forniscono e forniranno il materiale su cui documentarsi e poter capire la rivoluzione “digitale” che l’umanità ha affrontato alla fine del millennio appena trascorso.”

RHC: Abbiamo avuto modo di vedere che molti hacker e sviluppatori nel mondo ancora realizzano software, manutengono codice e sviluppano hardware per computer vintage, come il famoso computer Commodore 64. Ma quante sono le persone oggi in italia appassionate ancora delle BBS e che utilizzano ancora questi sistemi? 

Francesco Sblendorio: È molto difficile calcolare il numero di appassionati alle BBS. Di sicuro si tratta di un interesse di nicchia, anzi è una “nicchia nella nicchia”: pertanto non posso sbilanciarmi e sparare numeri a caso. Posso però citare degli aneddoti di incontri inaspettati mentre ero sulla chat della stessa BBS: ho incontrato un’intera classe di studenti di robotica collegati tramite uno di loro, il loro professore stava parlando appunto delle BBS e come esempio li aveva fatti collegare proprio a Retrocampus BBS. Ho passato una piacevole mezzoretta a chiacchierare con loro e con il loro professore.

Sempre tramite la chat ho conosciuto un paio di appassionati di cui sono tutt’ora molto amico, ci siamo anche visti di persona.

Nella BBS c’è una sezione di messaggi privati (simili a delle email), lì gli utenti iscritti sono più di qualche decina, il che è per me un risultato di tutto rispetto.

Uscendo dall’ambito BBS, ci sono diversi hacker e sviluppatori particolarmente brillanti che tutt’oggi sfornano giochi per Commodore 64 di tutto rispetto: uno dei più brillanti è Antonio Savona, autore di capolavori come “A Pig Quest”, “Planet Golf”, “Monstro Giganto”, “L’Abbayes des morts”, oppure ZeroPaige, l’autore della conversione di Super Mario Bros per Commodore 64.

La qualità dei lavori sviluppati oggi è impressionante se paragonata ai titoli degli anni 80 e 90, eppure l’hardware è sempre lo stesso di 40 anni fa: la differenza la fa Internet, con la diffusione delle informazioni, dei trucchi e dei segreti dell’hardware, informazioni allora molto più difficilmente reperibili, e necessariamente in formato cartaceo.

RHC: Parlando di Red Hot Cyber, sappiamo che hai recentemente portato il nostro sito su Retrocampus. Cosa ti ha ispirato a intraprendere questo progetto e quale significato ha avuto per la community di Retrocampus la migrazione di Red Hot Cyber?

Francesco Sblendorio: Sono personalmente molto interessato al tema della sicurezza informatica essendo uno sviluppatore di professione: troppo questo tema viene preso “sotto gamba” con risultati disastrosi in primis per i clienti, e di conseguenza per i fornitori. Sono un assiduo lettore di Red Hot Cyber, seguo anche il canale YouTube, così ho pensato che sarebbe stata un’ottima cosa per i fruitori della BBS avere lì sul rassicurante schermo CRT del proprio Commodore 64 gli articoli pubblicati sul sito.

RHC: Immagino che portare un sito web moderno su un computer vintage su una BBS sia un compito complesso, almeno nella prima parte di implementazione dell’infrastruttura. Puoi condividere con noi alcune delle sfide più significative che avete dovuto affrontare quando avete messo su la soluzione e l’infrastruttura BBS?

Francesco Sblendorio: Di certo portare un generico sito web su un’interfaccia testuale è un compito arduo. Lo fanno con successo i browser testuali come Links (http://links.twibright.com/) e Lynx (https://lynx.invisible-island.net/). C’è anche l’ottimo lavoro FrogFind (http://frogfind.com/) dello youtuber “Action Retro”, che vorrei integrare presto nella mia BBS (qui lo stesso youtuber mostra la BBS che gira su un Apple-1 https://www.youtube.com/watch?v=cUF6qra-0lk&t=873s). FrogFind è un proxy che “ripulisce” a dovere le pagine HTML richieste prima di restituirle.

Integrare però siti basati su WordPress è decisamente più semplice, in quanto, se disponibili sul sito, le API di WordPress consentono di estrarre esattamente sia l’elenco dei post, sia i singoli post, senza altri “fronzoli”. Una volta ottenuto il post, “basta” ripulirlo dai vari tag HTML (formattazione, script, immagini), formattarlo per uno schermo a 40 colonne, applicare il word wrap e codificarlo in PETSCII nel caso del C64.

Guardacaso Red Hot Cyber è basato su WordPress. Lo stesso discorso si applica ai siti basati su Blogger.com, che espone sue proprie API, diverse da quelle di WordPress ma che fanno esattamente la stessa cosa. Ragionamento analogo per i siti che espongono feed RSS.

RHC: Alla luce delle esperienze con Retrocampus, cosa pensi che riservi il futuro delle BBS e dell’informatica retro? Credi che ci sia spazio per un revival di queste tecnologie nell’era digitale moderna oppure, come riporta la vostra frase “in un mondo a dimenticanza rapida”, saranno costrette inevitabilmente a dissolversi nei ricordi del web?

Francesco Sblendorio: Tutto dipende dalla community, e da come affronta il lavoro di divulgazione e dal modo di fare story telling. Ai banchetti delle fiere personalmente cerco sempre di presentare i miei lavori non in chiave nostalgica bensì in termini di applicazioni effettive e in chiave storica. Col passare degli anni molto probabilmente, mentre “noi ragazzi degli anni 80/90” spariremo, l’interesse non potrà più essere del tipo nostalgico, si perderà quindi inevitabilmente quella “fetta” di pubblico, ma come dicevo prima, in ambiti diversi tutt’oggi esistono cultori interessati alla storia di oggetti come grammofoni, dischi in vinile, radio a valvole, telescriventi anni ‘30.

Da questo punto di vista la community di oggi ha la responsabilità di fare divulgazione il più correttamente possibile in modo da passare ai più giovani le giuste informazioni. Troppo spesso si affronta il tema con superficialità, e vengono presentate come realtà storica vere e proprie “leggende metropolitane” (cito come esempio su tutti la storia secondo cui “Atari è fallita per colpa della cartuccia di E.T”, cosa falsa. Se vi interessa l’argomento consiglio la puntata 8×07 del podcast “Archeologia Informatica” intitolato “Gli extra terrestri di Alamogordo”).

Il podcast di Archeologia Informatica, assieme a Retrocampus, cerca di fare tutto questo: vi invito quindi a seguirlo ed ascoltarlo.

RHC: Come sai, noi ci occupiamo di hacking. La sicurezza informatica oggi riveste un problema cruciale per organizzazioni, stati, privati e cittadini. Nella serie televisiva Mr. Robot abbiamo visto utilizzare Commodore 64 e Apple 2 in diverse occasioni, probabilmente perché la limitata complessità del codice dell’epoca e la non stretta dipendenza dalla rete, consentiva la costruzione di sistemi e applicazioni più sicure. Ci potrebbe essere in futuro un riutilizzo di queste piattaforme per logiche puramente di sicurezza?

Francesco Sblendorio: Una delle caratteristiche che ha reso immortale il Commodore 64 è paradossalmente il suo non-aggiornamento: le ROM hanno sempre contenuto la stessa versione del firmware (sistema operativo e interprete BASIC). Tutto ciò è stato possibile proprio per la mancanza di connettività costante con l’esterno come invece accade oggi.

In un ambiente interconnesso, un vecchio computer non fornisce affatto “più sicurezza”, semmai il contrario: le connessioni avvengono in chiaro, non c’è abbastanza potenza computazionale per poter cifrare la comunicazione in modo sicuro. Questo è importante specificarlo: utilizzando le varie BBS non usate mai password “importanti”, non condividete dati critici, agite come se chiunque possa leggere tutto ciò che state scrivendo (anche perché tecnicamente è vero).

Come applicazione simpatica ci vedo l’uso come terminale, connesso però a una intranet privata e limitata, dove gli ospiti in una hall possono cercare e trovare informazioni in un ambiente sci-fi anni ‘70. È una cosa utile? Probabilmente no. È una cosa simpatica? Probabilmente sì 🙂 

RHC: Grazie, Francesco, per aver condiviso con noi questa straordinaria storia del mondo dell’informatica retro e per aver portato una ventata di nostalgia e passione nei cuori degli appassionati di Red Hot Cyber. Lasciamo a te lo spazio qualora vorrai aggiungere qualcosa per i nostri lettori.

Francesco Sblendorio: Grazie a voi per lo spazio che mi avete offerto. Desidero fare alcuni ringraziamenti ad alcune persone che hanno permesso l’evoluzione della BBS Retrocampus fino a oggi: Claudio Parmigiani, che ha progettato e costruito diverse periferiche moderne per C64, Apple-1, Olivetti M10 e altri sistemi (https://p-l4b.github.io/); Nicola Avanzi che ho conosciuto tramite la chat della BBS e che si è unito a questo folle progetto, mettendo a disposizione la sua esperienza da sysop e grazie al quale la BBS è disponible anche tramite la classica linea telefonica al numero 0522750051; Mauro Filia, appassionato di Videotel che mi ha dato numerosi suggerimenti su questa piattaforma nonché un aiuto indispensabile per le grafiche in formato Teletel; Luco Grigio che da vero tester “scassatutto” ha individuato una serie di bug e vulnerabilità, permettendomi di correggerle; Carlo Santagostino, segretario di Retrocampus che è sempre entusiasta dei miei progetti e infine tutti gli amici di Retrocampus con cui condivido ormai da anni esperienze indimenticabili.

Massimiliano Brolli
Responsabile del RED Team e della Cyber Threat Intelligence di una grande azienda di Telecomunicazioni e dei laboratori di sicurezza informatica in ambito 4G/5G. Ha rivestito incarichi manageriali che vanno dal ICT Risk Management all’ingegneria del software alla docenza in master universitari.
Visita il sito web dell'autore