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Prima ancora di WhatsApp, c’erano gli SMS. Facciamo un tuffo nella loro storia.

Laura Primiceri : 5 Dicembre 2021 12:41

Autore: Laura Primiceri
Data Pubblicazione: 25/11/2021
Fonte: https://blog.uniontel.it/2021/11/25/sms-e-mms-tbt/

Dire SMS riporta alla memoria un turbinio di ricordi, eppure non si tratta di una tecnologia “morta”. Tutti i nostri smartphone mandano e ricevono SMS, siamo noi che siamo cambiati e non li utilizziamo quasi più.

Questo servizio sembra ormai appartenere al passato. Il loro uso è stato ripensato, passando da metodo di comunicazione “universale” a canale preferenziale per le notifiche pratiche di tutti i giorni. Sostanzialmente, sono tornati alle loro origini. Ci arriveremo, ora partiamo dalla storia. Quando sono nati gli SMS? A che bisogno rispondevano? Chi li ha inventati?

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Gli SMS (acronimo di short message service) nascono negli anni ’80 in Finlandia. Ovviamente, la paternità dell’idea è di Nokia, super colosso della telefonia degli anni ’90 protagonista di un incredibile boom e di un altrettanto sorprendente declino.

L’ingegnere che per primo pensò a un nuovo modo di comunicare si chiamava Matti Makkonen (scomparso nel 2015), che nel 1984 ipotizzò che sulla rete cellulare che allora si stava affacciando al mondo potessero viaggiare anche parole scritte, oltre che parlate. In quegli anni il mondo mobile era totalmente analogico, ma già stavano iniziando i primi approcci al digitale.


Makkonen nel 2008, premiato da The Economist per il suo ruolo nell’invenzione degli SMS

La storia si sposta poi in Germania, dove Friedhelm Hillebrand (un ingegnere che siedeva nel board che stava lavorando alla progettazione e al lancio dello standard GSM) fissa a 160 il numero dei caratteri che un SMS poteva supportare. Perchè questo particolare numero? Per due motivi. Intendendo gli SMS come un sistema rapido e immediato (non destinato quindi a grandi discorsi o concetti elaborati), Hillebrand notò che tutte le comunicazioni di servizio potevano rimanere all’interno di questo limite di battute, spazi compresi, senza perdere in efficacia.

Per arrivare a questa conclusione si analizzarono i normali messaggi quotidiani che le persone si scambiavano tra loro in ambito lavorativo e privato. Quando le comunicazioni rimanevano su un piano urgente o formale tendevano ad essere brevi e asciutte, per cui il limite venne ritenuto non restrittivo e compatibile con il linguaggio colloquiale. I 160 caratteri erano poi funzionali anche a un’esigenza tecnica.

Gli SMS transitavano su un canale secondario e dovevano quindi restare “leggeri” altrimenti avrebbero intasato la rete. Questo aspetto spiega anche perchè gli SMS sono appannaggio esclusivo delle reti dal GSM in poi: la rete 0/1 G (o TACS-ETACS) non possedeva canali secondari.

Per poter arrivare a un concreto uso degli SMS dobbiamo aspettare gli anni ’90 e l’arrivo ufficiale del GSM. Il primo SMS ricevuto da un cellulare GSM porta la data del 3 dicembre 1992 e fu inviato dall’ingegnere britannico Neil Papworth, usando un computer. Il testo era un semplicissimo “Merry Christmas”. Pochi mesi dopo invece, all’inizio del 1993, uno stagista della Nokia inviò il primo messaggino da cellulare a cellulare.

È proprio alla Nokia che Makkonen voleva attribuire tutto il merito dell’invenzione: oltre ad essere la committenza per la quale lui stesso lavorava, fu anche la produttrice del primo telefonino di massa in grado di ricevere ma anche di inviare SMS in maniera semplice. Le vendite del Nokia 2010 diedero una spinta significativa alla nascita di una nuova abitudine globale.


Il Nokia 2010, uscito sul mercato nel 1994

Abbiamo specificato ricevere e inviare non a caso: i primissimi telefonini compatibili con questa tecnologia potevano solo ricevere gli SMS. Il perchè è presto detto: il sistema era stato concepito come una feature in uso all’operatore di rete per inviare brevi info utili ai clienti, senza implicare risposta. Praticamente, l’uso che siamo tornati a farne oggigiorno.

La storia degli MMS

Gli MMS invece seguono una strada diversa dai loro fratelli maggiori e, se vogliamo, più sfortunata. Nati come un’evoluzione dei messaggi di solo testo, gli MMS permettevano di trasmettere (solo tra terminali compatibili) oltre che parole scritte anche allegati multimediali come foto o file audio. Il nome infatti era l’acronimo di multimedia messaging service.

Per poter mandare e ricevere MMS era necessaria una connessione dati. Per questo divennero popolari contestualmente al lancio della rete GPRS (3G), il primo standard mobile che consentiva ai telefonini di connettersi a internet.Proprio l’aspetto della connessione fu la fortuna e la condanna di questo servizio: il 3G era ancora acerbo e troppo lento per permettere un uso fluido degli MMS.

Oltre a questo, il grosso ostacolo furono i costi: inviare un MMS costava 60 centesimi, contro i circa 10 di un SMS. Nel corso del tempo il prezzo arrivò in alcuni casi a superare l’euro. Anche chi lo riceveva doveva pagare, dal momento che era necessario connettersi a internet per scaricarlo. Non proprio un sistema incentivante, se non si possedeva (come in effetti era per la maggior parte degli utenti) una tariffa con connessioni flat.

Anche i telefonini non erano il top: scattavano foto a risoluzione molto bassa e gli schermi per visualizzarle erano piccoli e con pochi colori. Oltretutto, capitava spesso che apparecchi di marche diverse non riuscissero a visualizzare correttamente gli MMS scambiati e la configurazione necessaria era lunga e complicata.


LG U8100 è stato il primo cellulare UMTS a essere presentato al grande pubblico nel 2003. Con lui inizia l’era degli MMS.

I gestori tentarono di promuovere questo nuovo sistema organizzando delle campagne di comunicazione che puntavano sulla voglia di comunicare in un modo nuovo, smart e moderno. Qui trovate il comunicato stampa del 2002 del lancio di Vodafone Live!. Si trattava di un servizio che attraverso gli MMS permetteva di accedere a una serie di features tra cui un miniportale di incontri con un sistema di chat.

Tutto questo per promuovere l’uso di internet sul telefonino, abitudine che stentava a decollare perchè ancora troppo legato al concetto di entertainment puro e a causa dei costi non proprio invitanti. Gli MMS si trovarono spesso anche al centro di veri e propri “casi”: gli utenti erano molte volte totalmente ignari dei loro costi e poteva succedere di utilizzarli anche senza esserne completamente consapevoli. Questo articolo del 2016 spiega in che situazioni si trovavano molte persone semplicemente sfiorando un tasto.

Problemi che ancora oggi non sono stati risolti: tantissimi articoli in rete definiscono gli MMS una vera e propria truffa, qualcosa che viene mantenuto sui devices solo a beneficio degli operatori che possono approfittare della disattenzione degli utenti per fare cassa.

Il campionato di velocità di scrittura e il T9

Il mondo degli SMS vede anche un primato tutto italiano: è un nostro connazionale il primo recordman di velocità di scrittura su tastiera. Nel 2006 fu infatti organizzato il primo campionato di velocità il cui vincitore fu l’allora 26enne Massimiliano Rossetti di Padova, che in 1 minuto, 23 secondi e 50 centesimi digitò bendato la frase

the razor toothed piranhas of the genera serrasalmus and pygocentrus are the most ferocious freshwater fish in the world. in reality they seldom attack a human (I piranha con i denti a rasoio dei generi Serrasalmus e Pygocentrus sono i più feroci pesci d’acqua dolce del mondo. In realtà attaccano raramente l’uomo)

tratta da un articolo di Focus che era sponsor dell’iniziativa. Alla presenza di un giudice internazionale come da prassi, la performance fu certificata Guinness World Record.

Il campionato ebbe varie edizioni, fino all’avvento del T9. Cos’è il T9?

Innanzitutto il nome è un acronimo di text on 9 [keys] ovvero digitare su 9 tasti. È un software nato all’epoca dei cellulari con i 9 tasti fisici e implementa un dizionario che alla pressione dei tasti prevede la parola che si desidera scrivere in base alle abitudini dell’utente e alle parole più comuni della lingua impostata. Il dizionario è customizzabile aggiungendo nuove parole.

Curiosità: il termine T9 è un nome commerciale, ma è diventato un’antonomasia per indicare il sistema di scrittura predittiva, presente e utilizzato ancora oggi nonostante le tastiere fisiche siano sparite e gli smartphone abbiano tutti la tastiera QWERTY estesa.

In realtà esistevano vari software, alcuni anche sviluppati internamente alle case produttrici tipo Samsung e Motorola, tutti con nomi diversi ma che assolvevano alla stessa funzione. Il T9 è diventato il più noto e diffuso fino a definire lo standard a partire dalla nomenclatura. Il primo cellulare ad avere il T9 (quello originale) a bordo fu il mitico Nokia 3210.

Il boom, il dimenticatoio, la rinascita

Questo nuovo modo di comunicare diventò presto una nuova mania che, come tante, in Italia espresse numeri significativi. Tra la fine degli anni ’90 e gli inizi dei Duemila le costose telefonate vengono soppiantate dai messaggini che inventano un nuovo codice comunicativo. La necessità di far stare quanti più concetti possibili all’interno di 160 caratteri costringe a fare di necessità virtù, con abbreviazioni fantasiose, messaggi scritti tutti attaccati, emoticon e tutto quello che poteva essere utile a condensare, riassumere, stringere. La grammatica e la sintassi sacrificate sull’altare della modernità.

Gli SMS sono uno tsunami che travolge tutti, utenti e operatori: nati come mero servizio di utilità diventano un media, un modo di pensare. Attenzione, non erano gratis come ora! Le tariffe flat arrivano “appena” intorno al 2010, prima tutto veniva puntualmente tariffato. Gli operatori scoprono di avere per le mani una gallina dalle uova d’oro: a fronte di una spesa di gestione irrisoria, i guadagni sono enormi. Se diciamo “100 SMS gratis al giorno per un mese, attivabile dal 1 dicembre”, a voi cosa viene in mente?


…esatto, proprio lei

La Christmas Card si attendeva in maniera spasmodica: il numero di messaggi scambiati diventava esponenziale e gli incassi crescevano a dismisura. La bolla dura circa un decennio e poi scoppia, dissolta dall’arrivo degli smartphone, dei piani tariffari con i giga flat e soprattutto delle app di messaggistica istantanea (Whatsapp e Telegram su tutti) . L’infografica di Mediaworld illustra bene quello che succede:

Il declino è lento ma inesorabile: si va dai quasi 100 milioni di messaggi scambiati nel 2012 agli appena 7,7 del 2019. Gli sms come mezzo di comunicazione non esistono praticamente più.

Ultimamente però assistiamo a una loro piccola rinascita. In quanto mezzo “universale” (funziona anche in assenza di connessione internet e su praticamente tutti i telefoni usciti sul mercato da 25 anni a questa parte) l’SMS è ritornato alle sue origini, ovvero alla sua funzione informativa e di notifica.

Adesso gli SMS servono ai circuiti di credito per notificare le operazioni bancarie e di pagamento, agli esercizi commerciali per confermare appuntamenti e inviare promemoria e sono un efficace strumento di marketing per informare su promozioni e sconti. Inoltre, giocano un ruolo importantissimo per le autenticazioni a due fattori, usati per confermare l’identità in fase di registrazione o reset password.

Per quanto i volumi siano lontanissimi da quelli del passato, gli SMS stanno resistendo in questa nicchia di mercato. I numeri sono interessanti: gli esperti e gli operatori stimano che nei prossimi 3 anni verranno scambiati il 35% di SMS in più (fonte Corcom).

Laura Primiceri
Giornalista pubblicista, social media manager, storyteller e content creator. Tra i grandi amori la scrittura, la comunicazione e i suoi media, la tv e la pubblicità. Esperta di cultura pop anni ‘90.