Redazione RHC : 17 Agosto 2021 10:55
Marc Raibert, classe 1949, è il fondatore, ex CEO e ora presidente della Boston Dynamics, una società di robotica nota per aver creato BigDog, Atlas, Spot e Handle. Prima di fondare Boston Dynamics, Raibert è stato professore di Ingegneria Elettrica e Informatica al MIT e professore associato di Informatica e Robotica alla Carnegie Mellon University.
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Realizzare macchine che possono stare in piedi da sole e muoversi nel mondo con la facilità di un animale o di un essere umano, è stata l’ossessione per Marc Raiberts per 40 anni.
“Alcune persone mi guardano e dicono: Oh, Raibert, sei stato bloccato su questo problema per 40 anni. Gli animali sono straordinariamente bravi in quello che fanno. Sai, siamo così agili. Siamo così versatili. Davvero non abbiamo ancora raggiunto ciò che gli umani possono fare. Ma penso… penso che possiamo farlo presto.”
I robot della Boston Dynamics, li abbiamo visti fare di tutti nel corso degli anni, ballare tutti insieme la canzone “do you love me?”, oppure essere aggrediti, dai loro stessi costruttori per valutarne il loro equilibrio, e a volte prenderli in giro (se si può dire questo riferito ad un robot). Ma la Boston Dynamics, acquisita di recente dalla Hyundai, è un’azienda altamente tecnologica frutto dell’immaginazione e della visione di Marc Raibert che l’ha portata ad essere una tra le prime aziende di robotica al mondo.
Dall’esterno, il quartier generale della Boston Dynamics sembra abbastanza normale. Dentro, però, è tutt’altro.
Boston Dynamics headquarters
Ci sono robot nei corridoi, negli uffici. Trottano, ballano e volteggiano e i circa 200 addetti umani, che li costruiscono e spesso li rompono, sono tutti assorti nel loro lavoro e nella loro passione e battono ciglio a malapena.
Il robot Atlas, ha un giroscopio e tre computer di bordo e su questo gli stessi suoi artefici si prendono gioco di lui. Abbiamo visto video di come questo robot è stato spinto, fatto cadere, per far comprendere cosa la robotica può fare oggi e cosa ci potrà riservare per il futuro.
Alcuni dei primi aggeggi che costruirono nei primi anni ’80 rimbalzavano su quelli che sembravano bastoncini di pogo. Sono apparsi in un documentario quando Raibert era un professore e pioniere della robotica e informatica alla Carnegie Mellon. Ha fondato la Boston Dynamics nel 1992 e con il CEO Robert Playter, ha lavorato per decenni per perfezionare il modo in cui i suoi robot riescono a muoversi.
Realizzarono poi Big Dog, un mulo da soma per i militari, che poteva trasportare 400 libbre sulla schiena. Sperimentarono la velocità, ottenendo un robot simile a un ghepardo per correre a quasi a 30 miglia all’ora.
Nessuno di questi è uscito dalla fase di prototipo. Ma hanno portato al “cane” Spot. Boston Dynamics l’ha fatto senza sapere esattamente come sarebbe stato usato.
Spot è un robot omnidirezionale, questo gli consente di andare avanti e indietro su qualsiasi terreno.
È un robot davvero intelligente riguardo alla propria locomozione. Si occupa di tutti i dettagli su come posizionare i piedi, quale andatura usare, come gestire il suo corpo in modo da utilizzare al meglio la sua locomozione.
Spot può staccarsi dalla sua stazione di ricarica e fare una passeggiata da solo, purché sia preprogrammato con il percorso. Utilizza cinque telecamere 3D per mappare l’ambiente circostante ed evitare gli ostacoli.
Spot è sul mercato. Nel mondo ne sono usciti circa 500 e vengono venduti per circa 75.000 dollari ciascuno, gli accessori costano di più. Alcuni spot lavorano presso aziende di servizi pubblici che utilizzano telecamere montate per controllare le apparecchiature. Altri monitorano i cantieri e diversi dipartimenti di polizia li hanno provati per assistere nelle lpro indagini, ma li abbiamo visti monitorare gli abitanti pubblici nel periodo iniziale della pandemia da coronavirus a Singapore.
Per chi è preoccupato dei robot, Raibert ha detto:
“La storia del robot canaglia è una storia potente. Ed è stata raccontata per 100 anni, ma è finzione. I robot non hanno una agenzia. Non prendono una decisione su quali siano i loro compiti. Operano entro un limite ristretto della loro programmazione.”
Ed inoltre ha aggiunto:
“Penso che le persone attribuiscano ai nostri robot molto più di quanto dovrebbero. Perché non hanno mai visto macchine muoversi così prima d’ora. E così vogliono proiettare la loro intelligenza ed emozione su queste macchine, in modi che sono finzione. In altre parole, questi robot hanno ancora molta strada da fare.”