Red Hot Cyber
La cybersecurity è condivisione. Riconosci il rischio, combattilo, condividi le tue esperienze ed incentiva gli altri a fare meglio di te.
Cerca
Red Hot Cyber Academy

OT e Zero Trust: un nuovo mindset per proteggersi efficacemente

Redazione RHC : 29 Maggio 2024 06:34

A cura di Antonio Madoglio, SE Director Italy di Fortinet

Nelle organizzazioni che hanno implementato le reti OT in ambienti quali fabbriche e infrastrutture critiche si sta verificando un importante cambiamento. Gli ambienti OT e IT sono infatti sempre più connessi tra loro per soddisfare le esigenze di business, supportare le iniziative digitali e proteggere i lavoratori remoti.

Sebbene queste connessioni possano migliorare la produzione attraverso la condivisione dei dati e l’accesso a nuovi strumenti basati sul cloud, questa convergenza tra IT e OT consente ai malintenzionati di accedere più facilmente ad ambienti OT precedentemente air-gapped, esponendoli così alle vulnerabilità e aumentando i rischi per la sicurezza e la produzione.

Iscriviti GRATIS ai WorkShop Hands-On della RHC Conference 2025 (Giovedì 8 maggio 2025)

Il giorno giovedì 8 maggio 2025 presso il teatro Italia di Roma (a due passi dalla stazione termini e dalla metro B di Piazza Bologna), si terranno i workshop "hands-on", creati per far avvicinare i ragazzi (o persone di qualsiasi età) alla sicurezza informatica e alla tecnologia. Questo anno i workshop saranno:

  • Creare Un Sistema Ai Di Visual Object Tracking (Hands on)
  • Social Engineering 2.0: Alla Scoperta Delle Minacce DeepFake
  • Doxing Con Langflow: Stiamo Costruendo La Fine Della Privacy?
  • Come Hackerare Un Sito WordPress (Hands on)
  • Il Cyberbullismo Tra Virtuale E Reale
  • Come Entrare Nel Dark Web In Sicurezza (Hands on)

  • Potete iscrivervi gratuitamente all'evento, che è stato creato per poter ispirare i ragazzi verso la sicurezza informatica e la tecnologia.
    Per ulteriori informazioni, scrivi a [email protected] oppure su Whatsapp al 379 163 8765


    Supporta RHC attraverso:


    Ti piacciono gli articoli di Red Hot Cyber? Non aspettare oltre, iscriviti alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo.

    Con il passaggio al cloud, la sicurezza tradizionale basata sul perimetro è diventata problematica, per questo motivo un numero sempre maggiore di organizzazioni sta passando da un modello di sicurezza a fiducia implicita a un modello Zero Trust. Tuttavia, molte realtà OT faticano a implementare questo tipo di sicurezza senza soluzione di continuità all’interno delle loro infrastrutture critiche, perché questi ambienti comportano diverse sfide uniche nel loro genere, a partire dal fatto che spesso includono tecnologia legacy implementata molto prima che la cybersecurity fosse presa in considerazione. Alcune apparecchiature sono state infatti progettate per funzionare per anni e possono avere anche 20-30 anni.

    Va inoltre presa in considerazione l’evidenza secondo cui mentre i budget IT sono ottimizzati per dare priorità alla user experience e all’accesso degli utenti, i budget OT si concentrano sull’affidabilità e sull’uptime. In aggiunta, la mancanza di standardizzazione porta alla complessità dell’OT e all’adozione di un’ampia gamma di tecnologie, spesso operanti in condizioni non ideali e con una superficie di attacco estesa.

    Non da ultimo, ogni donwtime può causare la perdita di produzione o l’interruzione dell’operatività di infrastrutture critiche che possono comportare gravi rischi per la salute e la sicurezza dei cittadini.

    Nonostante le sfide illustrate, l’interesse per il passaggio allo Zero Trust resta perché gli attacchi sono in aumento. Il 2023 Fortinet State of Operational Technology and Cybersecurity Report di Fortinet ha, ad esempio, rilevato come tre quarti delle organizzazioni OT abbiano segnalato almeno un’intrusione nell’ultimo anno e quasi un terzo degli intervistati ha dichiarato di essere stato vittima di un attacco ransomware.

    A livello concettuale, si può affermare che lo Zero Trust sposti il mindset della sicurezza da un modello di fiducia implicita a uno stato di violazione presunta, in cui nulla viene identificato come attendibile senza essere prima verificato. In termini più pratici, esso si riferisce a un modello in cui agli utenti e ai dispositivi non viene più concesso automaticamente l’accesso in base alla loro posizione; al contrario, si concentra sulla valutazione della fiducia in base alle singole transazioni.

    I gradi di accesso alla rete possono essere concessi agli utenti e ai dispositivi verificati in base ai fattori contestuali a corredo della richiesta, e vengono di frequente effettuate una riverifica o rivalutazione delle autorizzazioni.

    Per implementare efficacemente lo Zero Trust negli ambienti OT, i CISO, così come i responsabili degli impianti potrebbero dover considerare il modo in cui i sistemi di automazione e controllo industriale operano al loro interno, così come tutti gli aspetti legati alla sicurezza. Ad esempio, in alcuni casi, il linguaggio della garanzia dei fornitori di automazione può restringere o limitare ciò che può accadere sulla rete.

    È inoltre importante verificare che la tecnologia Zero Trust sia compatibile con quella legacy degli ambienti OT. In molti casi, infatti, alcuni componenti OT, come i controller a logica programmabile (PLC) o le interfacce uomo-macchina (HMI), non supportano le tecnologie o i protocolli necessari per integrarsi completamente con un’implementazione Zero Trust. Per alcuni dispositivi e sistemi OT, essa potrebbe quindi non essere pratica.

    Man mano che la convergenza tra IT e OT accelera, chi si occupa di prendere decisioni in materia di sicurezza dovrebbe considerare l’evoluzione a un modello Zero Trust per mantenere gli ambienti OT al sicuro da interruzioni dovute a eventi interni o esterni all’organizzazione. Ad alto livello, il passaggio dell’OT allo Zero Trust si articola in tre principali categorie, che comprendono persone, processi e tecnologie.

    Per quanto riguarda il fattore umano, è importante sensibilizzare gli utenti sui rischi dell’avvicinamento tra due ambienti differenti e formarli su come le soluzioni Zero Trust possano contribuire a proteggere l’organizzazione dalle minacce opportunistiche. Se si pensa ai processi, risulta invece evidente la necessità di avere un controllo completo e continuo su chi e cosa si trova sulla rete, compresi i fornitori di automazione e i service provider. Non da ultimo – per quanto riguarda le tecnologie – vanno valutate le soluzioni Zero Trust che possono avere un impatto anche sull’intera supply chain. Per questo motivo è indispensabile identificare un fornitore di sicurezza Zero Trust che abbia forti partnership nell’ecosistema tecnologico.

    Redazione
    La redazione di Red Hot Cyber è composta da un insieme di persone fisiche e fonti anonime che collaborano attivamente fornendo informazioni in anteprima e news sulla sicurezza informatica e sull'informatica in generale.

    Lista degli articoli

    Articoli in evidenza

    HackerHood di RHC Rivela due nuovi 0day sui prodotti Zyxel

    Il collettivo di ricerca in sicurezza informatica HackerHood, parte dell’universo della community di Red Hot Cyber, ha recentemente scoperto due nuove vulnerabilità ...

    A lezione di IA a 6 anni: la Cina prepara i suoi bambini alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale

    La Cina introdurrà corsi di intelligenza artificiale per gli studenti delle scuole primarie e secondarie questo autunno. L’iniziativa prevede che i bambini a partire dai sei anni imparino ...

    Attacco Hacker a 4chan! Dove è nato Anonymous, probabilmente chiuderà per sempre

    L’imageboard di 4chan è praticamente inattivo da lunedì sera (14 aprile), apparentemente a causa di un attacco hacker. I membri dell’imageboard Soyjak party (noto anche semplic...

    Zero-day su iPhone, Mac e iPad: Apple corre ai ripari con patch d’emergenza

    Apple ha rilasciato patch di emergenza per correggere due vulnerabilità zero-day. Secondo l’azienda, questi problemi sono stati sfruttati in attacchi mirati ed “estremamen...

    CVE e MITRE salvato dagli USA. L’Europa spettatrice inerme della propria Sicurezza Nazionale

    Quanto accaduto in questi giorni deve rappresentare un campanello d’allarme per l’Europa.Mentre il programma CVE — pilastro della sicurezza informatica globale — rischiava ...