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OpenSSH: Una RCE eseguita come Root mette a rischio 14 milioni di istanze su Linux

OpenSSH: Una RCE eseguita come Root mette a rischio 14 milioni di istanze su Linux

Autore: Sandro Sana
1 Luglio 2024 16:47

Una recente vulnerabilità critica in OpenSSH, identificata come CVE-2024-6387, potrebbe permettere l’esecuzione di codice remoto non autenticato con privilegi root su sistemi Linux basati su glibc. Questa falla risiede nel componente server di OpenSSH (sshd) ed è dovuta a una race condition nel gestore dei segnali. La vulnerabilità è stata introdotta nuovamente in ottobre 2020 nella versione 8.5p1 di OpenSSH, risolvendo in parte un problema risalente a 18 anni fa (CVE-2006-5051).

Dettagli della Vulnerabilità

La vulnerabilità riguarda le versioni di OpenSSH tra 8.5p1 e 9.7p1. Essa consente agli attaccanti di eseguire codice arbitrario con privilegi elevati, compromettendo completamente il sistema. Questo problema è particolarmente rilevante in quanto ci sono circa 14 milioni di istanze di server OpenSSH potenzialmente vulnerabili esposte su internet.

Approfondimento sulla CVE-2024-6387

La vulnerabilità CVE-2024-6387 è una race condition nel gestore dei segnali di OpenSSH, presente nelle versioni 8.5p1-9.7p1. Una race condition si verifica quando l’esecuzione concorrente di processi o thread porta a risultati inattesi, in questo caso permettendo agli attaccanti di eseguire codice arbitrario con privilegi root senza autenticazione. Il problema è stato introdotto nel 2020 e ha riaperto una vecchia falla del 2006 (CVE-2006-5051).

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La race condition sfrutta il modo in cui OpenSSH gestisce i segnali di processo, permettendo agli attaccanti di manipolare l’esecuzione del codice. Gli sviluppatori di OpenSSH hanno lavorato su patch per risolvere questo problema, rilasciando aggiornamenti critici. Gli amministratori di sistema devono applicare questi aggiornamenti immediatamente per proteggere i loro sistemi.

Metodi di Exploit Conosciuti

Gli attaccanti possono sfruttare la CVE-2024-6387 utilizzando specifici payload o exploit che manipolano la race condition nei segnali di processo. Tali metodi possono includere:

  1. Payload di Escalation dei Privilegi: Un attaccante potrebbe inviare segnali manipolati in modo tale da eseguire un codice con privilegi root.
  2. Script Automizzati: Gli exploit possono essere inclusi in script automizzati che eseguono comandi malevoli appena la race condition viene innescata.
  3. Strumenti di Penetration Testing: Tool come Metasploit potrebbero incorporare moduli specifici per sfruttare questa vulnerabilità, facilitando gli attacchi da parte di hacker meno esperti.

Implicazioni di Sicurezza

Questa vulnerabilità è particolarmente preoccupante a causa dell’ampia diffusione di OpenSSH e della gravità dell’impatto, che potrebbe portare alla completa compromissione dei sistemi affetti. I server esposti a internet sono particolarmente a rischio, e la comunità della sicurezza è chiamata a monitorare attentamente eventuali exploit in circolazione.

Dati da Shodan

Secondo una ricerca condotta utilizzando il portale Shodan, ci sono attualmente 6.689 host su internet con la porta 22 esposta e la versione vulnerabile di OpenSSH_9.7p1. La distribuzione di questi host è la seguente:

  • Stati Uniti: 1.625
  • Germania: 1.097
  • Francia: 441
  • Russia: 440
  • Paesi Bassi: 311
  • Cina: 241
  • Regno Unito: 235
  • Finlandia: 165
  • Hong Kong: 137
  • Giappone: 136
  • Canada: 135
  • Svezia: 126
  • Singapore: 112
  • Australia: 107
  • Brasile: 100
  • Svizzera: 98
  • Ungheria: 98
  • Polonia: 95
  • Italia: 85
  • India: 75
  • Spagna: 66
  • Romania: 65

Possibili Risvolti

Le implicazioni di sicurezza per i sistemi con la porta SSH aperta ed esposta al mondo sono significative:

  • Compromissione del Sistema: Gli attaccanti possono ottenere l’accesso root, permettendo loro di eseguire qualsiasi comando, installare malware o persino cancellare dati.
  • Botnet e Attacchi DDoS: I sistemi compromessi possono essere utilizzati per costruire botnet e lanciare attacchi distribuiti di negazione del servizio (DDoS).
  • Furto di Dati: Gli attaccanti possono accedere e rubare dati sensibili, compresi credenziali, informazioni finanziarie e dati personali.
  • Minaccia Persistente: Una volta compromesso, un sistema può essere utilizzato come punto di accesso persistente per ulteriori attacchi, sia all’interno della rete che verso altre reti.

Raccomandazioni per la Protezione

  1. Aggiornamenti Software: Assicurarsi di eseguire l’aggiornamento all’ultima versione di OpenSSH disponibile.
  2. Restrizioni di Accesso: Implementare regole firewall per limitare l’accesso non autorizzato ai server.
  3. Monitoraggio Continuo: Utilizzare sistemi di rilevamento delle intrusioni (IDS) per monitorare attività sospette.
  4. Controlli di Sicurezza: Effettuare regolari controlli di sicurezza e test di penetrazione per identificare e mitigare eventuali vulnerabilità.

La scoperta di questa vulnerabilità sottolinea l’importanza cruciale della sicurezza nel software open source e la necessità di una costante vigilanza e manutenzione. Incidenti come questo dimostrano come le vulnerabilità vecchie possono ripresentarsi, richiedendo un’attenzione continua da parte degli sviluppatori e degli amministratori di sistema.

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Sandro Sana

Membro del gruppo di Red Hot Cyber Dark Lab e direttore del Red Hot Cyber PodCast. Si occupa d'Information Technology dal 1990 e di Cybersecurity dal 2014 (CEH - CIH - CISSP - CSIRT Manager - CTI Expert), relatore a SMAU 2017 e SMAU 2018, docente SMAU Academy & ITS, membro ISACA. Fa parte del Comitato Scientifico del Competence Center nazionale Cyber 4.0, dove contribuisce all’indirizzo strategico delle attività di ricerca, formazione e innovazione nella cybersecurity.

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