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Neuralink, la nostra mente sarà al sicuro?

Fernando Curzi : 21 Gennaio 2022 21:57

Autore: Fernando Curzi
Data Pubblicazione: 21/01/2022

Neuralink è un dispositivo nato dal genio visionario di Elon Musk unitamente ad un team di esperti in campo scientifico, sanitario, psicologico e informatico, eredita il nome anche la stessa società di neuro tecnologia avanzate che si fa carico di tutte le attività del progetto. Neuralink sta lavorando ad una interfaccia neurale che possa far connettere il cervello umano con un elaboratore.

L’idea di base dovrebbe permettere alle persone affette da patologie neurali come la depressione, Alzheimer, epilessia e altri traumi collegati al sistema nervoso, di effettuare degli upload e download proprio come avviene per i software ma in questo caso si tratterebbe di scambio di dati tra neuroni contenuti in specifiche aeree celebrali e l’interfaccia elettronica di Neuralink.

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Questa ambiziosa scommessa mira ad aprire una frontiera di scenari futuristici e innovativi in diversi settori tra i quali quello sanitario. L’anno 2020 è stato l’anno designato dalla società per presentare al mondo il progetto e iniziare la sperimentazione sull’essere umano, ed entrare nel mercato già per il 2022 si spera. La trasmissione dei dati tra cervello e periferica artificiale si basa su un sistema di trasduzione del sistema nervoso centrale umano di cui fa parte il cervello e il midollo spinale ove sono contenuti i neuroni che scambiano continuamente segnali chimici ed elettrici. Da tempo i ricercatori si sono adoperati nel cercare soluzioni tecniche che possano essere utilizzate per intercettare i segnali danneggiati e ripristinarli soprattutto nelle persone paralizzate che a causa di gravi incidenti o malattie sono rimaste inabilitate nelle funzioni primarie.

Riuscire a creare innesti efficienti e sicuri si è rilevato un ostacolo difficile da superare. Elon Musk ha spiegato che Neuralink ha ottenuto risultati promettenti, lavorando a un tipo di innesto “flessibile” e miniaturizzato, che riduce la percentuale di danni al cervello ai minimi termini. Gli innesti sono costituiti da un alto numero di sensori e cavi che consentono di trasmettere una maggiore quantità di informazioni rispetto a quelli tradizionali. I ricercatori stanno perfezionando un sistema che si compone di tremila elettrodi distribuiti in un complesso di 96 innesti.

Ognuno di questi ha dimensioni comprese tra 4 e 6 micrometri (più sottili di un capello umano). Le dimensioni alquanto ridotte hanno richiesto necessariamente la costruzione di una strumentazione ad-hoc per impiantare l’inserimento di 6 innesti al minuto. Il robot chirurgico è programmato per evitare i vasi sanguigni, riducendo il rischio di causare infiammazioni dell’innesto.


Figura 13: neuralink – robot chirurgico

Figura 14:neuralink – processo di iniezione dei filamenti

Gli innesti inviano i segnali ad un microchip che li smista nei vari canali, gli amplifica ed elimina quelli superflui.

Attualmente il microchip trasmette i dati che raccoglie tramite una normale connessione USB-C, ma il progetto a regime, spiega il suo fondatore, utilizzerà tecnologia senza fili ovvero lo standard Bluetooth Low Energy.


Figura 15:neuralink – prototipo sensore usb-c

Figura 16:neuralink – tracciamento di trasduzione dai canali dell’interfaccia dalla rete neurale

Figura 18:neuralink – auricolare ble per connessione smartphone

Figura 17: neuralink – sensore n1 BLE

Oltre il suo scopo sanitario l’obiettivo di Neuralink avrà ambito anche in quello tecnologico, più precisamente sul controllo di dispositivi elettronici con il pensiero e downgrade di informazioni neurali su memoria artificiale.

Un sensore chiamato “N1”, impiantato nelle aree celebrali interessate dovrebbe raccogliere i segnali dal cervello per poi ritrasmetterli ad un dispositivo esterno simile ad un apparecchio acustico, che a sua volta comunicherà tramite Bluetooth con l’applicazione mobile installata sullo smartphone dell’utente, l’applicazione utilizzando nuovamente lo standard Bluetooth sarà in grado di interagire con il sistema di periferiche circostanti.


Figura 19: neuralink – kit e ambiente di produzione comandi

A pieno regime i sensori N1 installati dovrebbero essere quattro: tre per occuparsi della parte motoria e uno per la parte sensoriale. Il “Mind Upload” come è stato battezzato potrebbe nascondere qualcosa di più sinistro, il progetto oltre ad essere una cura contro patologie celebrali, mira in un futuro prossimo a combattere l’avanzata della tecnologia dotata di IA (intelligenza artificiale) che secondo Musk potrebbe essere una grave minaccia per l’esistenza umana. Attraverso il controllo uomo-macchina si dovrebbe riuscire a controllare in parte la scalata dei sistemi intelligenti, predominando in un certo senso sulla loro natura artificiale.

Possibili scenari d’attacco a Neuralink

Tempo fa fu pubblicato un articolo, risalente al 4 Agosto 2020 ore 17:08 dell’autore Harry Petit sulla pagina di The Sun, di seguito il testo originale:

“Brave users of Elon Musk’s

BRAIN DRAIN

Neuralink’ brain implants could be HACKED by crooks in future, cyber-experts suggest

PIONEERING cyber geeks who receive brain implants to boost their intelligence could have their minds hacked by cyber crooks.

That’s the shock claim made by cyber experts, who warn the sci-fi noggin modifications are a major security risk. Several firms worldwide are working towards the creation of interfaces that link a computer to your brain to grant you super-intelligence.

California-based Neuralink, for instance, is bankrolled by billionaire Elon Musk and aims to have a workable prototype ready by May 2021.

Neuralink implants will be able to stream music directly into your brain and release hormones like serotonin on command, according to Musk. Speaking to Zdnet, experts warned that brain-computer interfaces (BCIs) could be hijacked in order to “erase or disrupt” your skills or memories. BCIs have the potential to change the brain of the user,” Javier Mínguez, cofounder of neurotechnology company Bitbrain, said. “To preserve the physical and mental integrity of the user, BCI systems need to ensure that no unauthorized person can modify their functioning.”

The first computer-brain interfaces are making their way to market, offering users the ability to control an app with their mind or keep a close eye on their stress levels. The technology also has military applications, allowing soldiers to command or communicate with swarms of drones using their thoughts. However, the technology clearly poses serious security concerns. Hacking into someone’s thoughts or memories could become a new form of cyber attack used to spy on people or even gain an advantage on battlefields of the future.

Breaking into someone’s brain threatens not only the makeup of their memories, but also the physical wellbeing of their grey matter. “It’s not only at the information level, it could also be the physical damage as well,” Dr Sasitharan Balasubramaniam, an expert at the Waterford Institute of Technology, told ZDnet. Would [attacks] come in the form of just new information put into the brain?” he added.

“Or would it even go down to the level of damaging neurons that then leads to a rewiring process within the brain that then disrupts your thinking?”

To make BCIs safe, engineers will have to incorporate security technologies used by computers and smartphones today. That could mean anything from encrypting data to antivirus protection software to keep out prying cyber criminals.”.

https://thesun.com.uk/tech/12310746/elon-musk-neuralink-brain-implants-hacked/

Conclusioni

I sistemi Bluetooth soffrono principalmente di vulnerabilità intrinseche all’interno dei protocolli di gestione delle chiavi e difetti di progettazione ereditati dalle vecchie versioni, a queste debolezze si aggiungono quelle derivanti principalmente dalla progettazione da parte delle case produttrici di dispositivi che non seguono mai uno standard comune sulle misure di sicurezza.

Nonostante ciò, il Bluetooth continua a essere dichiarato un sistema sicuro rispetto alle reti wireless, analisti ed esperti in embedded system hanno costantemente lavorato sulla sicurezza di questa tecnologia, determinando un indice di criticità medio-alto. I dispositivi domestici in particolare quelli sanitari scambiano ogni giorno informazioni sensibili, un malintenzionato potrebbe intercettare questi dati e alterarli a piacimento o utilizzarli per altre tipologie d’attacco come nel caso del phishing.

Si pensi ai dati scambiati tra bracciali cardiofitness con l’applicazione mobile, una vittima potrebbe essere indotta a cliccare su un link all’interno di una mail, nel messaggio potrebbe essere invitata a sottoporsi urgenti controlli sanitari, riportando tra le motivazioni i dati intercettati nei dispositivi di cardiofitness come: pulsazioni, ossigeno nel sangue, dati del sonno ecc. Altri settori come il militare e la sicurezza domestica con i relativi dispositivi anti intrusione tra i quali: lucchetti, allarmi e cassaforte.

Altre tipologie di dispositivi impiegati nelle apparecchiature in dotazione alle forze armate potrebbero far comprendere il reale rischio derivante da un’eventuale azione d’intercettazione. Neuralink è sicuramente un progetto ambizioso e apre molti scenari sorprendenti in varie discipline come la religione, psicologia e l’informatica, è doveroso comprendere quali siano i rischi e in quali tipologie di violazioni ci si potrebbe imbattere adottando un protocollo per il trasferimento di dati affetto da vizi implementativi e spesso trascurato in termini di sicurezza per dare maggior rilievo alle funzionalità dei dispositivi.

L’essere umano dovrebbe a prescindere dalla sicurezza informatica continuare a rimanere inscindibile. La questione non è solo religiosa, un corpo umano integrato ad una macchina che utilizza sistemi vulnerabili di trasmissione di dati potrebbe portare ad un reale “rimescolamento delle carte in tavola”. “Iniettare” attacchi informatici di prevalenza tecnica in ambiti di natura umana come potrebbe essere la coscienza, i ricordi, sentimenti, potrebbe causare un grave paradosso che porterebbe al danneggiamento di quella linea di confine che ci divide dalle leggi che regolano le tecnologie artificiali.

Fernando Curzi
Ingegnere informatico, pentester certificato, cybersecurity analyst, web developer e freelancer collaborator di RHC. Autore dell’e-book Hackerpunk.