Massimiliano Brolli : 20 Luglio 2024 09:13
Nella giornata di ieri, un incidente ha scosso il panorama tecnologico, facendo emergere l’interdipendenza critica delle infrastrutture digitali moderne. Nonostante il coinvolgimento di Microsoft Windows, è essenziale chiarire che il sistema operativo dell’azienda Microsoft, non è stato direttamente responsabile del problema.
L’incidente è derivato da un aggiornamento di una terza parte, appunto CrowdStrike, che ha causato il collasso del sistema operativo, facendoci riflettere nuovamente sulle vulnerabilità (non solo di sicurezza) delle catene di fornitura tecnologiche.
CrowdStrike, leader nelle soluzioni di cybersecurity, ha recentemente affrontato la crisi legata a un difetto di aggiornamento sugli host Windows. Questo problema ha provocato interruzioni, bloccando servizi critici causando la temuta “schermata blu della morte” (BSOD) su numerosi dispositivi Windows.
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È cruciale sottolineare che questo malfunzionamento non è stato causato da un attacco informatico (quindi con dolo), e soprattutto da un difetto intrinseco di Microsoft Windows.
CrowdStrike ha riportato che “Il problema è stato identificato, isolato e una correzione è stata distribuita. Rimandiamo i clienti al portale di supporto per gli ultimi aggiornamenti e continueremo a fornire aggiornamenti completi e continui sul nostro sito web.”
L’azienda ha inoltre riportato le sue scuse dicendo: “Comprendiamo la gravità della situazione e siamo profondamente dispiaciuti per l’inconveniente e l’interruzione. Stiamo lavorando con tutti i clienti interessati per garantire che i sistemi siano di nuovo operativi e possano fornire i servizi su cui i loro clienti contano.”
Ma come possiamo evitare che tutto questo succeda ancora?
Questo scenario mette in luce quanto le tecnologie moderne siano interdipendenti e vulnerabili una dall’altra. Un singolo componente malfunzionante può avere ripercussioni a catena, evidenziando la necessità di una vigilanza costante e una gestione accurata delle catene di fornitura.
La necessità di effettuare collaudi e controlli rigorosi su vasta scala è cruciale quando si tratta di tecnologie altamente diffuse, soprattutto per soluzioni di sicurezza di basso livello. Questi componenti, che spesso includono software di sicurezza altamente diffusi come antivirus ed Endpoint Detection and Response (EDR), sono strettamente interconnessi con il sistema operativo.
Un malfunzionamento in questi contesti può provocare effetti a cascata imprevedibili e devastanti. Pertanto, è imperativo implementare procedure di testing estensive, che includano scenari d’uso realistici e condizioni di stress, per garantire che ogni aggiornamento o integrazione non comprometta la stabilità del sistema operativo.
Ad esempio soluzioni che girano in contesti critici del Sistema Operativo comportano rischi elevati, poiché tali soluzioni hanno accesso diretto alle risorse fondamentali del sistema. Un errore o un difetto in questi componenti può causare interruzioni di servizio significative, perdita di dati e vulnerabilità di sicurezza o l’impossibilità di accedere alla rete.
Di conseguenza, le organizzazioni devono adottare pratiche di collaudo e verifica rigorose e metodiche su tecnologie a larga diffusione, inclusi test di regressione, simulazioni di attacco e analisi comportamentale sotto carico.
È fondamentale creare un catalogo dettagliato di queste soluzioni, effettuando un censimento delle tecnologie altamente diffuse e critiche. Questo catalogo dovrebbe identificare le soluzioni che, a livello di integrazione, hanno il potenziale di compromettere la funzionalità di un sistema per poi definire dei processi su tali soluzioni che ne intensificano le attività di controllo.
Per garantire la massima affidabilità e sicurezza, sarebbe ipotizzabile che tali controlli vengano svolti da entrambe le aziende coinvolte: sia quella che sviluppa il sistema operativo sia quella che fornisce il software di sicurezza. Questo approccio integrato e collaborativo dovrebbe assicurare dei controlli al di sopra delle parti, riducendo ulteriormente i rischi e garantendo che le soluzioni di basso livello siano adeguatamente testate e validate prima di essere rilasciate in produzione.
Si tratta di una soluzione percorribile?
Non lo sappiamo, ma va da se che occorre ripensare a dei controlli/collaudi su vasta scala di componenti “non di sistema” ma altamente diffuse nei sistemi operativi, in modo che non avvenga nuovamente quanto abbiamo visto oggi.
Come di consueto, da ogni fallimento si possono creare nuove opportunità per poter migliorare le soluzioni e aumentarne la sicurezza soprattutto quando sono presenti delicati equilibri come quelli presenti nelle infrastrutture digitali moderne.
Anche se Microsoft Windows non è stato direttamente responsabile, il problema ha rivelato vulnerabilità insite nelle catene di approvvigionamento tecnologiche del software che già conoscevamo ma mai con risvolti specifici come in questo caso.
Tenendo sempre in considerazione che il “rischio zero” none esiste – e questo deve essere ben chiaro – Per prevenire futuri incidenti simili, le aziende dovrebbero adottare misure preventive e più rigorose, garantire una vigilanza costante e promuovere una comunicazione tempestiva con i loro fornitori.
Come sempre la collaborazione premia soprattutto in situazioni di crisi. Inoltre dobbiamo privilegiare un approccio più critico a questi incidenti, attraverso una riflessione più profonda oltre il giudizio immediato.