Antonio Capobianco : 2 Maggio 2024 09:06
Il “dwell time” è un termine chiave che si riferisce al periodo di tempo che intercorre tra il momento in cui un attaccante riesce a infiltrarsi in un sistema e il momento in cui viene rilevato.
Questo indicatore è di cruciale importanza perché, quanto più lungo è il dwell time, tanto maggiore è il danno potenziale che un attaccante può infliggere all’infrastruttura compromessa. Questo può includere il furto di dati sensibili, l’installazione di malware, e la preparazione di attacchi successivi, tra gli altri.
La sua riduzione è quindi un obiettivo fondamentale per le aziende che cercano di rafforzare le loro difese contro le minacce. Un tempo di permanenza ridotto significa che le intrusioni vengono scoperte e mitigate più rapidamente, limitando così il danno potenziale e aumentando la sicurezza complessiva.
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La cattiva notizia è che l’aumento dell’uso di exploit, specialmente quelli che sfruttano vulnerabilità zero-day, indica che gli attori delle minacce stanno diventando sempre più sofisticati e capaci di bypassare le misure di sicurezza tradizionali.
Questo impone alle organizzazioni di rimanere sempre all’avanguardia nella difesa delle loro infrastrutture critiche e nel garantire che le patch e gli aggiornamenti di sicurezza siano applicati tempestivamente.
Ma la buona notizia è che l’industria della sicurezza informatica sta rispondendo con miglioramenti significativi nelle tecnologie di rilevamento e risposta.
L’aumento delle capacità di rilevamento interno, come evidenziato dal calo del dwell time, dimostra che le organizzazioni non solo stanno diventando più veloci nel rilevare gli attacchi, ma stanno anche migliorando la loro capacità di intervenire efficacemente prima che gli attacchi possano causare danni gravi. Questi progressi sono essenziali per costruire una resilienza più forte contro le minacce future.
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