Redazione RHC : 27 Aprile 2022 08:32
Locked Shields 2022 è il Centro di eccellenza per la difesa informatica della NATO (CCDCOE) e ha dato il via – a Tallin, in Estonia – alla tredicesima puntata della più grande e complessa esercitazione internazionale di difesa informatica in tempo reale.
L’iniziativa serve per testare la prontezza dei sistemi IT nazionali, militari e civili contro gli attacchi ai servizi vitali e alle infrastrutture critiche.
Locked Shields arriva però quest’anno nel bel mezzo di un grave conflitto in corso in Ucraina, in cui l’hacking ha giocato un ruolo relativamente debole, anche seppur costantemente presente in varie forme.
La NIS2 è complessa da capire?
Non perdere tempo, segui l'anteprima gratuita del corso che stiamo preparando.Accedi quindi alla nostra Academy e segui l'anteprima del corso della durata di 30 minuti per comprendere i contenuti esclusivi che tratteremo nel corso.per ulteriori informazioni, scrivici ad [email protected] oppure scrivici su Whatsapp al 379 163 8765
Supporta RHC attraverso:
Le sanzioni hanno già giocato una parte preponderante nel colpire non solo l’economia russa ma di riflesso anche quella mondiale. Infatti, le sanzioni fanno male ad entrambe le parti e la guerra in corso sta evidenziando i suoi doppi effetti.
Ed invece che sbloccare la situazione a cui siamo arrivati, l’unica parola sulla bocca di tutti è guerra, ma non siamo purtroppo ancora convinti che la Russia possa rappresentare un cuscinetto che una volta sgonfiato lascerebbe un vuoto nell’Asia centrale.
Forse non abbiamo ancora compreso che la diplomazia è la più importante tra le armi a nostra disposizione e che questa ancora non siamo riusciti ad usarla bene. Ma sembra che la parola “Attacco”, “Cyber Attacco”, unita a quella di “Armi”, morte o embargo stiano soffocando la parola pace, accordo, relazione e rapporto.
In un’epoca in cui la maggior parte dei conflitti sembra avere una dimensione informatica, cosa può insegnarci questo esercizio di difesa informatica? Si, si tratta di un cyber game, ma il fatto che la situazione non sembri poi così inverosimile è uno dei motivi per cui Locked Shields è così rilevante oggi, dove attaccare è diventato più facile che difendersi, come appunto avviene in un attacco infromatico.
L’obiettivo generale del gioco è spingere i teams al punto in cui sono costretti a prendere in considerazione l’idea di invocare l’articolo 5 e portare la NATO in guerra.
Eppure Locked Shields insegna anche a farsi degli alleati, o aiutarsi a vicenda, insegna che i problemi sono causati dall’uomo da una parte e devono essere risolte sempre dall’uomo dall’altra.
Se passiamo alla vita reale invece è più difficile e complicato comprendere da dove arriva un attacco.
“Lo sappiamo molto bene. Siamo stati accusati di ogni genere di cose: interferenze elettorali, attacchi informatici e così via. E non una volta, non una, nemmeno una volta si sono presi la briga di produrre alcun tipo di prova. Solo accuse infondate. Sono sorpreso che non siamo ancora stati accusati di aver provocato il movimento Black Lives Matter. Sarebbe stata una buona linea di attacco”.
Vladimir Putin – 11 Giugno 2021
Questa dichiarazione di Vladimir Putin “non ci sono prove” è stata fatta durante un’intervista fatta l’11 Giugno 2021 con NBCNews.
“la cosa più semplice da fare sarebbe sederci con calma e concordare un lavoro congiunto nel cyberspazio” sottolinea Putin. Quindi collaborare contro il cyber crime che oramai rappresenta un pericolo globale, come di fatto si era iniziato a fare circa un anno fa, cosa che a causa della guerra è stata abbandonata. Ma per raggiungere questo obiettivo, “generalmente le persone si incontrano per stabilire una relazione” aggiunge il presidente russo “e creare un ambiente e le condizioni per il lavoro comune, nell’ottica di ottenere qualche tipo di risultato positivo”.
Pensiamo quindi che una incentivazione al “dialogo” e alla “collaborazione”, anche se detta dal presidente Russo, debba essere valutata bene, in quanto sarebbe oggi davvero importante sederci con calma e concordare un lavoro congiunto nel cyberspazio e non solo.
Nella stessa intervista si può comprendere come Putin intenda le mosse della NATO dichiarandole come una sorta di accerchiamento del suo Paese. Ne abbiamo sempre sentito parlare, è vero, sia Valdimir Putin che il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov lo hanno continuato a ribadire: la NATO non sarebbe dovuta avanzare allargandosi verso Est.
In una pubblicazione del “Der Spiegel” (settimanale di notizie tedesco), è stato messo alla luce un documento segreto chiamato “Due+Quattro”, in cui è riportato l’incontro avvenuto a Bonn il 6 marzo del 1991 tra Usa, Francia, Gran Bretagna e la Germania (da poco riunificata), quando venne sancito di non “allargare” la presenza della Nato oltre il fiume Elba.
A pronunciare ufficialmente quelle parole, come riporta il documento, fu il diplomatico tedesco Jurgen Chrobog che aggiunse:
“Non sarà mai neppure proposto alla Polonia e ad altri di diventare membri della Nato”.
Ma come sappiamo, rispetto a quell’accordo, il mondo occidentale si è sempre più spostato ad Est, mentre il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin lo ha ribadito più volte che la Nato “è una reliquia della Guerra Fredda” e che questa non sarebbe dovuta estendersi troppo vicino ai confini della Federazione Russa che a tutti gli effetti si sente aggredita.
D’altra parte, avere missili nucleari nel proprio cortile di casa, non piacerebbe a nessuno.
Inoltre la Russia si trova in un momento di calo demografico e Putin lo sa e lo dice: “si tratta di processo biologico naturale. Ad un certo punto, un giorno, saremo tutti sostituiti. Sarai sostituito nel punto in cui ti trovi. Sarò sostituito dove sono. Ma sono fiducioso che il pilastro fondamentale dell’economia russa, dello stato e del suo sistema politico sarà tale che la Russia starà fermamente in piedi e guarderà al futuro con fiducia”. Forse non è poi troppo complicato da capire il terrore di perdere la propria cultura, le proprie origini.
Sempre in quella intervista, poco prima dell’incontro con Joe Biden, il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin disse, riferendosi alla dichiarazione del 2016 dalla NATO, che definì il cyberspace come “Operational Domain”:
“proprio come non vogliamo che lo spazio sia militarizzato, allo stesso modo non vogliamo che il cyberspazio sia militarizzato. E abbiamo suggerito in molte occasioni, di lavorare nell’interesse reciproco nell’area della sicurezza informatica“.
Non è la prima volta infatti che la Russia si schiera per “demilitarizzare” il cyberspace, cosa che invece gli Stati Uniti D’America e di conseguenza gli alleati della NATO non hanno mai voluto fare.
E proprio per calmare gli animi, la Nato organizza il Locked Shields 2022, una mega esercitazione cibernetica che coinvolge uno scenario immaginario a quello di Berylia, paese insulare nell’Oceano Atlantico settentrionale, vittima di una serie di attacchi informatici coordinati paralizzanti che hanno interrotto il funzionamento delle reti governative e militari, delle comunicazioni, della rete elettrica e dei sistemi di purificazione dell’acqua.
Ma la cosa più paradossale, è che mentre vengono cancellati i repository degli sviluppatori russi da GitHub, questa competizione si allarga ad altri stati che sono in conflitto con la Russia come l’Ucraina e alla Svezia e Finlandia, palesemente oltre il fiume Elba, ma di fatto già membri della Cyber-NATO.
Locked Shields è un esercizio tecnico in cui squadre dell’Alleanza, dei Paesi membri della NATO e dei partner si sfidano in una simulazione basata sul gioco.
L’esercizio Locked Shields è una competizione che vede da una parte i Red Team (gli attaccanti) e dall’altra il Blue Team (i difensori). Le squadre blu operano come squadre informatiche nazionali schierate per difendere un paese immaginario contro le squadre rosse che stanno cercando di eseguire un attacco informatico su larga scala.
“La NATO continua a trovare modi per mantenere la propria prontezza, attraverso questo esercizio, creiamo opportunità di formazione per i nostri colleghi per condividere le loro distinte conoscenze e potenziare le reciproche capacità, migliorando ulteriormente la posizione di difesa informatica collettiva dell’Alleanza. Questo andrà oltre Locked Shields, per continuare la collaborazione e il coordinamento negli incidenti reali”.
Ha detto Duarte Silva scienziato senior, del centro per la sicurezza informatica della NATO
Vladimir Putin, proponeva nell’intervista dell’11 giugno 2021 di cercare soluzioni, riferendosi al conflitto in Libia e in Afghanistan:
“Sediamoci insieme, parliamo, cerchiamo soluzioni che possa portare a dei compromessi accettabili per tutte le parti. È così che si ottiene la stabilità. Non puoi imporre il tuo punto di vista, il punto di vista “corretto”, per cui tutti gli altri sono errati. Non è così che si raggiunge la stabilità.”
In tutta questa escalation, a parte le nuove vittime di questa guerra che ogni giorno si contano, lasciate per le strade o sepolte, per il loro rispetto e per il rispetto dei loro cari, chi è che sta facendo il primo passo per parlare e trovare un “compromesso”?
La mossa della Russia è stata sbagliata quanto gli errori USA e UE così siamo arrivati ad un bagno di sangue e la storia sembra non averci insegnato nulla, così cosa ci rimane?
Ancora sangue, dolore e privazioni per la popolazione ucraina, anni di emergenza energetica per noi, d’altronde lo sosteneva Claude Martin: “La diplomacie n’est pas un diner de Gala“, ma chi vuole ricoprire questo importante, concreto e quanto mai necessario ruolo? Lo vogliamo fare per il nostro futuro? Vogliamo sederci insieme e parlare?
“Si tratta certo della conseguenza della trasformazione del blocco di potere che domina oggi la Russia in versione aggressiva dispotico-oligarchico-ortodossa-ultra cyber (una specificità aggressiva che il nuovo blocco di comando condivide con Iran e Cina), ma anche la risposta drammatica che gli Usa hanno provocato per la loro visione uni polaristica, oggi tragicamente dominante. Crisi a cui si risponde in forma di centralizzazione imperialistica e quindi tanto economica quanto militare. Lo si fa raccogliendo attorno a sé non solo la Nato, ma anche tutte le nazioni dell’Ue, tanto in merito alle sanzioni, quanto sulla fornitura di armi all’Ucraina.”
Disse Giulio Sapelli, economista, storico, accademico e dirigente d’azienda italiano.