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Lo Stress nell’Era Digitale: Come la Cybersecurity Combatte il Burnout

Daniela Farina : 20 Marzo 2024 07:14

Lo stress è il disturbo dell’era moderna che viaggia alla stessa velocità dei ritmi quotidiani e si manifesta a vari livelli. Può condizionare la nostra vita, ma può anche aiutarci. Le minacce invisibili degli ambienti lavorativi pervadono la società come l’aria che si respira.

Riconoscere queste insidie non è facile, a causa del loro insinuarsi silenzioso. La fisiologia degli individui percepisce il disagio e la mente, anche se apparentemente non consapevole, attiva processi di stress negativo. I fenomeni riconducibili alle dinamiche di stress individuale sono molteplici. Vediamole insieme.

Tipologie di stress

Ci sono due forme di stress: la prima è l’eustress, che consiste in un’attivazione fisiologica e psichica che attuiamo in situazioni di emergenza e che ci consente di dare il meglio di noi dal punto di vista della concentrazione, dell’attenzione e dell’investimento delle nostre risorse per il raggiungimento di un obiettivo.

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    La seconda è il distress, ossia uno stress prolungato, acuto e costante, che comporta una sofferenza psico-fisica. Questa si manifesta con paura, ansia e timore di perdere il controllo di noi e di ciò che ci circonda. Può attivarsi quando viviamo degli eventi traumatici, ad esempio quando ci viene comunicata la diagnosi di una malattia importante o un cambiamento radicale e spiacevole, come la perdita del lavoro. Talvolta però, anche i cambiamenti che scegliamo consapevolmente hanno una potenziale influenza patogena. Tutto dipende dal significato che ognuno di noi è in grado di dare a questi eventi e quali modalità mettiamo in atto per affrontarli.

    La sindrome da burnout, nel mondo della Cybersecurity

    La sindrome da burnout, che in senso letterale significa “bruciato, fuso, esaurito”, deriva da una risposta prolungata e intensa allo stress da lavoro nel momento in cui un soggetto viene prosciugato dal carico di obblighi e compiti da svolgere.

    È un particolare tipo di distress che si presenta soprattutto in occupazioni che implicano un forte coinvolgimento emotivo(professioni sanitarie e lavori nel sociale)tuttavia negli ultimi anni a causa dei continui attacchi informatici è presente anche nel mondo IT. Lavorare nella cybersecurity può essere stressante ed emotivamente impegnativo, a causa della grande quantità di alert da gestire e di minacce informatiche in continua crescita.

    Un attacco informatico, oltre agli stop dell’operatività ed agli enormi esborsi di denaro necessari a ripristinare i sistemi può mettere sotto pressione il personale. La natura specifica del lavoro, infatti, richiede particolare attenzione ai dettagli, interventi in orari extra lavorativi per far fronte a situazioni di crisi, spesso in autonomia e senza strumentazione adeguata.

    Inoltre, nella sicurezza il tempo è la fonte principale dello stress in quanto è il tempo di reazione che fa la differenza. Il personale specialistico si trova spesso quindi sotto pressione per ripristinare il sistema e per garantire la sicurezza informatica dell’azienda. Deve comunicare con il Management, spiegando la situazione e soprattutto deve fornire un continuo aggiornamento sul ripristino del sistema.

    Può lavorare quindi molte ore, consecutivamente, in condizioni di “distress”.

    Vive così dei veri e propri giorni di fuoco e corre sempre contro il tempo!

    Steven Stone ha dichiarato : “I cyber attacchi continuano a produrre un forte impatto sulle organizzazioni globali, con effetti che si stanno via via aggravando. Oltre all’aumento della frequenza e dell’impatto degli eventi informatici, sono gli individui in prima linea che subiscono un colpo psicologico al loro benessere.

    La fiducia è diminuita e l’ansia è aumentata.

    Senza un approccio proattivo e affidabile per difendersi dalle moderne minacce informatiche e rafforzare la fiducia nella capacità di un’organizzazione di risolvere questi eventi informatici, questi impatti – sia umani che organizzativi – continueranno a peggiorare e ad alimentarsi a vicenda”.

    Ecco alcuni segnali da non sottovalutare:

    fisici: disturbi della pelle, intestinali e gastrici, tensione muscolare, insonnia, cefalea.

    psichici: perdita di fiducia nelle proprie capacità, distacco, disinteresse e insoddisfazione, senso di impotenza, di frustrazione, ansia, attacchi di panico.

    Cambiare la prospettiva per prevenire il burnout

    Esistono diversi modi in cui l’IT può aiutare a risolvere le situazioni che causano stress sul lavoro.

    I metodi di project management e gli strumenti software possono certamente aiutare a ridurre lo stress lavorativo. Di seguito alcuni esempi :

    • Organizzare meglio compiti e responsabilità.
    • Stabilire scadenze chiare.
    • Promuovere una comunicazione regolare.
    • Stabilire le priorità e promuovere il lavoro di squadra.
    • Automatizzare le attività di routine
    • Promuovere il Telelavoro o lavoro Agile

    Allo scopo di prevenire e combattere il burnout sarà necessario anche prendersi cura di sé.

    La cosa più importante è ascoltare il nostro corpo .

    Ricordiamoci che il corpo non mente. E se percepiamo anche solo alcuni dei sintomi sopra elencati, fermiamoci e chiediamoci se stiamo investendo in modo creativo e costruttivo le nostre risorse e se riusciamo a dare un senso a ciò che ci sta succedendo, integrandolo gradualmente all’interno della nostra quotidianità.

    Talvolta è necessario rivedere il modo di rapportarci al lavoro: chiediamoci che cosa di esso ci soddisfa e ci gratifica, cosa ci motiva e ci arricchisce davvero e cerchiamo di investire le nostre energie in questa direzione.

    I leader possono fare qualcosa

    Stress, ansia, burnout. Parole sempre più comuni nelle aziende. Parole che descrivono situazioni che incidono notevolmente sul bilancio della produzione aziendale (come emerso dalla ricerca che Vera Starker del think tank “Next Work Innovation” ha pubblicato nel 2023 sulla rivista Brandeins)

    La psicologia dei leader contribuisce per l’80% alla microantropologia del suo ambiente di governo. Si può affermare che la qualità e la quantità dei processi di stress positivo o negativo sono per l’80% nelle mani dei leader. Alla luce di questa lettura, le culture organizzative rappresentano il sintomo della personalità dei leader che le improntano. I leader costituiscono i più significativi “climatizzatori” e/o “stressatori” dei loro ambienti organizzativi.

    Lo sanno bene quei dirigenti che hanno saggiato che cosa vuol dire ereditare, da chi li ha preceduti nel ruolo, usi e costumi culturali consolidati nel tempo, tanto da essere assolutizzati dagli individui come l’unica modalità di convivenza organizzativa. In questi casi, i nuovi dirigenti si trovano a gestire un processo di trasformazione sociale. Una specie di transumanza intangibile, che prende le mosse dai binari culturali posati dal leader che li ha preceduti e che ha l’intento di spostare i paradigmi consolidati di comportamento verso i nuovi tracciati di lavoro, evitando rischi di deragliamento.

    Il compito dei leader è ovviamente quello di essere una guida. Tuttavia ci sono molti modi per farlo. Un leader non è solo un capo, oltre a dirigere un’azienda, si distingue per la capacità di supportare e motivare i collaboratori, guidandoli verso il raggiungimento di un obiettivo. Avere il giusto “cyber thinking” e il giusto processo decisionale in una sala riunioni può avere un impatto immenso sulla prevenzione di situazioni stressanti.

    La costruzione di una cultura della sicurezza riguarda più la psicologia umana e la scienza comportamentale che la tecnologia. Pertanto, i leader IT devono comprendere le motivazioni e le aspettative delle persone e creare un meccanismo di supporto per massimizzare il potenziale individuale e di squadra.

    Il ruolo dell’IA

    Può rivelarsi un asso nella manica per alimentare la produttività riducendo la fatica. In particolare può:

    • automatizzare le attività ripetitive. Dalla compilazione di report alla risposta alle e-mail, l’IA può lasciare più libertà ai lavoratori nello sfruttare il proprio intelletto e le proprie competenze per attività creative e di decision making.
    • riconoscere emozioni e stress. Usare app per identificare i lavoratori stressati può contribuire a rendere l’ambiente di lavoro più sereno.

    Un interessante studio condotto da tre ricercatori portoghesi e pubblicato già nel 2022 evidenzia che, in linea generale, i lavoratori con il supporto dell’IA possono acquisire più risorse e sentirsi più felici.

    Un ambiente che funziona insieme ad algoritmi e agenti IA può contribuire allo sviluppo di un’identità e di un senso di soddisfazione, influenzando il coinvolgimento e rafforzando l’effetto dello stress benigno.

    Conclusione

    Il rafforzamento del fattore umano e soprattutto la prevenzione ed il supporto per la corretta gestione del controllo emotivo deve diventare la giusta mentalità per efficientare i processi produttivi delle aziende. Un cambio di passo è doveroso in uno scenario come quello attuale.

    La regola di base per prevenire e governare lo stress risiede nella consapevolezza delle responsabilità da parte di tutti. La sicurezza informatica è una responsabilità condivisa tra chi progetta i sistemi, chi fornisce i requisiti di sicurezza da implementare, chi ne esercisce le funzionalità; chi le utilizza e chi è manager.

    L’adozione di politiche aziendali orientate al benessere e un equilibrio sostenibile tra lavoro e vita privata può aiutare a fronteggiare il crescente livello di stress a cui sono sottoposti gli specialisti del settore Cyber. La qualità della convivenza e la prevenzione del burnout non rappresentano solo un prerequisito valoriale ma costituiscono un dato di necessità, di razionalità e di economicità aziendale e sociale

    Daniela Farina
    Laureata in Filosofia e Psicologia, counselor professionista, appassionata di work life balance e di mindfulness, Risk Management Specialista in FiberCop S.p.a.