Redazione RHC : 15 Agosto 2024 09:39
Il mercato del lavoro in Italia nel settore della cybersecurity sta vivendo una fase di raffreddamento preoccupante. Secondo una ricerca condotta dal LinkedIn Economic Graph, tra maggio 2021 e maggio 2024 (portato all’attenzione in un post di Stefano Mele), la domanda di esperti in cybersicurezza si è ridotta del 10,4% all’anno.
Questo fa dell’Italia il paese con la maggiore contrazione tra quelli analizzati, con solo la Francia vicina a un calo simile. Paesi come la Germania e il Brasile, al contrario, hanno visto crescere la domanda rispettivamente del 11%.
Questo dato evidenzia una preoccupante mancanza di consapevolezza riguardo all’importanza della cybersecurity in un Paese dove il cybercrime è in forte espansione e la frequenza degli incidenti continua a crescere, specialmente in settori critici come quello sanitario. Nonostante l’incremento degli attacchi, l’Italia sembra sottovalutare la necessità di rafforzare le proprie difese informatiche, esponendo ulteriormente le proprie infrastrutture a gravi rischi.
Mentre altrove si investe in risorse umane per proteggere infrastrutture critiche e dati sensibili, l’Italia sembra non cogliere l’urgenza della situazione. L’Italia è quindi a rischio di rimanere indifesa di fronte alle crescenti minacce informatiche.
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Gli attacchi cyber non solo continuano a crescere in numero spostando masse di giovani all’interno del cybercrime, ma stanno diventando anche più mirati e dannosi. In un panorama simile, la riduzione di professionisti qualificati rappresenta un grave rischio.
L’introduzione di tecnologie avanzate come l’Intelligenza Artificiale generativa forse potrà rivoluzionare il mercato del lavoro nella cybersecurity, automatizzando funzioni che richiedendo competenze specializzate. Tuttavia, questo non riduce l’importanza degli esperti di cybersecurity. Anzi, la loro presenza è cruciale a tutti i livelli, dalle strategie di sicurezza di alto livello alle materie tecnico specialistiche. La protezione delle aziende e delle infrastrutture critiche dello Stato dipende in modo crescente da questi professionisti, rendendoli indispensabili per la sicurezza nazionale.
L’Italia costantemente viene colpita da minacce informatiche su tutti i fronti. Dagli attacchi ransomware a truffe online, fino ad arrivare ai sofisticati attacchi APT. Un report recente di TrendMicro porta all’attenzione che l’Italia è il paese più colpito dal malware di tutta l’europa e il report Dark Mirror di Red Hot Cyber sul fenomeno del ransomware, il trend risulta sempre in crescita, anche se da verificare l’andamento per il 2024.
Senza considerare l’aumento della minaccia verso il settore sanitario, che in Italia è particolarmente vulnerabile a causa di difese ancora insufficienti. Questo comparto, cruciale per la sicurezza nazionale, richiede interventi urgenti per rafforzare le sue protezioni contro attacchi sempre più sofisticati. La situazione attuale evidenzia la necessità di un impegno significativo per migliorare le infrastrutture di sicurezza, garantendo così una maggiore resilienza del sistema sanitario italiano di fronte alle crescenti minacce informatiche.
Abbiamo chiesto un commento a Massimiliano Brolli, fondatore della community di Red Hot Cyber che ha riportato quanto segue. “Il problema centrale in Italia è la mancanza di consapevolezza che la cybersecurity non è un elemento accessorio, ma un fattore abilitante per il business. Limitarsi a implementare soluzioni a scaffale senza investire nelle persone e nelle competenze necessarie è una strategia perdente. Gli esperti ci sono, ma spesso i migliori professionisti, non trovando un ambiente virtuoso e stimolante, un coerente stipendio cercano opportunità all’estero. Questo crea un circolo vizioso in cui il Paese perde risorse preziose, anche in termini di sicurezza nazionale, rimanendo sempre più esposto a rischi informatici crescenti. Se l’Italia non inizia a valorizzare la cybersecurity come un asset strategico, e non investe nelle persone che possono renderla efficace, continuerà a rimanere indifesa. È essenziale comprendere che la sicurezza informatica non si risolve con soluzioni immediate, ma con un approccio strutturato e virtuoso che coinvolge competenze specialistiche e strategiche a tutti i livelli.”
In definitiva, mentre altri paesi si preparano ad affrontare le sfide future, l’Italia rischia di rimanere indietro, con gravi conseguenze per la sua sicurezza digitale.
Ma questo sembra un ritornello che stiamo ascoltando da diversi anni non è vero?