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A cosa servono le Criptovalute.

Redazione RHC : 12 Giugno 2021 08:00

Autore: Stefano Monti
Data Pubblicazione: 3/06/2021

Capita sempre più frequentemente sentirsi chiedere: “mi spiegheresti cosa sono i bitcoin e le criptovalute?”. Con questo articolo vogliamo fare una panoramica globale su questo argomento, sperando di farvi cosa utile.

Non capisco il perché, ma sembra che in questi anni nessuno abbia seguito l’evolversi delle criptovalute e soprattutto, compreso il funzionamento del bitcoin.

Pare che solo le notizie esaltanti in TV abbiano fatto fronte alla realtà delle criptomonete. Per questo ho deciso di scrivere questa guida. Ci avevo già provato e per nonno ha funzionato, ma i più vorrebbero proprio sapere tutti i risvolti del “come funziona” e sopratutto a cosa servono le criptovalute”.

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    Siccome l’argomento appare ai più complesso e le domande non si esauriscono mai, cercherò di essere abbastanza esaustivo. Usando il paragone delle criptovalute rispetto alle valute a cui siamo abituati. Il rapporto moneta/valuta e contante/denaro, toccando tutti gli aspetti più o meno tecnici.

    Cosa è nella pratica il bitcoin

    Prima alcune premesse d’obbligo, Dall’inglese, Coin = moneta e Bit = unità di misura dell’informazione. Da questo nome si intuisce già che bitcoin è un metro di misura del valore informatico di una moneta, ma è solo l’inizio. In realtà bitcoin è una rivoluzione sotto molti aspetti. Non possiamo però parlare subito di criptovalute se non abbiamo compreso appieno cosa siano la valuta e la moneta in generale. Bisogna capire bene il denaro e i suoi circuiti, comprendere l’effettiva organizzazione in tutte le sue componenti.

    Infatti, il bitcoin è principalmente una valuta, poi una moneta di scambio, ma anche una filosofia costruita attorno a delle reali esigenze di denaro. Per questo si menziona sia come criptovaluta che come criptomoneta. La differenza principale rispetto al contante che siamo abituati a maneggiare sta nel fatto che è una moneta totalmente informatica, ossia virtuale. Ci sono altre condizioni da comprendere legate al bitcoin, ma soprattutto alla moneta. Perciò servono alcune premesse basate su quel che conosciamo. Questo perché non è scontato che tutti abbiano compreso l’economia del denaro.

    Il denaro: la moneta e la valuta

    Se pensiamo al denaro, da quello elettronico delle carte di credito, passando per i soldi stampati e gli spiccioli, questi vanno tutti interpretati come fossero degli assegni. Si, perché questo sono a tutti effetti: dei contenitori che rappresentano il valore di una valuta standard, espresso con una “quantità”.

    Questo valore per noi resta apparentemente immutato nel tempo, mentre in realtà cambia continuamente, diverse volte al giorno, tutti i giorni. Le variazioni sono sostanziali, seppur minime, e rendono di fatto la moneta stabile. Questa sua peculiarità si chiama valuta, ossia il valore di una moneta nel tempo.

    Bancomat e carte di credito sono uguali al denaro contante.

    Sempre per lo stesso concetto della moneta, anche il bancomat e la carta sono dei contenitori. Non ci sono pertanto differenze tra i soldi nel bancomat e il contante che abbiamo in tasca. Si tratta sempre di moneta atta allo scambio di merci e servizi.

    Il bancomat è una moneta elettronica, ma non virtuale. Questo perché la spendibilità del bancomat è strettamente collegata alla presenza dei soldi sul proprio conto. La carta di credito invece ha una capacità di spesa virtuale, data dalla solvibilità del titolare della carta.

    Ci abbiamo messo circa venticinque anni in Italia per permettere la diffusione completa delle carte di debito e di credito. Sono serviti oltretutto un paio di lockdown e un reddito di cittadinanza. Oggi i POS sono arrivati persino nell’ultimo negozio degli esercenti più reticenti e le carte in mano ai clienti più sfiduciati. La copertura oggi è quasi totale.

    L’economia si basa sulla moneta, che è emessa e gestita dalle banche

    L’ammontare del conto in banca è espresso come valuta, ossia il valore intrinseco della moneta. Noi siamo proprietari di un determinato valore stabilito dai mercati.

    È importante capire questi punti;

    • contante, assegni, bancomat, carta di credito, restano di proprietà delle banche, in quanto strumenti e contenitori;
    • il valore di questi strumenti è strettamente collegato al conto in banca, tant’è che se scegliamo di operare in dollari, tutti i nostri contenitori verranno gestiti con questa valuta;
    • siamo proprietari dell’ammontare del nostro conto bancario, del valore della moneta;
    • anche lo stesso conto bancario è di proprietà della banca, noi ne possiamo usufruire come fosse un noleggio, comunque un servizio;
    • ogni operazione economica chiama in carico la banca;
    • i soldi si trovano e vivono in un circuito bancario da cui noi tutti siamo dipendenti;
    • il valore di una moneta cambia secondo determinati criteri. A livello borsistico l’euro cambia valore ogni giorno, rispetto ai dollari, allo Yen e ad altre monete. Noi non ne siamo praticamente consapevoli ed un euro rimane sempre un euro.

    Il valore della moneta: la valuta

    La rete del denaro circolante è l’insieme delle banche, o banca centrale. La rete delle valute è la borsa. Che sia il pieno di benzina o l’acquisto della spesa con carta, il bonifico o la rata del mutuo, tutto passa da un server centrale della banca che autorizza o meno gli acquisti in base a diversi criteri. Il primo di tutti la solvibilità. Lo stesso prelievo di contante è possibile solo presso una banca, allo sportello o al bancomat.

    Un punto da considerare legato all’inflazione e alla variabilità dei prezzi e la valuta. Il costo della benzina o i prezzi su Amazon variano perché sono spesso valori internazionali, con costi in altre valute. Questo avviene a ulteriore conferma della variabilità del valore delle monete di diversa valuta.

    Comprese le differenze tra denaro, moneta, valore e valuta, passiamo alle criptovalute.

    Il bitcoin è una delle criptovalute dentro una rete di sportelli virtuali, proprio come il denaro corrisponde ad una valuta in una rete di banche. Date queste premesse è facile capire che il bitcoin è un’altra valuta. Un valore economico di cui voi potete decidere se esserne proprietari o meno. Questo è totalmente slacciato dalle banche, fino al momento in cui non vogliate poi cambiarlo.

    Le criptovalute sono anche un sistema diverso, senza banche, senza circuiti bancari. La differenza dal solito denaro a cui siamo abituati, oltre alla sua immaterialità, è che le criptovalute sono per auto definizione basate su una rete inviolabile ad alto livello di cifratura, pertanto hanno il prefisso iniziale “cripto”.

    Perché vengono chiamate criptovalute?

    Noi italici le chiamiamo criptovalute o criptomonete dall’anglo cryptocurrency, fusione di “cryptography” (crittografia) e “currency” (valuta). Proprio per la loro caratteristica di crittazione, si riferisce ad una rappresentazione di valore decentralizzata, a catena, paritaria e digitale, basata sulla crittografia, e quindi:

    • Decentralizzata perché non ha una sede specifica, ma tanti nodi.
    • A catena perché tutte le operazioni di scambio restano memorizzate in rete.
    • Paritaria perché non ci sono privilegi per nessuno. Il principio di parità fa sì che tutti abbiano le stesse condizioni e tutti possano vedere il trattamento applicato ad altri conti.
    • La crittografia, insita nel sistema delle criptovalute, fa si che il conto sia cifrato e posto in archivi compressi, ridondati e cifrati, la cui rete scambia informazioni crittografate e nessuno a parte la stessa soluzione -indipendente- è in grado di intervenire.

    Lo stesso autore del progetto Bitcoin (ovvero satoshi nakamoto del quale abbiamo parlato in un precedente articolo) non può entrarvi e modificare il valore della valuta. Questo ha come riflesso che bitcoin non può aggiornarsi, la sua situazione tecnologica è attualmente stabile e in capo a qualche anno potrebbe diventare obsoleta.

    Il problema però non sussiste, esistono già almeno 1.800 diverse criptovalute pronte a contenere il cambio necessario di tecnologia. Tante altre ne nascono costantemente, tanto che se ne contano almeno 7.000 in totale e il numero sale ogni giorno. Persino l’ex-socio di Steve Jobs, Steve Wozniak, il creatore dell’Apple I e II, ha creato la sua blockchain. Tra la moda ed il successo, pare che sia diventata un’opera redditizia mantenere sistemi di crittografia online per le aziende.

    Come funzionano le criptovalute

    Le criptovalute sono generalmente costituite da un archivio di portafogli cifrati, denominati node, in una rete a catena basata su crittografia, denominata blockchain. Ogni nodo contiene tutti i portafogli, anche quelli che non utilizza. Se tornassimo al rapporto di paragone con le banche, sarebbe come se ogni banca contenesse i conti di tutti i correntisti del mondo. Sarebbe favoloso e piacevole entrare in qualunque banca del pianeta e usufruire dei nostri soldi. Ecco, bitcoin e tutte le criptovalute funzionano così.

    Questo è il concetto alla base della blockchain. Il bitcoin è reputato sicuro proprio perché ogni portafoglio (conto corrente) è replicato ovunque tramite questa catena di sicurezza.

    Per ovunque si intende un numero variabile di nodi, approssimato oggi a 10.000 unità. Potremmo dire che la blockchain sia democratica quanto la rete, ma soprattutto sia indipendente sotto ogni aspetto. Effettivamente oggi appare così.

    Cosa sono i nodi blockchain e come funzionano?

    I nodi a tutti gli effetti non sono altro che archivi della soluzione di criptovaluta. Installati su appositi computer situati in ogni luogo del pianeta: generalmente macchine di fascia molto alta per l’elevato carico a cui sono sottoposti. Questi computer sono installati da un amministratore di sistema che ha deciso di contribuire alla rete di una o più delle blockchain di criptovalute in modo autonomo, per fare un po’ di mining.

    Utilizzando una tecnologia peer-to-peer (p2p), i nodi della blockchain si scambiano continuamente aggiornamenti dei movimenti dei portafogli, mantenendone una copia dentro un archivio cifrato. Questi aggiornamenti sono scambiati in modo da essere inviolabili durante il loro tragitto nella rete, data la molteplicità di chiavi di cifratura coinvolte.

    Il nodo non è in grado di cambiare l’entità del valore presente in un portafoglio, ma solo di spostare valuta da un portafoglio ad un altro attraverso un apposito programma, anch’esso cifrato, contenuto nell’archivio, ovvero all’interno della blockchain. Solo i proprietari dei conti sono in possesso della chiave che consente di effettuare scambi. Pertanto per ogni operazione di scambio economico sono necessarie 2 chiavi.

    Eventuali incongruenze di un archivio si risolvono in modo democratico: il risultato di più nodi attesta la realtà. Questo per scongiurare l’ipotesi di un errore di rete o tentativo di effrazione su uno dei nodi. Logico quindi pensare che per violare la rete di criptovalute bisognerebbe ingannare 5.001 server nel caso di bitcoin. Impossibile anche solo pensarlo.

    Cos’è il mining?

    Il contributo di mantenere un nodo su un server non è gratuito, ma viene remunerato con delle commissioni per operazione. Anche perché in corrente elettrica e banda di rete queste macchine non badano a spese. Si calcola che ogni operazione replicata su 10.000 server costi all’incirca 20 dollari solo di energia.

    Ogni singola operazione di aggiornamento dell’archivio, ogni transazione economica, porta con se spiccioli nell’ordine di nanocentesimi. Qualcosa tipo 0,000000001 cent di criptovaluta ad operazione. Ma nell’ordine di una giornata media, intensa di scambi, è possibile anche fare 100.000 operazioni. Il che porta a circa 0,0001 bitcoin di ricavo, che oggi sarebbero circa 3.000 euro. Moltiplichiamo l’importo per 10.000 server, sono circa 300.000.000 di euro in commissioni. Ma sono anche 2.000.000 di euro di corrente…

    Questa funzionalità viene denominata mining, termine inglese dell’azione del minatore di scavare per recuperare valori. Che fa parte dello strumento per la convalida delle transazioni nella rete di una criptovaluta. Neppure l’amministratore di sistema è in grado di violare il contenuto dell’archivio, né di intervenire sui portafogli. Per fare ciò è necessario coinvolgere il sistema di contabilità, incluso nella soluzione, per spostare valore da un portafoglio ad un altro. Per fare questo è necessaria la chiave dei portafogli, quindi solo i proprietari sono in grado di effettuare scambi. La commissione che cedono entrambi permette al sistema il suo mantenimento.

    Se in tutto questo avete investito qualche decina di migliaia di euro e avete costituito un piccolo angolo di web per effettuare transazioni, ossia lo sportello virtuale di un nodo? Ebbene se avrete la fortuna di avere qualche milionario sul vostro sito che scambia un paio di milioni oggi e lo stesso domani, beh potete considerare già pagato l’investimento.

    Come funziona lo scambio di criptovalute tra portafogli?

    Come abbiamo visto, su questi computer vengono eseguiti appositi programmi che svolgono funzioni di portamonete. Non c’è attualmente alcuna autorità centrale che controlla e gestisce. Le transazioni avvengono collettivamente in rete, pertanto non c’è una gestione di tipo “centralizzato” come avviene nel mondo bancario. Queste proprietà uniche nel loro genere, non possono essere replicate dai sistemi di pagamento tradizionale.

    Questo sistema decentralizzato, basato su nodi, è più resistente ad attacchi informatici e a incidenti operativi rispetto a un sistema accentrato. perché il primo continua a operare anche quando uno o più nodi smettono di funzionare.

    Il valore delle criptovalute è legato alla loro sicurezza, alla fiducia, alla spendibilità, all’ammontare acquistato. Le criptovalute sono principalmente garanzia di solvibilità, data dalla credibilità della rete informatica su cui sono poggiate questa valute: la blockchain.

    Potremmo così dire che il bitcoin è fatto di credibilità. Si potrebbe a questo punto pensare che il valore sia calcolato in modo autoreferenziale alla moneta stessa, ma non è così. Il suo valore di credibilità è dato anche da quanti ne acquistano e in che volumi. Perché è logico che se anche la rete di bitcoin è sicura, ma nessuno se lo fila, il suo valore è puramente teorico. Quindi, il fatto che tante persone e aziende vi abbiano creduto, il suo valore è proporzionale anche a questa fiducia.

    Il bitcoin possiamo identificarlo allo stesso modo del bancomat, è una moneta elettronica a tutti gli effetti, ma è totalmente virtuale. Nel senso che non esiste uno sportello bancario che vi fornirà moneta contante bitcoin.

    Per poter spendere bitcoin bisogna preventivamente cambiarli. Anche se esistono sportelli bancomat speciali, che provvedono al cambio immediato in cessione di una piccola commissione. Generalmente bisogna agire preventivamente da un’app, o da un sito web, per cambiare questa valuta in un’altra spendibile nel circuito bancario con cui volete acquistare il bene o il servizio.

    Di solito questo cambio avviene con un bonifico dalla rete blockchain al server centrale della banca. Qui sostanzialmente si trova la differenza principale tra le due forme economiche.

    La differenza tra banche e blockchain

    La banca fa parte di più circuiti. Tante filiali dipendono da un server centrale, spesso più di uno, ridondato tra backup e altri luoghi fisici connessi in rete. Così se la vostra banca dovesse subire un grosso problema e perdere i dati dei correntisti, sarà sufficiente recuperare i dati dal backup o dal server centrale, aggiornando solo gli ultimi movimenti.

    Chiaramente sarà necessario tempo per ripristinare il servizio, così il vostro sportello, o addirittura la centrale, potrebbero essere non operative per un certo lasso di tempo. Tutti i server centrali delle banche sono poi collegati al circuito bancario nazionale e questo a quello internazionale. Una scala gerarchica specifica che segue rigide direttive. Nel caso italiano queste vengono riferite all’ABI (Associazione bancaria italiana), anche se poi ogni banca ha nel suo statuto e nelle sue procedure una sua operatività. La singola banca può venire commissariata, o essere chiusa, per varie ragioni come è accaduto in passato. Bloccare quindi i conti correnti contenuti in essa per un periodo indefinito. La blockchain non ha questi problemi, perché è disponibile 24/7/365.

    Se per assurdo il server centrale di una banca crollasse, nel giro di qualche ora verrebbe ripristinato grazie ad uno dei backup e ai servizi telematici, sincronizzandosi poi con le filiali.Il vostro portafoglio sarà gestibile da sportello fisico, qualcosa anche da sportelli bancomat evoluti, ma soprattutto dall’home banking.

    Strumenti con cui potete spostare denaro, controllare i movimenti, eseguire operazioni consentite dal sistema su altri circuiti bancari e servizi. Pagare bollette, versare contanti, ricaricare il credito telefonico, effettuare bonifici. Resta il problema che se andate nella banca XYZ mentre siete correntisti della banca ABC, loro non sapranno praticamente nulla di voi, né potrete pretendere contanti al loro sportello.

    Come funziona la blockchain

    Il mondo della blockchain è completamente diverso rispetto alla struttura bancaria, continuando con il paragone. Ogni singolo portafoglio è clonato su tutta la rete blockchain ed è accessibile da ovunque nel mondo. Non esiste una banca centrale, ma solo la catena di portafogli legati per ogni singola operazione. Tra l’altro la trasparenza prevale sotto ogni forma. Con l’ID portafoglio, l’identificativo univoco del vostro portamonete, è possibile visualizzare ogni singolo movimento di denaro tra i vari portafogli e carnet di criptovalute, in quanto non esiste solo il bitcoin.

    Un completo e aggiornato escursus sul funzionamento della blockchain, del mining e di tutti gli altri aspetti trattati qui, è sicuramente wikipedia alla pagina dedicata alla criptovaluta. Se si desidera approfondire esistono molti libri e siti che intervengono sul tema in modo più tecnico e approfondito. Non mi sento di consigliare nulla a proposito, perché fino ad ora ogni fonte che ho consultato mi ha regalato qualcosa. Quindi ritengo che chi desidera saperne di più sulle criptovalute, debba consultare fonti più tecniche per lo specifico campo di applicazione trader, miner, buyer/seller, student, legal, ma sicuramente la differenza sostanziale tra criptovaluta e valuta comune, è il contenitore

    Ora servirebbero tante altre informazioni

    Lo so. Ci sono ancora un milione di domande a cui dare risposta. Sono certo che se presentassi questo argomento in una sala con 500 persone avrei almeno 1.000 domande.

    Perché il valore del bitcoin sale e scende continuamente? Perché tante criptovalute? Come si opera da un nodo? Quanto costa aprire un nodo? Come si fa trading di bitcoin? Cosa sono i bot bitcoin? Esistono sportelli “bancomat” per prelevare bitcoin?Eccetera…

    Il problema è che lo spazio di un blog come questo è limitato da diversi fattori. Perciò provo a dare spazio ai commenti. Invito chiunque abbia domande specifiche a scrivercele alla casella di posta [email protected]. Questo al fine di condividere le vostre domande e le relative risposte in un futuro aggiornamento dell’articolo o ad una sua seconda parte.

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