Redazione RHC : 20 Agosto 2023 22:22
Lo specialista di Deep Instinct Ron Ben Yizhak ha presentato alla conferenza Defcon un nuovo attacco denominato NoFilter che si basa sulla Windows Filtering Platform (WFP) per aumentare i privilegi in Windows.
Come spiega l’esperto, se un utente malintenzionato ha già la possibilità di eseguire codice con diritti di amministratore, ma il suo obiettivo è eseguire, ad esempio, LSASS Shtinkering, tali privilegi non saranno sufficienti, dovrà essere eseguito come NT AUTHORITY\SYSTEM.
In questo caso, l’attacco NoFilter ti consentirà di passare dai diritti di amministratore a SYSTEM.
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Il punto di partenza di questa ricerca è stato lo strumento dell’azienda chiamato RPC Mapper, utilizzato per mappare i metodi RPC (Remote Procedure Call), in particolare quelli che chiamano WinAPI. Questo ha portato alla scoperta del metodo BfeRpcOpenToken, che fa parte del WFP.
Ricordiamo che WFP è un insieme di API e servizi di sistema che vengono utilizzati per elaborare il traffico di rete e consentono di configurare filtri che bloccano le comunicazioni.
“La tabella handle di un altro processo può essere ottenuta chiamando NtQueryInformationProcess“, spiega l’esperto. “Questa tabella elenca i token detenuti dal processo. Gli handle di questi token possono essere duplicati in modo che un altro processo possa elevarsi a SYSTEM.”
Pertanto, un programma dannoso in esecuzione in modalità utente ha la possibilità di accedere ai token di altri processi utilizzando determinate funzioni (come DuplicateToken o DuplicateHandle) e quindi utilizzare il token per avviare un processo figlio con privilegi SYSTEM.
Allo stesso tempo, tale attacco può essere furtivo e non lasciare quasi tracce e registri, ma NoFilter ti aiuterà a lanciare una nuova console come NT AUTHORITY\SYSTEM, o sotto le spoglie di un altro utente che ha effettuato l’accesso al sistema.
Ron Ben Yitzhak riassume che è possibile trovare nuovi vettori di attacco anche semplicemente esaminando i componenti integrati del sistema operativo come WFP.
Il rapporto rileva inoltre che Microsoft è stata informata in anticipo di questo problema, ma ha ritenuto che il comportamento descritto non fosse una vulnerabilità.