Roberto Villani : 27 Ottobre 2023 10:24
Lo scontro tra Israele ed Iran in campo cyber e l’intensificazione della cultura informatica e delle operazioni di influenza di Teheran dopo Stuxnet sino alle investigazioni sulle transazioni delle cryptovalute che Binance ha gestito per conto di Nobitex/Iran
Gli eventi in Israele, ai quali abbiamo assistito il 7 ottobre 2023, come già ampiamente raccontato da molti media, verranno ricordati al pari dell’11 settembre 2001.
Dopo questi attacchi, la società civile israeliana si è compattata, come anche le forze politiche, che hanno trovato una pur precaria unità nazionale, perché il dato uscito dalle urne elettorali non faceva sperare in una stabilità governativa, nel gabinetto politico composto dal premier Netanyahu.
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Ma perché la società si è ricompattata? Quali sono stati gli eventi che ne avevano sfibrato l’unità storica e solida tra gli ebrei d’Israele?
In realtà gli israeliani non sono tutti uniti politicamente e hanno, come tutte le democrazie del mondo, correnti politiche diverse che esprimono governi diversi, sia laburisti che conservatori, e solo nelle occasioni in cui viene minacciata l’esistenza dello Stato d’Israele, ci si ricompatta e si forma uno scudo protettivo, sulla terra promessa faticosamente conquistata.
La guerra tra Israele ed i vicini arabi, nella storia moderna, la conoscono tutti, con le dovute differenze: c’è chi è favorevole ad Israele e chi è contrario e più vicino al popolo palestinese, ma in questi moderni tempi la guerra ha assunto forme diverse. Si parla sempre di conflitti asimmetrici, di cyberwar e cyberintelligence, armi moderne che pian piano sostituiscono bombe, fucili e cannoni. E questa cyber guerra è in atto da molto tempo tra Israele ed il suo più forte antagonista. L’Iran.
Gli attacchi del 7 ottobre rappresentano la risposta finale di una sotterranea guerra vendicativa iraniana, che Teheran ha portato avanti all’indomani del famoso attacco cyber “Stuxnet”. L’attacco con il virus informatico “Stuxnet”, rivolto agli impianti nucleari iraniani di Natanz, venne subito attribuito dagli iraniani al nemico israeliano. Questo attacco è considerato uno spartiacque nella storia degli attacchi informatici ed un esempio da studio, di attacco chirurgico alla rete informatica (CNA) che richiese capacità informatiche di altissimo livello.
Quell’attacco ha spinto gli Ayatollah ad un incremento della cultura informatica del loro apparato di sicurezza interno ed esterno, ampliando conoscenze, strumenti e consapevolezza cyber, che ha avuto il suo apice negli attacchi multipli portati da Hamas verso Israele lo scorso 7 ottobre. Il colpo portato alla sicurezza di Israele è stato per certi versi micidiale. Ha messo in discussione la famigerata forza del Mossad e dello Shin Bet, gli organi di sicurezza più efficaci al mondo. Ma come è stato possibile?
Uno dei maggiori elementi della guerra cyber, è la diffusione e la manipolazione delle notizie al fine di influenzare le scelte politiche e le decisioni degli elettori. Teheran dopo l’attacco Stuxnet, ha intensificato l’attività informatica con significative operazioni di influenza della rete informatica (CNI) d’Israele, ed ha iniziato ad utilizzare massicciamente un array di disinformazione che includeva siti di notizie false. L’array denominato “Endless Mayfly” venne creato nel 2019 dal potente servizio segreto iraniano, che non aspettava altro di avere una motivo per utilizzarlo al meglio. Dopo i fatti di Natanz quindi, gli iraniani hanno creato siti di notizie false per influenzare la percezione del pubblico israeliano delle questioni chiave di sicurezza, come i combattimenti in Siria, o le continue avanzate verso i territori palestinesi, evidenziando le attività militari come atroci atti di violenza, verso deboli ed indifesi cittadini palestinesi.
Si è cosi diffusa una convinzione tra gli ebrei, di ostilità verso la controparte politica che a ridosso delle elezioni, ha frantumato l’unità e la forza politica che Israele ha sempre dimostrato al mondo. Ciò, probabilmente, ha indebolito il decisore politico e, di conseguenza, le agenzie di sicurezza ed intelligence israeliane, che da esso dipendono.
Eppure la cyber forza di Teheran era stata ben evidenziata in Israele, prima del 7 ottobre, allorquando avvenne l’attacco contro un impianto idrico civile in Israele. Lo scopo dell’attacco era quello di aumentare il livello di cloro nell’acqua che scorre nelle case dei cittadini israeliani. All’epoca, il capo della Direzione Nazionale Informatica di Israele affermò: ”Questo è un nuovo tipo di guerra, tutte le linee sono state attraversate e che potrebbe essere stata causata una catastrofe”. La risposta di Israele fu un attacco ai computer dei porti marittimi nell’Iran meridionale, causando interruzioni alle operazioni portuali per almeno alcuni giorni.
Questa cyber guerra reciproca consente ad entrambe le parti di trasmettere messaggi strategici, ma ha anche un prezzo per Israele: una dimostrazione delle capacità della CNA porta l’altra parte a “vaccinarsi” contro quelle armi informatiche e generalmente a migliorare le sue difese informatiche. Inoltre, attaccare obiettivi informatici civili potrebbe legittimare l’attacco di obiettivi simili in risposta e portare ad una escalation in settori informatici meno protetti.
Tali attacchi hanno anche implicazioni sulle capacità di sfruttamento della rete informatica (CNE) poiché l’avversario aumenta le sue capacità difensive. Appare evidente però che l’Iran non ha solo intenzione di utilizzare il cyber spazio nel contrasto ad Israele, perché è imperativo per l’Iran la distruzione dello Stato d’Israele. Questo può avvenire solo eliminando fisicamente ogni ebreo in quella terra e cancellare dalle cartine geografiche Israele, come sempre affermano gli estremisti iraniani. Ed ecco perché parallelamente al blocco cyber che ha paralizzato le difese informatiche israeliane il 7 ottobre, è stato portato anche un attacco militare e ben strutturato, frutto di almeno due anni di preparazione.
Una preparazione capillare e strategica, effettuata su una scacchiera composta da diversi elementi. Tralasciamo il settore prettamente militare, che non è di nostra competenza, ma evidenziamo come la guerra cyber preparatoria agli attacchi del 7 ottobre, sia stata fondamentale per cogliere di sorpresa Tel Aviv. La disinformazione locale ed internazionale. Diffusione di fake news e profili falsi sui maggiori social network con il preciso scopo di influenzare utenti e aumentare anche donazioni monetarie utili per la causa. L’invio capillare di messaggi, email, sui canali più utilizzati delle piattaforme di messaggistica istantanea a soggetti residenti all’estero con lo scopo di generare ulteriormente panico e paura – come avvenuto in Belgio martedì 17 ottobre.
La costante movimentazione di crpyptovalute attraverso il colosso Binance che gestiva tutti i fondi iraniani, circa 7,8 miliardi di dollari, sono fluiti tra Binance e il più grande scambio di criptovalute dell’Iran, Nobitex. Nobitex, secondo il più grande ricercatore di blockchain statunitense Chainalysis, offre una guida sul suo sito web su come aggirare le sanzioni. Quasi i tre quarti dei fondi iraniani che passavano attraverso Binance erano in una criptovaluta di basso profilo chiamata Tron, ed offriva agli utenti la possibilità di nascondere le loro identità. Gli specialitsi informatici iraniani dietro Nobitex hanno incoraggiato i clienti a utilizzare Tron – un token di medio livello – per fare trading in modo anonimo garantendo così a loro, di superare l’ostacolo delle sanzioni statunitensi. Una forma cyber di Zakat islamica, per poter contribuire alla guerra contro Israele.
Il fondatore e CEO di Binance – Changpeng Zhao – ha più volte affermato che Binance rispetta tutte le regole internazionali per non consentire il trading online che possa favorire terroristi o attività illecite, ma sembra che il Dipartimento di Giustizia USA, non sia della stessa idea, perché ci sono diverse attività investigative sulle transazioni delle cryptovalute che Binance ha gestito per conto di Nobitex/Iran. Cifre enormi, si parla di quasi di un trilione di dollari, che sono state poi utilizzate in parte per finanziare le azioni del 7 ottobre contro gli inermi cittadini civili israeliani rei solo di essere ebrei, ed in altra parte per mantenere vivo il regime teocratico iraniano, che sta accusando l’avanzata età della classe politica, di cui abbiamo già raccontano qui.
Lo scontro tra Israele ed Iran non è solo sul campo militare classico con tutte le atrocità che abbiamo visto in questi giorni, ma è anche cyber, ma anche questo lo avevamo già detto, purtroppo. E ci coinvolgerà a lungo.