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La guerra informatica della Corea del Nord e il suo esercito cyber (prima parte)

Olivia Terragni : 17 Dicembre 2021 07:04

Autore: Olivia Terragni

Data Pubblicazione: 13/12/2021

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    Di notte, in Corea del Nord si accende solo un punto luminoso, la città di Pyongyang. Forse a causa del buio che la circonda riusciamo a capire così poco per comprendere cosa stia accadendo.

    E’ difficile credere che a Pyongyang si trovi un esercito hacker – in grado di compromettere le reti di computer in tutto il mondo – quando solo una piccola frazione (1%) dei nordcoreani ha accesso a Internet.

    Eppure qui vengono individuati e addestrati hacker come nell’ex blocco sovietico – ha sottolineato NewYorker – veniva fatto con ​​gli olimpionici. Solo che la risorsa questa volta sta soprattutto nell’intelligenza, quella matematica in particolare.

    Questo luogo è spesso sulla bocca degli analisti internazionali e soprattutto degli USA, che cercano di aprire un dialogo a tutti i costi mentre Pyongyang li sfida: nel 2020 i nordcoreani hanno testato due missili balistici a corto raggio (vietati dalle risoluzioni Onu) che hanno percorso 450 chilometri ad un’altitudine di 60 km per poi tuffarsi nel Mar Giallo.

    Corea del Nord: così piccola ma critica a livello geopolitico, la Cina

    Perché la Corea del Nord – così piccola territorialmente ed economicamente – è così rilevante e perché Pyongyang è al centro delle attenzioni internazionali? Forse perché ha capacità balistiche? Un programma nucleare avanzato? Perchè porta la sua popolazione alla fame o a spaccare pietre per investire nelle armi atomiche?

    “La verità ti renderà libero solo quando avrà finito con te”.

    Un arsenale nucleare e la tecnologia missilistica possono essere tentativi di garantire che poteri esterni non interferiscano con i suoi affari interni, soprattutto per la paura di una rappresaglia nucleare. Ma non è il motivo principale attraverso il quale la Nord Corea sembra sempre avere successo nei negoziati, nonostante ignori restrizioni e sanzioni. In ogni caso, la Corea rimane una delle sfide alla sicurezza più critiche degli Stati Uniti per molte ragioni.

    Gli alleati: il Trattato di Amicizia tra Corea del Nord e Cina

    Con il suo regime totalitario la Corea del Nord ha pochi alleati. La Cina è il suo principale partner e forse l’unica con cui ha “rapporti intimi” dalla guerra di Corea, e hanno importanti legami economici (per questo Pyongyang dipende ancora da Pechino), anche se il test nucleare del 2006 ha “raffreddato” i loro rapporti, anche se i collegamenti fisici si sono moltiplicati poi negli anni e i due rimangono alleati militari formali, con il rinnovo del Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza sino-RPDC.

    I confini: il fiume Yalu e il fiume Tumen

    I due paesi sono divisi dall’acqua: dal fiume Yalu per 1400 chilometri e dal fiume Tumen per 790 chilometri. Il fiume Yalu è un punto centrale, soprattutto rappresenta per la Cina il punto dove gli americani potrebbero penetrare nei suoi confini via terra (non da dimenticare i circa ventinovemila soldati e marines statunitensi ospitati dal sud democratico): tuttavia, anche i coreani che cercano di valicare il confine, diventano obiettivo dei proiettili delle guardie che sparano a vista.

    In ogni caso la Cina non vede di buon occhio le “incursioni sulla sua terra” e inoltre, perché la Corea rimanga libera da interferenze esterne, soprattutto da parte delle potenze occidentali, Kim Jong Un e la sua famiglia – con l’obiettivo di unificare tutta la Corea – devono mantenere la loro posizione di autorità nel regime attraverso il controllo ideologico della popolazione del paese.

    L’obiettivo della riunificazione tra Corea del Nord e Corea del Sud

    In questo regime di indipendenza e “libertà” da interferenze esterne, soprattutto dalle potenze occidentali, la Corea però cerca continuamente di evitare uno scontro diretto. Il suo obiettivo principale – da Kim Il Sung a Kim Jong Il fino a Kim Jong Un – è l’unificazione di tutta la Corea sotto il suo governo.

    Fonte immagine: Korea Summit Press Pool via AP

    Nell’aprile del 2018 Kim Jong-un e Moon Jae-in si sono incontrati a Panmunjom, ma alla Cina – che mira ad una colonizzazione di tutta l’Asia – una loro riunificazione potrebbe dare fastidio. Se i due presidenti – Nord e Sud – dovessero conciliarsi – senza dare troppo nell’occhio – chi ne uscirebbe vittoriosa sarebbe la Russia con la sua base navale di Vladivostok.

    Dall’altra parte la Global Posture indica la necessità di incrementare la presenza militare USA in Corea del Sud, contro le minacce cinesi e nordcoreane. Questa “guerra” non finirà presto.

    La guerra sconosciuta, gli USA, Opcon e il 2022

    Per oltre 50 anni, la Corea del Nord ha condotto sporadicamente operazioni contro i suoi nemici, in particolare la Corea del Sud.

    Queste azioni includono numerose incursioni armate, la cattura di una nave statunitense in acque internazionali e la detenzione del suo equipaggio per mesi, attacchi a navi da guerra e da pesca sudcoreane, il dirottamento di un aereo passeggeri sudcoreano e l’esplosione di un altro, la guerra elettronica (EW) contro i sudcoreani, compresi i satelliti di posizionamento globale, attacchi cibernetici contro più paesi e assassinii riusciti o tentati di funzionari sudcoreani, incluso il presidente del paese.

    Ultimo ma non meno importante la violazione della rete interna dell’organizzazione governativa che conduce ricerche sull’energia nucleare, la South Korean Atomic Energy Research Institute (KAERI). Non male vero?

    Una guerra di interessi strategici e la Belt and Road

    Detto questo, ciò che scrive la stampa occidentale combacia con la verità ma in parte ciò che viene trasmesso è impreciso. Lo chiarisce l’esperto di geopolitica dell’Asia e attivista per la pace K.J Noh – nel momento in cui USA e Corea del Sud rivedono il loro piani contro la Corea del Nord: “gli USA non hanno alcuna intenzione di allentare le tensioni tra la Corea del Sud (vassallo Usa) e la Corea del Nord”. Ciò sarebbe contro i loro interessi strategici: se ciò accadesse le due potrebbero confederarsi e unirsi alla Belt and Road Initiative della Cina, diventandone alleate. Questo paralizzerebbe l’architettura di sicurezza degli Stati Uniti nel Pacifico nordorientale e la Corea del Sud è un punto chiave di battaglia per la sua posizione geostrategica come testa di ponte sulla Cina.

    Tim Beal esperto, giornalista ed accademico sostiene che in questo momento di accresciuta tensione con la Cina, il luogo più pericoloso nel Pacifico non è il Mar Cinese Meridionale o il Mar Cinese Orientale, ma nella penisola coreana.

    Mentre la Sud Corea, mira a ottenere il trasferimento dell’OPCON (controllo in tempo di guerra delle sue forze armate) entro il 2022, in conformità con un piano di transizione concordato con gli Stati Uniti, vedremo così un conflitto intensificarsi all’avvicinarsi del nuovo ciclo di elezioni presidenziali tra un candidato conservatore favorito dagli Stati Uniti e un candidato progressista simpatizzante della Cina.

    La seconda parte di questo articolo la trovi qui: La guerra elettronica (EW) tra USA, Cina, Sud e Nord Corea (seconda parte)

    Olivia Terragni
    Autore, ex giornalista, laureata in Lettere e Filosofia con indirizzo storico-economico e poi in Architettura, ha poi approfondito i suoi studi in Network Economy e in Informations Economics, conclusi con un Master in Cyber Security e Digital Forensics e un Master in Filosofia e Governance del Digitale. Appassionata di innovazione tecnologica e sistemi complessi e della loro gestione nell’ambito della sicurezza e della loro sostenibilità in contesti internazionali. Criminalista. Velista ottimista.