Redazione RHC : 29 Luglio 2024 15:52
In un incidente avvenuto ad inizio di questo mese, un dirigente della Ferrari si è trovato a ricevere messaggi insoliti che sembravano provenire dall’amministratore delegato dell’azienda, Benedetto Vigna.
I messaggi sono arrivati tramite WhatsApp, di proprietà di Meta Inc. e suggerivano che era in corso un’importante acquisizione e che era necessaria l’assistenza del dirigente.
I messaggi provenienti da Vigna avevano un numero di telefono e una foto del profilo diversi dal solito. Nonostante l’immagine convincente dell’amministratore delegato con gli occhiali di fronte al logo del cavallino rampante della Ferrari, il dirigente si è insospettito.
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Un messaggio esortava, “Siate pronti a firmare l’accordo di riservatezza che il nostro avvocato vi invierà il prima possibile,” e menzionava che “l’autorità di regolamentazione del mercato italiano e la borsa di Milano sono già state informate. Tenetevi pronti e per favore massima discrezione” ha riferito Bloomberg.
Si è trattato di un sofisticato tentativo di utilizzare la tecnologia deepfake per infiltrarsi all’interno della casa del Cavallino Rampante. Il dirigente si è reso conto che qualcosa non andava quando notò delle lievi intonazioni meccaniche nella voce e un numero di telefono diverso.
I sospetti furono confermati quando l’impostore non è riuscito a rispondere a una domanda di verifica su un libro consigliatogli di recente da Vigna, cosa che causò la brusca conclusione della chiamata.
Questo incidente fa parte di una tendenza crescente nel mondo del crimine informatico. L‘utilizzo delle truffe deepfake che prendono di mira dirigenti di alto profilo. “Quest’anno stiamo assistendo a un aumento dei criminali che tentano di clonare la voce utilizzando l’intelligenza artificiale”, ha affermato Rachel Tobac, CEO della società di formazione sulla sicurezza informatica SocialProof Security .
Sebbene la tecnologia deepfake non abbia ancora causato inganni diffusi, si sono verificate perdite significative. Una multinazionale di Hong Kong è stata truffata per 26 milioni di dollari all’inizio di quest’anno tramite la tecnologia deepfake.
“È solo questione di tempo prima che questi strumenti deepfake basati sull’intelligenza artificiale diventino incredibilmente accurati”, ha avvertito Stefano Zanero, professore di sicurezza informatica al Politecnico di Milano.