Ilaria Montoro : 6 Dicembre 2022 08:00
Tornata dal lavoro preparavo un miserevole e rapido pasto caldo, quantomeno adatto a scaldare stomaco e cuore di chi vive lontano da casa, ammalato di nostalgia. E quando l’unica cosa affollata risulta essere il tuo schermo, eccolo puntuale, YouTube che si aggiunge al marasma di notifiche con suggerimento video che riceviamo ogni giorno.
Ma stavolta, invece di skippare senza neanche far caso allo stream suggerito, un titolo alquanto strano cattura la mia attenzione: “THE NASUBI SHOW: il reality più sadico della storia”.
Faccio partire il video, vado alla ricerca di una seconda e ufficiale versione del programma e intanto i tortellini in pentola, ormai pronti da un pezzo, si ribellavano purché li impiattassi.
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Non ne avevo mai sentito parlare prima di quella sera e guardare scene di un programma del genere mi scuote l’anima e fa saltare alla mente una celebre quanto più vera frase del film V per Vendetta:
“Sono gli uomini che conferiscono potere ai simboli.”
– V
Eh già, perché questa volta a rappresentare la distopia è un attore comico giapponese costretto a vivere in diretta TV come in un The Truman Show… ma nudo ed isolato. E risulta incredibile quanto un futuro distopico, in realtà ci circonda già da diverso tempo in cui la tortura di qualcuno viene trasmessa in diretta ventiquattro ore al giorno a milioni di spettatori estasiati.
Questa è la storia di ‘Nasubi’ o Tomoaki Hamatsu come era propriamente conosciuto e di un programma televisivo: Susunu! Denpa Shōnen ぬ!, la cui traduzione non è facilmente spiegabile dato che è un gioco di parole tutto giapponese.
Il programma precedente invece si chiamava Susume! Denpa Shōnen, letteralmente “vai avanti! segnale gioventù”; il cambiamento “me” め in “nu” ぬ gioca con i caratteri dell’hiragana, traducibile come “NON andare avanti” segnale gioventù.”
Susunu! Denpa Shōnen andò in onda dal 1998 fino al 2002 alternando diverse “edizioni”:
Negli anni il reality è stato oggetto di varie controversie proprio a causa del continuo cambio di regole dei produttori; infatti non appena il concorrente si abituava o riusciva a trovare un adattamento alla situazione, si cambiavano le carte in tavola con nuove sadiche sfide.
E appare a questo punto più che evidente come il reality show aveva un forte principio come base: una continua prova di resistenza dei concorrenti che vi partecipavano, vivendo ogni tipo di “tortura”; rimanere senza cibo, essere molestati sessualmente, rimanere disidratati, isolati per lungo tempo… insomma condizioni al limite dell’umano. Tutto per un unico obiettivo dei partecipanti: vincere il montepremi finale ma soprattutto, “DIVENTARE FAMOSI”.
All’anagrafe Tomoaki Hamatsu, rappresenta il caso più famoso tra i partecipanti del programma, colui che per più di un anno e mezzo è stato sotto le telecamere e l’attenzione dell’intero Giappone. Infatti, in Giappone, nel 1998, Tomoaki si riunì con un gruppo di altri candidati finali per un’estrazione a premi. Tutto quello che sapevano era che al vincitore sarebbe stato assegnato un “lavoro legato allo spettacolo”, e alla notizia della sua vittoria pensò di avercela fatta… di aver vinto un grande premio. Fu allora che gli fu raccontata la situazione.
Hamatsu doveva essere l’unico candidato in un reality show di giochi. Doveva essere spogliato di tutti i vestiti e averi e rinchiuso in un minuscolo appartamento vuoto. Avrebbe avuto solo luce, riscaldamento acqua corrente e tutte le riviste di cui aveva bisogno.
Ci si potrebbe chiedere, perché proprio le riviste? Ebbene, la sfida consisteva proprio nel fatto che l’unico contatto consentito a Tomoaki con il mondo esterno era l’invio delle iscrizioni e la consegna dei premi. Non aveva cibo e vestiti, ma aveva acqua e tutto ciò che poteva vincere nelle riviste, quel mezzo di supporto notoriamente veloce ed efficace. Sarebbe stato rinchiuso fino a quando i suoi premi non avrebbero raggiunto un valore di un milione di yen, circa 7500 euro.
Sapeva bene che sarebbe stato registrato, infatti lo show televisivo veniva trasmesso su un canale in streaming live di ventiquattro ore che è stato visto da quasi diciassette milioni di persone.
In pochi giorni, Le conseguenze fisiche e psicologiche furono numerose. Perse diversi chili durante tutto il programma televisivo e sostentarsi era per lui l’unica priorità. Riuscì comunque a vincere tanti premi tra cui bevande zuccherate, una bicicletta, del gelato, una tv (ma l’appartamento non aveva un’antenna), una playstation con cui poté finalmente usare la tv, un’anguria, pneumatici, una tenda, palline da golf, slip da donna usate (che non riuscì ad indossare), cibo per animali e del riso. Questi ultimi due furono fondamentali per riuscire a tenersi in forze.
Vedendo l’immagine sopra riportata, verrebbe spontaneo chiedersi: perché proprio una melanzana? Il suo soprannome, Nasubi, significa melanzana in giapponese, e in Giappone la parola “nasu” o (nasubi), sta a significare “raggiungere o ottenere qualcosa di importante”. Caratteristica attribuita anche al suo viso un po’ allungato. Non a caso, infatti, durante tutta la trasmissione del programma le sue parti intime venivano coperte da una melanzana che faceva da censura.
Erano passati 335 giorni e mentre quest’uomo andava lentamente fuori di senno, milioni di persone da casa ridevano delle sue facce buffe da disperazione e i “fan”, scoperta l’ubicazione dell’appartamento/cella iniziarono a radunarsi attorno ad esso, costringendo gli autori ad uno spostamento (nella notte e bendato) di Nasubi in un altro appartamento poiché si aveva paura di intromissioni dall’esterno.
Dopo un anno i produttori pensarono di dare ulteriore linfa al programma, trasportalo in un nuovo appartamento in Corea del Sud. Così ri-bendato e trasferito nel nuovo appartamento gli fu chiesto stavolta di accumulare vincite tali da poter acquistare un biglietto aereo per tornare in Giappone. Nasubi, diventato professionista nella compilazione di concorsi a premi riuscì in pochi mesi nell’impresa superando anche una difficoltà in più, farlo in coreano riuscendo persino a compilare e inviare dalle 3000 alle 8000 lettere al mese.
A quel punto la produzione gli complicò il percorso richiedendogli di accumulare sempre di più fino a richiedere l’equivalente di un biglietto business class, quindi di una prima classe.
L’esperienza di Nasubi finì traumaticamente come iniziata; raggiunto l’equivalente di un volo business class fu rivestito e riportato in Giappone e rinchiuso in una finta stanza all’interno di uno studio televisivo. Ma oramai disabituato ai vestiti, si spogliò dopo poco ignaro che da lì a poco le pareti della stanza sarebbero cadute e si sarebbe ritrovato incredulo davanti ad un’intera platea e milioni di spettatori.
Ed ecco come lo spettatore medio è così portato a seguire il raccapriccio; un po’ come lo shock che invoglia ad essere guardato a suon di cadute, figuracce e battute scadenti incarnato da chi è disposto ad ottenere una notorietà momentanea… una comicità antica legata al sadismo del ridere delle “disgrazie” altrui nella sua forma più estrema.
Il gusto dell’orrido e in generale il voler guardare qualcosa di disgustoso, raccapricciante, deplorevole o più semplicemente scioccante è comune non solo al Giappone. I reality che offrono sfide ai partecipanti esistono ancora oggi in tutto il mondo, anche nel nostro paese, lo sappiamo. Ma d’altronde anche questo è l’essere umano, no?
Quando tutto è esposto alla vista (come nel Grande Fratello) ci si accorge che non c’è più niente da vedere. È lo specchio dell’appiattimento, del grado zero e dell’essere sotto uno schermo di controllo.
Riprendendo le parole di Gianfranco Bertagni, potremmo definire un voyeurismo porno.
Di sesso, ce n’è dovunque altrove; ma non è questo che vuole la gente. Ciò che profondamente vuole è lo spettacolo della banalità. È questa oggi la vera pornografia, la vera oscenità – quella della nullità, dell’insignificanza.
La contemplazione del Crimine Perfetto consiste nel pubblico stesso; mobilitato a fare da giudice, a trasformarsi in Grande Fratello. Così i telespettatori sono coinvolti in un gigantesco controtransfert negativo su se stessi; in fondo, tutto questo corrisponde al diritto e al desiderio imprevedibile dell’essere imprescrittibile. Di essere Niente, e di essere guardato come tale.
Si può scegliere di scomparire in due modi: o si esige di non essere visti (è l’attuale problematica del diritto all’immagine) oppure si finisce nell’esibizionismo delirante della propria nullità. Farsi nullità per essere visti e guardati come nullità – ultima protezione contro la necessità di esistere e l’obbligo di essere se stessi.
Tutto è nel filtro della seduzione, nel dirottamento, non nel sesso e nel desiderio, ma nel gioco con il sesso e il desiderio ad esempio. Tutto questo è incredibilmente naturalistico: la pretesa di far derivare tutto dal mondo reale, di precipitare tutto in una realtà integrale. È qui che in qualche modo sta l’essenza stessa del potere. “La corruzione del potere è immettere nel reale tutto ciò che un tempo era solo nell’ordine del sogno”.
“E tu, adesso che mi hai visto come sono veramente, riesci ancora a guardarmi?”
George Orwell