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Oltre l’attacco di Dark Storm su X: come l’illusione dell’hacktivismo rinforza il sistema

Olivia Terragni : 18 Marzo 2025 10:40

L’attacco di Dark Storm su X (ex Twitter) è stato significativo per diverse ragioni.

L’attacco del 10 marzo 2025 – un DDoS multilivello eseguito utilizzando una botnet – rivendicato dal gruppo hacktivista pro-palestinese Dark Storm, ha causato un’interruzione globale, colpendo un gran numero di utenti in tutto il mondo e interrompendo i suoi servizi. “C’è stato (e c’è ancora) un massiccio attacco informatico contro X,” ha scritto Musk, “Veniamo attaccati ogni giorno, ma questo è stato fatto con molte risorse. Sembra essere un gruppo grande e coordinato e/o un paese coinvolto.”

In precedenza (agosto 2024) X aveva già subito un attacco DDoS, attacco che analizzato dalla società di sicurezza informatica cinese Qi An Xin XLAB – specializzata in threat intelligence con sede ad Hong Kong – è stato visto come attacco mirato utilizzando quattro botnet master Mirai.

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    Il gruppo di hacker Dark Storm Team (DST), creato nel settembre 2023, poche settimane prima dell’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre contro Israele, ha rivendicato la responsabilità dell’attacco tramite Telegram, dichiarando di aver messo offline la piattaforma. L’attacco ha coinvolto una botnet di dispositivi compromessi, tra cui dispositivi IoT come telecamere IP e router, per sovraccaricare i server di X. Sebbene Dark Storm abbia rivendicato la responsabilità, alcuni esperti hanno messo in dubbio l’attribuzione a causa della complessità degli attacchi DDoS, che possono coinvolgere traffico da diverse località globali.

    Questo attacco sottolinea l’importanza di robuste difese informatiche e la complessa interazione tra motivazioni politiche e criminalità informatica motivata dal profitto.

    Ma tali azioni, sostiene Jesse William McGraw su Cyber News, sottolineano come l’hacktivismo contemporaneo, in particolare da parte di gruppi come Anonymous, sia una “opposizione controllata” che reagisce ai cicli di notizie senza sfidare strategicamente le strutture di potere sottostanti. Il vero cambiamento, suggerisce l’autore, richiede lo smantellamento dei “burattinai” che controllano la finanza globale, i governi e le strutture sociali, piuttosto che impegnarsi semplicemente in conflitti superficiali come gli attacchi DDoS. Jesse William suggerisce che le minacce reali non ricevono attenzione e che gli hacktivisti devono iniziare a smantellare le vere reti di guerra basate sulla conoscenza e concentrarsi sui meccanismi di controllo più profondi per causare un cambiamento significativo.

    I principi fondamentali dell’hacktivismo e il paradosso

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    Gli hacktivisti – ci racconta Jesse Williams – si fondano su diversi principi chiave come denunciare ed esporre la corruzione e gli illeciti, combattere la censura e difendere la privacy digitale, supportare le comunità emarginate e quelle oppresse (cruciale) e contrastare la propaganda e la disinformazione (azione vitale). Il modo in cui gli hacktivisti agiscono su questi principi rivela il loro vero impegno nei loro confronti e allo stesso tempo alcune ideologie possono essere distorte per servire come strumenti di controllo.

    Il paradosso è che la ricerca dell’idealismo può talvolta rispecchiare la stessa oppressione che gli hacktivisti mirano a smantellare, intrappolando infine le persone all’interno del sistema che cercano di liberare. McGraw ha un legame personale con questo movimento: durante il suo percorso di hacking, l’hacktivismo ha svolto un ruolo fondamentale. Tuttavia, ci dice che se avesse saputo allora ciò che sa ora, il suo percorso sarebbe stato diverso.

    Una fonte di ispirazione per un cambiamento significativo: il più grande hack di tutti

    Mentre l’attacco di Dark Storm era guidato da motivazioni geopolitiche, prendendo di mira entità percepite come sostenitori di Israele, mentre X è utilizzato da molti sostenitori pro-palestinesi: l’attacco così paradossalmente ha messo a tacere le voci che sostenevano la loro causa. Come potrebbe finire: le azioni volte a sfidare gli oppressori percepiti possono inavvertitamente danneggiare coloro che intendono sostenere. L’hacktivismo contemporaneo nello sfidare le vere strutture di potere è limitato e necessita di azioni più incisive che vadano oltre i gesti simbolici e invece prendano di mira le cause profonde dei problemi sistemici.

    “[…] l’hack che tutti stavamo aspettando in questo momento non è digitale ma ideologico”. _ Jesse William McGraw

    Jesse William consiglia alla nuova generazione di iniziare ad ascoltare i testi di Zack de la Rocha da Rage Against the Machine come fonte di profonda ispirazione per un cambiamento significativo. La vera libertà implica il riconoscimento e la liberazione da questo controllo ideologico, piuttosto che impegnarsi in atti superficiali di resistenza. Questa consapevolezza è vista come il “più grande hack” di tutti.

    Olivia Terragni
    Autore, ex giornalista, laureata in Lettere e Filosofia con indirizzo storico-economico e poi in Architettura, ha poi approfondito i suoi studi in Network Economy e in Informations Economics, conclusi con un Master in Cyber Security e Digital Forensics e un Master in Filosofia e Governance del Digitale. Appassionata di innovazione tecnologica e sistemi complessi e della loro gestione nell’ambito della sicurezza e della loro sostenibilità in contesti internazionali. Criminalista. Velista ottimista.

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