Redazione RHC : 18 Aprile 2023 07:17
Gli hacker di NoName057(16) riavviano le attività ostili contro obiettivi italiani, a distanza di circa 3 settimane dall’ultimo attacco di distributed denial of a service (DDoS) sferrato contro l’Atac lo scorso 26 marzo.
Questa volta a farne le spese è il sito del Ministero del Lavoro e l’immancabile sito dei Carabinieri, che è rimasto vittima degli attacchi DDoS del gruppo per ben 5 volte.
NoName057(16) nel primo post dedicato al Ministero del Lavoro, linka un precedente post che avevamo pubblicato relativo al rientro di Baldoni nell’Agenzia di Cybersicurezza Nazionale (ACN) e riportano quanto segue:
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E ancora Italia
In precedenza, abbiamo già effettuato una serie di attacchi informatici ai siti delle infrastrutture critiche di questo paese grazie al sostegno del regime criminale di Zelensky da parte delle sue autorità.
Sulla base della reazione dei cittadini italiani sul Web e delle parole di sostegno a noi rivolte, abbiamo appreso che non tutti gli italiani sostengono la politica russofoba delle autorità del loro paese🤬
Per alcuni una serie di nostri attacchi è diventata motivo di rassegnazione (ciao Baldoni)😉
Secondo i media, l'Italia ha recentemente consegnato all'Ucraina circa 20 supporti di artiglieria semoventi M109L, quindi stiamo tornando agli attacchi contro obiettivi italiani e dimostreremo chiaramente a cosa portano tali decisioni😈
Abbiamo ucciso il sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali:
Andando ad effettuare una verifica a distanza di oltre 4 ore dall’inizio dell’attacco DDoS, la situazione ancora non è tornata alla piena normalità come riporta l’analisi Check-Host:
Successivamente NoName attacca il sito dei Carabinieri, che come abbiamo detto è risultato per la quinta volta vulnerabile agli attacchi della gang filorussa che riporta quanto segue:
Il portale dell'organizzazione dei carabinieri italiani è stato sbattuto:
Anche in questo caso, andando ad effettuare una verifica a distanza di oltre 4 ore dall’inizio dell’attacco DDoS, la situazione ancora non è tornata alla piena normalità come riporta l’analisi Check-Host:
NoName057(16) è un gruppo di hacker che si è dichiarato a marzo del 2022 a supporto della Federazione Russa. Hanno rivendicato la responsabilità di attacchi informatici a paesi come l’Ucraina, gli Stati Uniti e altri vari paesi europei. Questi attacchi vengono in genere eseguiti su agenzie governative, media e siti Web di società private
Le informazioni sugli attacchi effettuati da NoName057(16) sono pubblicate nell’omonimo canale di messaggistica di Telegram. Secondo i media ucraini, il gruppo è anche coinvolto nell’invio di lettere di minaccia ai giornalisti ucraini. Gli hacker hanno guadagnato la loro popolarità durante una serie di massicci attacchi DDOS sui siti web lituani.
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Relativamente all’Italia, il gruppo ha effettuato una serie di attacchi di Distributed Denial of Service ad obiettivi come:
Le tecniche di attacco DDoS utilizzate dal gruppo sono miste, prediligendo la “Slow http attack”.
Un attacco DDoS (Distributed Denial of Service) è un tipo di attacco informatico in cui vengono inviate una grande quantità di richieste a un server o a un sito web da molte macchine diverse contemporaneamente, al fine di sovraccaricare le risorse del server e renderlo inaccessibile ai suoi utenti legittimi.
Queste richieste possono essere inviate da un grande numero di dispositivi infetti da malware e controllati da un’organizzazione criminale, da una rete di computer compromessi chiamata botnet, o da altre fonti di traffico non legittime. L’obiettivo di un attacco DDoS è spesso quello di interrompere le attività online di un’organizzazione o di un’azienda, o di costringerla a pagare un riscatto per ripristinare l’accesso ai propri servizi online.
Gli attacchi DDoS possono causare danni significativi alle attività online di un’organizzazione, inclusi tempi di inattività prolungati, perdita di dati e danni reputazionali. Per proteggersi da questi attacchi, le organizzazioni possono adottare misure di sicurezza come la limitazione del traffico di rete proveniente da fonti sospette, l’utilizzo di servizi di protezione contro gli attacchi DDoS o la progettazione di sistemi resistenti agli attacchi DDoS.
Occorre precisare che gli attacchi di tipo DDoS, seppur provocano un disservizio temporaneo ai sistemi, non hanno impatti sulla Riservatezza e Integrità dei dati, ma solo sulla loro disponibilità. pertanto una volta concluso l’attacco DDoS, il sito riprende a funzionare esattamente come prima.
L’hacktivismo cibernetico è un movimento che si serve delle tecniche di hacking informatico per promuovere un messaggio politico o sociale. Gli hacktivisti usano le loro abilità informatiche per svolgere azioni online come l’accesso non autorizzato a siti web o a reti informatiche, la diffusione di informazioni riservate o il blocco dei servizi online di una determinata organizzazione.
L’obiettivo dell’hacktivismo cibernetico è di sensibilizzare l’opinione pubblica su questioni importanti come la libertà di espressione, la privacy, la libertà di accesso all’informazione o la lotta contro la censura online. Gli hacktivisti possono appartenere a gruppi organizzati o agire individualmente, ma in entrambi i casi utilizzano le loro competenze informatiche per creare un impatto sociale e politico.
È importante sottolineare che l’hacktivismo cibernetico non deve essere confuso con il cybercrime, ovvero la pratica di utilizzare le tecniche di hacking per scopi illeciti come il furto di dati personali o finanziari. Mentre il cybercrime è illegale, l’hacktivismo cibernetico può essere considerato legittimo se mira a portare all’attenzione pubblica questioni importanti e a favorire il dibattito democratico. Tuttavia, le azioni degli hacktivisti possono avere conseguenze legali e gli hacktivisti possono essere perseguiti per le loro azioni.
L’attacco “Slow HTTP Attack” (l’articolo completo a questo link) è un tipo di attacco informatico che sfrutta una vulnerabilità dei server web. In questo tipo di attacco, l’attaccante invia molte richieste HTTP incomplete al server bersaglio, con lo scopo di tenere occupate le connessioni al server per un periodo prolungato e impedire l’accesso ai legittimi utenti del sito.
Nello specifico, l’attacco Slow HTTP sfrutta la modalità di funzionamento del protocollo HTTP, che prevede che una richiesta HTTP sia composta da tre parti: la richiesta, la risposta e il corpo del messaggio. L’attaccante invia molte richieste HTTP incomplete, in cui il corpo del messaggio viene inviato in modo molto lento o in modo incompleto, bloccando la connessione e impedendo al server di liberare le risorse necessarie per servire altre richieste.
Questo tipo di attacco è particolarmente difficile da rilevare e mitigare, poiché le richieste sembrano legittime, ma richiedono un tempo eccessivo per essere elaborate dal server. Gli attacchi Slow HTTP possono causare tempi di risposta molto lenti o tempi di inattività del server, rendendo impossibile l’accesso ai servizi online ospitati su quel sistema.
Per proteggersi da questi attacchi, le organizzazioni possono implementare soluzioni di sicurezza come l’uso di firewall applicativi (web application firewall o WAF), la limitazione delle connessioni al server e l’utilizzo di sistemi di rilevamento e mitigazione degli attacchi DDoS.