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GhostRace: la vulnerabilità presente nelle moderne CPU che fa tremare tutti i sistemi operativi

Redazione RHC : 13 Marzo 2024 16:01

È stata scoperta una nuova minaccia con il nome in codice GhostRace (CVE-2024-2193). Tale bug è stato registrato dai gruppi di ricerca della Libera Università di Amsterdam e della filiale europea di IBM Research. La vulnerabilità colpisce gli strumenti di sicurezza di base dei sistemi operativi. Può portare a gravi conseguenze, tra cui la fuga di dati e l’interruzione di meccanismi importanti.

GhostRace sfrutta le funzionalità dei moderni processori, ovvero la loro capacità di prevedere la sequenza di esecuzione dei comandi. In questo modo gli aggressori possono causare errori nella sincronizzazione dei processi del sistema operativo. Tali processi vengono utilizzati per l’accesso non autorizzato ai dati e l’esecuzione di codice dannoso.

Il bug sfrutta il meccanismo di esecuzione speculativa, creando condizioni in cui il sistema può erroneamente credere che la memoria è liberata e utilizzabile nuovamente. Il difetto consentirà di recuperare le informazioni dalla memoria di sistema a una velocità inaspettatamente elevata.

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    Il CVE-2024-2193 copre una vasta gamma di dispositivi. Questo poichè colpisce tutti i principali produttori di processori (Intel, AMD, ARM, IBM) e sistemi operativi che utilizzano meccanismi di sincronizzazione standard.

    I ricercatori hanno anche suggerito metodi per combattere la minaccia. AMD si è concentrata sull’applicazione delle difese esistenti contro attacchi come Spectre-v1, ma la risposta di Linux è stata più complessa. Gli esperti hanno cercato di capire come eliminare il rischio di sovraccarico della CPU senza toccare direttamente la radice del problema.

    Di conseguenza, il gruppo di ricerca ha consigliato di serializzare il processo di esecuzione speculativa all’interno delle primitive di sincronizzazione. Tale risoluzione ha comportato l’aggiunta di sole due righe di codice. Queste modifiche, inclusa l’aggiunta di un’istruzione lfence dopo l’operazione lock cmpxchg, aumentano il carico solo del 5%. 

    Un piccolo calo di prestazioni sembra un prezzo ragionevole da pagare per una migliore protezione del kernel Linux da attacchi speculativi.

    Redazione
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