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Effetti psicologici dei social sui più piccoli: cosa spinge un adolescente ad utilizzarli?

Daniela Farina : 6 Settembre 2021 13:16

Autore: Daniela Farina

Data Pubblicazione: 06/09/2021

Se ricevere un feedback esterno tramite i social può rafforzare il nostro senso di autostima e la percezione che abbiamo di noi stessi, nonchè la possibilità di mostrarci al meglio e ottenere facilmente dagli altri un attestato di stima e approvazione, grazie ad un semplice “like” o “cuore”, cosa pensano gli adolescenti quando pubblicano qualcosa e non ricevono alcun commento e “nessun pollice in su”?

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Ad oggi l’utilizzo degli smartphone è sempre più precoce, correlato all’accesso ai social media con conseguenze che sembrano diventare a volte incontrollabili. Ne ho già parlato nel mio articolo da Accesso alla rete ad Eccesso di retein quanto se da un lato gli strumenti digitali risultano essere un’opportunità, dall’altro bisogna porre attenzione alle problematiche dovute al loro utilizzo e agli effetti negativi a breve e lungo termine che si manifestano nell’infanzia e nell’adolescenza.

Quando si inizia ad entrare nel mondo virtuale?

Numerose ricerche registrano dati particolarmente preoccupanti. Tra i 10 e gli 11 anni la maggior parte dei giovani adolescenti possiede uno smartphone e l’esordio sui social avviene proprio nella fascia under 10, nonostante teoricamente sia prevista un’età minima di accesso.

Ne consegue un enorme rischio in quanto la percezione del pericolo e degli aspetti negativi e reali delle proprie azioni potrebbe essere sottostimata proprio a causa della mancanza di esperienza data dalla giovanissima età e dalle limitate competenze digitali.

Aumenta il senso di insicurezza e fragilità, si manifestano complessi fenomeni legati a uno stato di alienazione che allontana tutti dalla realtà concreta per vivere in un contesto virtuale, insidioso, complicato.

Qual è il legame tra giovani adolescenti e mondo?

I social network permettono la conoscenza di nuove persone e fungono letteralmente da ponte tra il mondo reale e il mondo virtuale. ll ruolo dei social network sull’autostima è importante ancora di più se riferito agli adolescenti, in quanto sono la fascia di età che ne usufruisce di più.

Il vantaggio nell’utilizzo dei social network è che permettono una formazione all’ambiente virtuale dell’individuo, perché connettono il suo mondo reale con il suo mondo virtuale. Questo grazie alla creazione di nuovi legami e al mantenimento di amicizie di vecchia data. Nonostante alcuni aspetti positivi, questi strumenti tecnologici sono un’arma a doppio taglio.

Perché i social sono così importanti per i ragazzi?

I social network sono importanti per i ragazzi, soprattutto adolescenti, perché sembrano consentire loro di soddisfare alcuni dei bisogni e delle necessità più importanti e caratteristiche della fase evolutiva che attraversano, tra cui in particolare:

  • il bisogno di appartenenza al gruppo dei pari, e di separazione da quello familiare;
  • il bisogno di costruzione ed affermazioni di un’identità personale e separata da quella genitoriale;
  • Il bisogno di soddisfare curiosità riguardanti argomenti che off-line sono solitamente, ritenuti, tabù come: il sesso;
  • Il bisogno di uno spazio in cui poter trovare una soluzione al senso di isolamento che spesso provano potendo condividere con coetanei le proprie esperienze di disagio e sofferenza.

Le recenti indagini (Eu Kids on line, 2018) dimostrano, alcuni cambiamenti significativi nei repertori comunicativi dei più giovani, vale a dire nelle piattaforme più usate e nelle pratiche comunicative messe in atto per restare in contatto con i pari.

È stato rilevato, in particolare, il progressivo abbandono di piattaforme di social networking come Facebook, considerato oramai un mezzo di comunicazione più per genitori, insegnanti e politici, a favore di App di messaggistica istantanea (WhatsApp) App di foto e video sharing (Instagram, Musical.Ly etc).

Le App pocanzi menzionate oltre a costituire luoghi virtuali di comunicazione e confronto in cui potersi incontrare ed in cui poter esprimere se stessi, a volte, possono diventare, per bambini ed adolescenti, anche lo scenario virtuale, all’interno del quale prendono forma situazioni e contenuti non propriamente adeguati alla loro età e che possono portare a gravi conseguenze off-line.

Come in precedenza sottolineato, i rischi più evidenti e temuti sono legati alla violazione della Privacy oltre che alla possibilità di facilitare “il subire” o “l’agire” comportamenti inadeguati e lesivi.

Le app che in particolare fanno della loro caratteristica precipua, la natura effimera dei contenuti postati, e al contempo l’istantaneità dei messaggi inviati, costituiscono, dunque, il contesto virtuale prescelto ed ideale per agire comportamenti da cyberbullo e per praticare Sexting (inviare foto o video erotici di se stessi e riceverne); ma anche ambiente ottimale per diffondere materiale pedopornografico da parte di adulti che si fingono coetanei (cyberpedofili).

Inoltre, possono configurarsi, anche, importanti problemi legati alla privacy ed alla possibilità di entrare in contatto con potenziali offender, soprattutto quando il bambino e/o il ragazzo nell’uso dei social, scelgono di mantenere pubblico il loro profilo, pur di ottenere un maggior numero di “seguaci” e/o abilitano servizi di geolocalizzazione, per far conoscere la propria posizione e conoscere quella di tutti gli altri utenti, in tempo reale.

Bambini e adolescenti, attivando il servizio di localizzazione, offerto da alcune delle App da loro utilizzate, rischiano di rivelare in modo inconsapevole o involontario, ad un vasto numero di persone, tra cui possibili Offender: dove abitano, dove vanno a scuola e quali posti frequentano maggiormente!

Le App di video-sharing, in voga anche tra i bambini e non solo tra gli adolescenti, dal canto loro, consentendo di registrare video musicali di pochi secondi, forniscono ai giovani utenti, a volte, un vero e proprio palcoscenico in cui esibirsi, lontano dal controllo dei genitori e davanti ad un vasto pubblico di amici e sconosciuti, esponendoli a possibili commenti offensivi ed aggressivi da parte degli altri utenti così come a possibili contatti con adulti potenziali abusanti.

Accade, infatti, che a volte, al fine di ottenere il maggior numero di “mi piace” i giovani utenti di queste applicazioni, si adoperino in esibizioni in cui il proprio corpo involontariamente, finisce per essere, ostentato in movimenti erotizzati e caratterizzato da un abbigliamento non consono. Aspetti questi che, conseguenza di un comportamento poco pensato e non esplicitamente mirante a sedurre, tuttavia ben si accordano alle condotte disfunzionali di possibili cyber-pedofili, nella peggiore delle ipotesi, o che espongono i bambini ed i ragazzi a commenti offensivi ed aggressivi da parte degli altri utenti che possono, pesantemente, ledere la loro sensibilità.

Autostima : interazione con i social

Nella nostra società è sempre più difficile, se non impossibile, incontrare qualcuno che non sia iscritto ad almeno un social network. Probabilmente, se incontrassimo qualcuno che oggi non sente il bisogno di condividere alcuni aspetti della propria vita attraverso i social network a familiari, amici e sconosciuti, penseremmo di lui che è un eccentrico e un asociale.

Oltre all’aspetto più ludico, di passatempo e relazionale, social network sono diventati un momento importante della nostra giornata, soprattutto grazie alla condivisione di contenuti personali.

Condividere cosa ci piace, quello che pensiamo o facciamo sui social network ha un insospettato vantaggio. Ci dà la possibilità di mostrarci al meglio e ottenere facilmente dagli altri un attestato di stima e approvazione, grazie ad un semplice “like” o “cuore” da parte loro.

William James, psicologo e filosofo americano, definiva l’autostima come un processo derivato dal rapporto tra sé reale e sé ideale.

Ricevere un feedback esterno può rafforzare il nostro senso di autostima e la percezione che abbiamo di noi stessi. Per capire l’importanza dell’autostima all’interno delle nostre vite è necessario andare ad analizzare il sé reale, ciò che siamo, ed il sé ideale, ciò che vorremmo essere. Più è grande il distacco tra i due e più sarà difficile credere in noi stessi. Il sé ideale può essere sia fonte di crescita e di stimolo, sia fonte di dolore per il non raggiungimento dei propri obiettivi.

Per questo, vengono distinte persone con bassa ed alta autostima.

Chi gode di alta autostima tende ad essere più deciso, mentre chi possiede una bassa autostima tende ad essere più arrendevole, soprattutto se si incontrano degli ostacoli durante la realizzazione di sé stessi. Prendendo in considerazione la figura dell’influencer, l’individuo viene esposto a dei canoni di bellezza poco realistici e quasi inverosimili. Canoni di bellezza difficilmente raggiungibili, che provocano disagio con la propria figura corporea.

Un altro importante ruolo dei social network sull’autostima riguarda il “like”.

L’essere umano ha un innato bisogno di approvazione e consenso. A dimostrare tutto ciò, c’è la tendenza a mostrare pubblicare solo quei tratti che riteniamo essere positivi. Questo non fa altro che denotare una grande insicurezza ed una bassa autostima

Quando l’autostima si misura con i like?

I social network accolgono, un numero impressionante di persone con la garanzia di connessioni e interazioni che danno la sensazione di non essere mai soli, che ci sia sempre qualcuno pronto a parlare e condividere con loro, ma che possono avere anche effetti opposti. I social sono come una vetrina in cui al centro è posta l’identità delle persone, quella virtuale, in cui ognuno sceglie in che modo presentare e rappresentare se stesso agli altri.

Ma cosa avviene quando si pubblica qualcosa e non si riceve alcun commento e “nessun pollice in su”?

Chi non riceve feedback ai propri post, messaggi, aggiornamenti del profilo Facebook rischia di sentirsi escluso e non accettato. I social network permettono in pochi click di aumentare il numero di amici, di pubblicare post, di restare continuamente connessi ma tale senso di appartenenza rischia di essere molto fragile.

Nella società di oggi, focalizzata sul modo in cui ciascuno raffigura e rappresenta se stesso attraverso selfie, commenti, immagini, video, gli altri diventano pubblico di ciò che esponiamo, un pubblico che, seppur dietro uno schermo, osserva, risponde e giudica. Se si ricevono apprezzamenti, commenti positivi, è accresciuto il senso di autoefficacia ma quando un semplice gesto, come quello di spostare il mouse sullo schermo e cliccare su “Mi piace” non viene effettuato, può generare molta frustrazione.

Gli individui che hanno uno scopo concreto nella vita e sono motivati a perseguirlo, anche a beneficio degli altri, sembrerebbero essere meno influenzati dalla popolarità sui social media, per quanto riguarda la stima di sé e delle proprie capacità. Le persone propositive e orientate al futuro sarebbero maggiormente in grado di gestire il legame tra riscontro positivo esterno e la propria autostima.

Questo avverrebbe grazie alla capacità di preferire e considerare più significativi i benefici a lungo termine, rispetto a piccole ricompense immediate, come quelle date da un like a una foto su Facebook appunto. Pensiamoci la prossima volta che cercheremo una frase brillante da postare in bacheca o un luogo da visitare, in base al grado di “instagrammabilità” delle foto che faremo. A quanto pare non sempre è vero il detto: “meglio un uovo oggi che una gallina domani”.

Perché l’equilibrio psichico è così fragile?

L’adolescenza è una fase in cui il ragazzo si trova di fronte a forti cambiamenti che lo costringono ad entrare in contatto con aspetti nuovi di sé. Ci si può sentire confusi e disorientati e si va alla continua ricerca di conferme sociali, di punti di riferimento, di nuovi modelli con cui confrontarsi. Il cosiddetto gruppo dei pari acquista un ruolo importante nella costruzione della propria identità. L’immagine che il gruppo attribuisce alla singola persona determina la percezione di sé e del proprio valore.

Ma cosa avviene se tale processo si sposta sulla rete?

In una realtà come quella virtuale, in cui si interagisce con centinaia, migliaia di persone contemporaneamente, si è intensificato l’impatto che gli altri hanno sulla propria autostima. Il rischio di sentirsi esclusi è molto alto soprattutto in un’età dove il riconoscimento e l’accettazione sociale diventano punti fondamentali.

È facilmente comprensibile che riconoscimenti positivi ai propri post possano procurare piacere, ma quando la complessità dei bisogni di accettazione si riduce nella ricerca spasmodica di contatti e di “mi piace”, si rischia di affidare il valore di sé alla Rete.

La linea che separa il mondo reale dal mondo virtuale si assottiglia e il profilo sul social network rischia di diventare l’unico specchio nel quale riflettere la propria persona, in un’immagine che resta distorta e in un senso di autostima alterato dalla misura in like”

Quali sono i social più utilizzati dai giovani?

Ad oggi il social più usato dai ragazzi sembra essere Instagram, ma TikTok esploso tra fine 2019 e inizio 2020 ha generato un fenomeno incontrollabile, legato ad un meccanismo di sfide o più precisamente di challenge social, diventando sotto alcuni punti di vista, in brevissimo tempo, una pericolosa Si pensi a quanto fatto dal Garante per la protezione dei dati personali dopo la terribile vicenda della bambina di Palermo.

TikTok

TikTok è una delle applicazioni di social media più diffuse attualmente nel mondo tra gli adolescenti e i giovani adulti, contando circa 800 milioni di utenti al mese. Creata nel 2016 con il nome musical.ly, l’app cinese è diventata ufficialmente TikTok nel 2017, e solo nel 2019 sono state registrate 738 milioni di prime installazioni. L’età minima per iscriversi è stata fissata a 13 anni, mentre lo scambio di messaggi tra gli utenti è riservato ai maggiori di 16 anni.

Ma cosa si fa su TikTok?

Una delle attività principali consiste nella creazione dei “LipSync-Videos”, ovvero brevi filmati in cui l’utente canta in playback canzoni popolari del momento; questi possono poi essere condivisi tra più utenti e vengono spesso replicati. Vista la grande diffusione dell’applicazione, e considerando che la maggior parte degli utenti sono giovani e giovanissimi è stata spesso sollevata la questione della privacy e della sicurezza (ad esempio rispetto al fatto che spesso i ragazzi che creano i video lo fanno nelle loro camere, che vengono quindi rese visibili al pubblico); è stato inoltre segnalato il rischio che l’app diventi il mezzo di diffusione di episodi di cyber-bullismo.

TikTok diventa spesso anche il mezzo di trasmissione di informazioni sulla politica, contenuti educativi e promozioni di vendita, assumendo un ruolo ancora più rilevante nel panorama dei social media.

Un ampio uso di TikTok viene fatto anche allo scopo di diffondere contenuti riguardanti la salute pubblica: durante la pandemia di COVID-19, per esempio, sono stati realizzati numerosi video con questo tema nelle sue diverse declinazioni (dalla diffusione di informazioni relative alla protezione e alla sicurezza fino alla condivisione di paure e timori), ottenendo centinaia di migliaia di visualizzazioni

Quali sono dunque le motivazioni dietro all’utilizzo così intenso di TikTok?

Nonostante TikTok sia una delle applicazioni più utilizzate al momento, in particolare da giovani e giovanissimi, mancano studi e ricerche sulle dinamiche psicologiche correlate al suo utilizzo. È stato rilevato in particolare che i bisogni alla base dell’uso esteso di TikTok sono di tipo affettivo e di intrattenimento, manifestandosi soprattutto nell’obiettivo di espandere la propria rete sociale, ottenere fama ed esprimersi dal punto di vista artistico.

TikTok è al momento uno dei fenomeni più significativi nel campo dei social media, che interessa soprattutto la popolazione degli adolescenti, e che il suo impatto a livello psicologico, sebbene in parte intuito, non è ancora del tutto conosciuto: per questo sono necessari ulteriori studi che vadano ad approfondire il significato dell’utilizzo dell’app nei giovanissimi, considerando le nuove modalità comunicative che caratterizzano la loro generazione, e verificandone la sicurezza in termini di condivisione di informazioni personali ed eventuale esposizione ad atti di cyber-bullismo.

Cosa sono le challenges?

Il termine challenge mutuato dall’inglese assume molteplici significati in italiano. In generale significa sfidare qualcuno, in ambito digitale. Social challenges o sfide social rappresentano un fenomeno attraverso il quale si cerca di dimostrare a se stessi e agli altri di saper fare qualcosa, di essere coraggiosi in determinate situazioni, a volte anche pericolose.

Le dinamiche psicologiche alla base di queste sfide comportano la presenza di un pubblico molto vasto e coloro i quali vi partecipano sono alla ricerca di visibilità e accettazione attraverso il meccanismo dei like e dei commenti. Ogni sfida diventa quindi un contenuto video registrato e condiviso in rete che viaggia così nel mondo digitale.

Tali contenuti diventano virali, raggiungendo popolarità in brevissimo tempo e il rischio di emulazione è molto elevato: imitare e impressionare il proprio gruppo dei pari sancisce o rinforza il senso di appartenenza a un gruppo, oltre ad accrescere superficialmente il proprio livello di autostima.

Esistono infatti challenges con scopi benefici, che inducono la trasmissione e la condivisione di un messaggio positivo e challenges letteralmente pericolose.

Le challenges definite estreme rappresentano sfide per compiere delle vere e proprie azioni di coraggio.

Recentemente si è sentito molto parlare di BlackOut Challenge e Hanging Challenge, presunte sfide in cui si prevede che il partecipante stringa una cintura intorno al collo e resista il più possibile, una certa similitudine con il fenomeno Blue Whale capace di indurre una suggestione tale da portare i giovani partecipanti a compiere atti di autolesionismo, azioni molto pericolose fino ad arrivare in casi estremi anche al suicidio

.

Attraverso questi fenomeni i ragazzi si confrontano riguardo le varie tappe, si incoraggiano reciprocamente, si incitano a progredire nel mettere in atto azioni pericolose e tendono a mantenere segrete queste pratiche in particolar modo riuscendo a nasconderle agli adulti.

Non ci sono ancora evidenze riguardo la diffusione di tali fenomeni, ma di challenges estreme si parla da molto e seppur non è ancora chiara la correlazione tra i casi di suicidio e la partecipazione ad esse, alcuni dati registrano episodi gravissimi che destano enorme preoccupazione.

Un elemento imprescindibile riguarda la fragilità di un periodo di crescita molto turbolento durante il quale la profonda sofferenza interiore può portare i ragazzi a compiere anche atti di autolesionismo. Il problema è comprendere e accogliere la complessità di un naturale processo di crescita che coincide però con l’esplosione del digitale un’interazione non sempre sana. Per la natura stessa della tecnologia, in continua evoluzione, i rischi in cui possono incorrere bambini e adolescenti nell’uso quotidiano dei social media sono potenzialmente sempre diversi.

A questo si aggiungono, poi, una serie di fattori e condizioni che possono interessare in maniera specifica ogni singolo giovane: una particolare fase evolutiva che sta attraversando, condizioni e situazioni sociali, il ruolo esercitato dai genitori o dagli educatori. Affinché il digitale possa rappresentare per i più giovani una valida risorsa e uno strumento di apprendimento e di socializzazione, è fondamentale promuovere un uso consapevole delle nuove tecnologie; un processo che deve coinvolgere necessariamente anche i genitori e che permetterebbe loro di diventare un punto di riferimento e di essere in grado di riconoscere eventuali segnali di pericolo o aiuto. In casi come questo, il consiglio è sempre quello di confrontarsi con uno specialista dell’età evolutiva, così da analizzare in modo critico la situazione e capire come meglio agire.

La vasta diffusione dei dispositivi mobili, in particolare di smartphone e tablet, ha ampliato le coordinate spazio-temporali della navigazione on-line, di genitori e figli fornendo loro, un modo più veloce e creativo di comunicare, condividere, ed insieme di avere un accesso continuo ad una fonte inesauribile di informazioni ed opportunità per l’apprendimento ed il lavoro.

Attualmente, tale è la presenza dei nuovi media nella nostra vita quotidiana ed, in particolare, in quella di bambini ed adolescenti, che non c’è più soluzione di continuità tra esperienza on-ed off-line! Il concetto di Rete è divenuto fluido, senza confini e la frequentazione del mondo virtuale, soprattutto Social, costituisce, per i ragazzi e non solo, un nuovo, importante modo per “essere” ed “esserci” nella Società attuale!

Tuttavia la pervasività e la privatizzazione della Rete ha anche esposto i giovani utenti, a numerosi possibili rischi, dei quali non sempre dimostrano di avere un’adeguata percezione e consapevolezza né i figli né i genitori (EU Kids, 2018). Oggi, infatti, anche se ci sentiamo tutti “digitali”, giovani e meno giovani, tanto da credere di aver colmato il gap che divideva le due generazioni, in realtà alla nostra presunta dimestichezza con i vari mezzi informatici, non corrisponde, ancora, un’effettiva competenza in grado di orientare in modo critico e sicuro il loro utilizzo.

Bambini ed adolescenti, pur essendo particolarmente capaci ed abili, nell’uso di smartphone e tablet, non conoscono realmente le potenzialità dello strumento comunicativo che utilizzano né tantomeno dimostrano di possedere quella capacità critica che gli consentirebbe di valutare adeguatamente le conseguenze delle loro ed altrui azioni on-line; a ciò si aggiunge, la preoccupante costatazione che, i giovani cybernauti spesso non hanno neanche l’opportunità di ricevere informazioni utili, in merito, dagli adulti di riferimento.

I genitori, infatti, nella maggior parte dei casi, non sono in grado di assumere, per i loro figli, un ruolo di guida, su come comportarsi in Rete, sia perché non medialmente competenti sia, perché, di fatto, vivono on-line una vita molto simile a quella dei loro ragazzi! Ad accomunarli è infatti, la quasi totale inconsapevolezza delle conseguenze delle loro attività, in Rete ed in particolare sui Social.

All’iper-connessione, in cui sono coinvolti figli e genitori, deve, dunque, necessariamente accompagnarsi anche, una corretta educazione ai media, affinché la frequentazione degli ambienti virtuali e la fruizione e creazione dei contenuti multimediali, li preservino dall’incorrere in comportamenti e situazioni rischiose.

I rischi, cui possono incorrere bambini ed adolescenti, durante la navigazione on-line ed in particolare nell’uso quotidiano dei social media, sono in continua evoluzione così come lo è la nuova tecnologia che ne costituisce il territorio d’espressione.

Recenti indagini condotte sul tema in questione, hanno riscontrato la possibilità per i giovani utenti d’imbattersi in una serie di rischi:

  • di contenuto, come l’esposizione a contenuti razzisti che incitano alla violenza contro minoranze etniche o religiose e a contenuti negativi pro-anoressia, pro-bulimia, pro-autolesionismo, pro- suicidio;
  • di contatto, come l’Adescamento-online, la Cyber-Pedofilia e la Pedo-pornografia.
  • di comportamento, come il Cyberbullismo ed il Sexting.

Altri pericoli, cui possono incorrere i giovani internauti riguardano rischi: commerciali, come l’essere vittima di una truffa; di tipo tecnico, come virus e malware e connessi all’uso improprio di dati personali. Fra i rischi legati alla privacy, i più comuni fra i ragazzi sono la violazione del proprio profilo sui social network, la diffusione di informazioni false o riservate sul proprio conto ed il contatto con persone che fingono di essere qualcun altro; questo tipo di rischi costituiscono le situazioni che maggiormente sembrano temere e preoccupare i ragazzi, durante le loro attività social on-line.

La navigazione on-line ed, in particolare quella all’interno dei Social Network, non può, tuttavia, essere demonizzata e vietata ai minori! È infatti, indubbia la rilevanza che essa riveste nell’ambito dell’informazione e della socializzazione, così come è indiscutibile il valore che risulta avere riguardo l’esplorazione e sperimentazione della identità intra- ed inter-personale, di pre adolescenti ed adolescenti.

È importante dunque, che gli adulti di riferimento, si soffermino a comprendere e significare cosa vuol dire per i ragazzi “essere social” e dimostrino un interesse condiviso e competente per le loro pratiche on-line; così come, primariamente, è fondamentale che genitori e figli abbiano una visione più chiara e critica circa le opportunità ed i rischi che riserva la social-navigazione .

Genitori “attivi” ed “efficaci” nel rapporto tra i figli ed i dispositivi digitali

Per i ragazzi è oramai diventata impensabile una quotidianità ed una vita sociale che, non siano almeno in parte scandite ed attraversate dai Social Media e quindi dall’uso dei dispositivi mobili. Il minore da tutelare, oggi, è un soggetto dotato di uno strumentario tecnologico personale complesso, costituito da: PC, smartphone, tablet, etc., che gli viene messo a disposizione molto precocemente e che autogestisce nell’intero arco della giornata, spesso senza alcun specifico controllo e senza alcuna specifica indicazione in merito ad uso corretto, da parte dei genitori.

Lo smartphone, in particolare, è diventato una vera e propria estensione del corpo e della mente dei suoi giovani utilizzatori e, consentendo un “contatto perpetuo con i pari”, ha rafforzato l’importanza dei Social Media nelle loro pratiche comunicative, rendendoli anche i principali utilizzatori. L’accesso sociale al gruppo di amici costituisce, infatti, spesso, la prima motivazione per bambini ed adolescenti ad utilizzare quotidianamente internet e lo smartphone (Indagine Eu Kids on-line 2018).

I social network sono, inoltre, il principale mezzo attraverso il quale i più giovani condividono e producono contenuti multimediali di vario genere : testo, immagini, foto, video etc. allo scopo di esprimere se stessi e le proprie passioni. Una fruizione questa dei device che, depotenzia e rende inutile il ricorso a strategie proibizionistiche e di stampo autoritario da parte degli educatori, come possibili strategie di tutela, e che più che mai richiede una partecipazione attiva e competente, da parte degli adulti di riferimento, nelle attività on-line dei propri figli.

Come possono i genitori intervenire per rendere più sicuro l’uso dello smartphone e degli altri dispositivi mobili da parte dei loro figli?

È fondamentale, per la sicurezza on-line dei nostri figli, sostenere l’uso del web in famiglia, attraverso un confronto competente e momenti di reale condivisione e non attraverso un atteggiamento punitivo e restrittivo. È solo attraverso un dialogo consapevole ed informato che è possibile divenire “genitori attivi” ed “efficaci” nel rapporto tra i figli e dispositivi digitali.

Essere genitori “attivi” ed “efficaci” vuol dire, essere genitori medialmente competenti e non solo dispensatori di regole e restrizioni. Il modo migliore per proteggere i propri ragazzi dai rischi della navigazione on-line per gli adulti, va ricercato nel rafforzare la propria competenza mediale, conoscere il mondo digitale, essere in grado di individuare e sfruttare le opportunità che offre, ma anche saper valutare in modo obiettivo e critico i potenziali pericoli che vi si nascondono.

Come?

Partecipando a momenti informativi e di confronto con esperti ed altri genitori, ricercando autonomamente informazioni, chiarimenti ed indicazioni all’interno della Rete stessa! Ma non solo! Essere «genitori attivi, vuol dire anche, infatti: saper dare spazio, nel rapporto quotidiano con i propri figli, ad un ascolto non giudicante, ad una comprensione empatica che, consenta di ascoltare sempre il loro punto e soprattutto di mostrare un’autentica curiosità per ciò che fanno e vivono on-line.

È fondamentale, che gli adulti sappiano accogliere e riconoscere l’importanza che ha per pre adolescenti ed adolescenti «essere social» ed avere numerosi contatti; tutto questo aiuterà i ragazzi ad individuare, nel genitore un punto di riferimento sicuro e comprensivo, cui potersi rivolgere con fiducia, nel caso in cui dovessero imbattersi in una qualunque problematica legata all’uso dei new media e dei social media in particolare.

Conclusioni

I rischi, cui possono incorrere bambini ed adolescenti, durante la navigazione on-line ed in particolare nell’uso quotidiano dei social media, sono in continua evoluzione così come lo è la nuova tecnologia che ne costituisce il territorio d’espressione; ogni nuovo servizio di internet, ogni nuova App, ogni supporto informatico che si afferma tra i giovani, introduce insieme ad infinite prospettive di progresso anche a nuovi fronti di rischio concreto.

Il ruolo dei social network sull’autostima è un argomento ampiamente diffuso, soprattutto negli ultimi anni, specialmente quando ad utilizzare i social network è un adolescente.

Numerosi sono i casi di cyberbullismo e la vittima è sempre chi non crede abbastanza in sé stesso e non ha una visione positiva di sé. Quindi è bene utilizzare gli strumenti tecnologici in possesso senza risentirne a livello mentale.

Bisogna ricordarsi che la maggior parte delle volte, ciò che ci propinano i social sono realtà fittizie e non reali. Chi rimane imprigionato in queste situazioni, spesso non ha la forza di reagire. Importante è capire che si può e si deve chiedere aiuto prima di arrivare ad un punto di non ritorno.

Un adolescente con un’alta autostima sarà già in possesso di fattori di protezione che gli faranno vivere l’utilizzo dei social in modo spensierato. Un adolescente che ha una bassa autostima è soggetto a determinate dinamiche che possono sfociare anche in situazioni patologiche.

Una buona educazione digitale è dunque, l’imprescindibile punto di partenza che deve riguardare e coinvolgere anche i genitori, affinché possano essere per i loro figli un valido punto di riferimento e guida per orientarsi in modo critico e più consapevole tra le varie opportunità ed i potenziali rischi, che riserva loro la Rete ed il mondo social.

È importante, tuttavia, sottolineare, in questa nostra riflessione, anche che ad incidere sulla possibilità dei minori di fare esperienze negative on line, non ci sono solamente le potenzialità e le caratteristiche precipue dei dispositivi digitali e dei social che utilizzano e frequentano, ma anche aspetti che riguardano le specifiche modalità di utilizzo degli stessi, ed in particolar modo, la condizione unica di ogni singolo giovane internauta:

  • la specificità della fase evolutiva che sta attraversando;
  • le condizioni e situazioni psico-socio-relazionali che sta vivendo all’interno dei diversi contesti d’appartenenza: famiglia, scuola, gruppo dei pari;
  • la qualità di attenzione e mediazione esercitata dalle figure educative: genitori ed educatori.

Spero la lettura sia stata di vostro gradimento e vi saluto con alcuni interessanti spunti bibliografici, che ritengo molto interessanti

Daniela Farina
Laureata in Filosofia e Psicologia, counselor professionista, appassionata di work life balance e di mindfulness, Risk Management Specialista in FiberCop S.p.a.