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Educazione civica al Digitale: qualcosa che manca davvero per i più piccolini.

Redazione RHC : 2 Febbraio 2021 11:06

Le recenti cronache hanno dato notizia del decesso di una bambina che aveva seguito una “challenge” diffusasi su TikTok. Come sempre accade in queste occasioni, si sono moltiplicate le critiche nei confronti dei social fino ad arrivare ad articoli e post ove si richiede di non dare gli smartphone ai bambini.

Tuttavia, la soluzione del “divieto” non solo è anacronistica, ma potrebbe potenzialmente essere anche peggiore del problema che in questo modo si vorrebbe risolvere. Per meglio comprendere l’affermazione, è bene partire dall’inizio: non solo dall’inizio dell’era degli smartphone o dei social, ma proprio dalla nascita di Internet come lo conosciamo ora.

Internet è una rete di elaboratori che è stata pensata in modo che chiunque ne avesse le capacità tecniche potesse pubblicare ciò che riteneva, senza limitazioni.

Il discernimento sulla bontà o meno dei contenuti non era un compito della rete, ma dei suoi utilizzatori. L’avvento del “Web 2.0” ha portato ad un cambiamento del web, con un maggior coinvolgimento degli utilizzatori, sempre più protagonisti nella creazione dei contenuti.

La conseguenza di tale evoluzione è stata la nascita dei “social network” ovvero

di siti che vivono solo grazie a quanto pubblicato dagli utenti, esattamente come accade nelle reti sociali “tradizionali”, che possono esistere grazie all’apporto attivo dei partecipanti.

Questi social network, la cui crescita è stata favorita anche dalla capillare diffusione degli smartphone, funzionano sullo stesso principio su cui si basa internet: la neutralità.

Sono sostanzialmente dei “contenitori” vuoti grazie ai quali non è necessario avere particolari capacità tecniche per pubblicare su Internet i propri pensieri o le proprie creazioni. La rimozione della barriera tecnica alla creazione dei contenuti, tuttavia, non ha solo vantaggi: la

moltiplicazione dei contenuti caricati porta ad un inevitabile incremento anche quelli “tossici” e alla “disinformazione”.

Il prospetto sopra fornito serve a meglio inquadrare il funzionamento di Internet: il suo più grande vantaggio, ovvero la completa neutralità di base, è al tempo stesso il suo più grande pericolo in quanto esso può essere utilizzato liberamente a qualunque scopo.

Inoltre, è opportuno ricordare che il mondo di Internet non è affatto staccato da quello reale, ma ne è una sua semplice estensione!

I livelli di attenzione e prudenza, tuttavia, sono diversi: mentre ogni genitore insegna ai propri figli come comportarsi in strada prima di attraversare, li manda a scuola per imparare prima le nozioni di base e successivamente nozioni sempre più avanzate e professionalizzanti, li manda a scuola guida prima di dar loro in mano un mezzo motorizzato, sono relativamente rari i genitori che seguono lo stesso livello di rigore quando si parla di educazione

alla vita digitale.

L’educazione a tale aspetto della vita, dovrebbe essere considerata di pari importanza rispetto all’educazione alla vita “analogica”, soprattutto per i bambini ed adolescenti di oggi che stanno crescendo non più “contemporaneamente” alla tecnologia, ma immersi in essa.

La componente digitale del mondo probabilmente sarà per loro un’estensione imprescindibile ad ogni livello della loro vita “reale”.

Ecco, dunque, che l’utilizzo degli smartphone, di Internet, delle app di messaggistica e dei Social Network (all’età consentita) dovrebbe essere un’occasione di attività familiare ed educativa, in modo da aiutare i più giovani a discernere al meglio la bontà dei contenuti che man mano si presentano loro.

Purtroppo, però, nella mia esperienza ho notato che sono gli stessi genitori ed educatori ad essere non completamente consapevoli dei rischi o carenti di adeguate nozioni che – al di là del buon senso – potessero essere concretamente utilizzabili per l’adeguato controllo e l’eventuale correzione dei comportamenti digitali impropri tenuti dalla tecnologica prole o dai discenti nativi digitali.

Non per scarsa diligenza o disinteresse di queste persone, ma per un’inadeguata preparazione a gestire correttamente questi strumenti e lo loro rapidissime evoluzioni, normalmente colte in maniera pressoché istantanea dai giovani.

Volendo fare un paragone un po’ azzardato, ma che ben rende l’idea, è come se queste persone si fossero trovate a guidare un’auto da corsa su una strada di campagna, senza aver neppure conseguito la patente.

È, dunque, importante l’educazione e la costante formazione\informazione in tema ad ogni livello, in modo da permetter un intervento educativo che possa essere il più possibile preventivo e non solo successivo alle tragedie derivanti dal mondo digitale che, purtroppo, periodicamente funestano le cronache.

In questo lavoro, però, genitori ed educatori non devono essere lasciati soli o agire in autonomia: Internet stesso, con la sua esponenziale crescita in dimensioni e funzioni offerte, ci dimostra coma la vera forza sia fare rete: istituzioni, scuola, genitori e tecnici dovrebbero far squadra in modo da poter creare una catena educativa virtuosa che possa portare ad un utilizzo realmente consapevole di questi strumenti, evitando al contempo soluzioni estreme che non farebbero altro se non alimentare il fascino del “proibito”.

Redazione
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