Redazione RHC : 21 Maggio 2022 08:09
Autore: energia-luce.it
Data Pubblicazione: 20/05/2022
L’Italia è uno dei paesi europei che dipende maggiormente dal gas russo e la crisi attuale dal gas, che porta a un braccio di ferro tra l’Unione Europea e la Russia. La possibilità di blocchi energetici è ancora una realtà che potrebbe prendere piede in autunno. Ma perché siamo arrivati a questa dipendenza?
Ne avevamo già parlato in precedenza di questa situazione, con l’intervista all’ing. Brando Ballerini, dirigente esperto nel settore delle perforazioni e Oil&Gas, ma ne vogliamo riparlare con questo articolo di Energia-Luce che è pervenuto alla nostra redazione.
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L’Italia sta subendo una delle più grandi crisi energetiche della storia recente dopo che il principale importatore di gas è di fatto in conflitto con gli altri paesi europei con l’attacco dell’Ucraina.
A peggiorare questa situazione è il sistema energetico italiano che si basa ancora molto sul gas, soprattutto per la produzione di energia elettrica.
Sicuramente questo scoppio del conflitto ha scatenato questa crisi, ma di certo non si può dire che la politica dei decenni scorsi sia stata lungimirante. Per riassumere ciò che è avvenuto negli ultimi decenni in Italia si può affermare in pochi punti:
La russia è l’importatore più di lunga data, esistono accordi che risalgono al 1969 e che hanno dato vita al primo gasdotto già nel 1974. Si tratta del principale importatore di Gas dell’Italia, assestandosi oltre il 40% delle importazioni nazionali intensificate soprattutto dopo il 2006, dove, con un accordo pluridecennale si andava ad intensificare l’importazione del gas russo fino al 2035 a prezzi ridotti rispetto alla concorrenza, ma portando il nostro paese a una situazione di forte dipendenza.
Paesi Bassi e Norgegia sono altri due partner energetici di vecchia data dell’Italia per il gas ma che via via stanno riducendo il proprio commercio. L’Italia infatti ha preferito, soprattutto dal 2006 ad aumentare gli scambi con la Russia riducendo in particolare quelli con l’olanda (oggi praticamente nulli) e norvegesi.
Con il nuovo gasdotto azero si potrebbe aprire uno spiraglio per il gas in Italia, questo nuovo impianto, inaugurato solo nel 2020 potrebbe essere capace di portare più gas di quella attuale. Il governo si è già speso per aumentare le forniture da questo paese, ma ci vuole tempo!
L’algeria esporta gas naturale in Italia dal 1983 con un condotto che arriva nella cittadina di Mazzara del Vallo, pare essere complicato però aumentare l’apporto di gas da questo paese. Per la Libia invece si ha un relativamente nuovo impianto inaugurato nel 2004 che arriva a Gela, da qua si può aumentare l’export energetico. Il problema principale è però la difficile situazione politica del paese, che dalla caduta di Gheddafi non ha ancora trovato una stabilità concreta.
La produzione di gas italiano esisteva e consisteva un tempo di una fetta importante, seppur sempre minoritaria, del consumo totale italiano. Basti pensare che nel 1994, anno di massima produzione, sul territorio italiano venivano prodotti 20,6 miliardi di metri cubi di gas.
Oggi questa cifra è di appena 4,4 miliardi di metri cubi (dato del 2020). Ma perchè questo notevole calo? Per una semplice
Semplice, torna nuovamente il fattore economico. Per altri stati risulta molto più semplice ed economico estrarre gas, sia per motivazioni tecniche sia per motivazioni legati alle infrastutture.
Si è preveferito quindi scegliere per questioni economiche di importare e ridurre al minimo la produzione.
Il Gas Liquefatto è un altra possibilità per l’importazione di gas. In questo caso, il gas non viene condotto attraverso gasdotti, ma può essere liquefatto, per essere spostato attraverso nave o altri mezzi di trasporto. In questo caso però diventano necessari dei rigassificatori, ovvero degli impianti capaci di ritrasformare il gas naturale in forma gassosa. Queste strutture però non si possono creare in poco tempo, è necessario un grande progetto, soprattutto per la sicurezza a cui devono essere sottoposti.
In Italia quindi ne siamo praticamente sprovvisti e questo al momento è uno dei fattori di maggiore difficoltà per l’Italia perché impedisce l’importazioni da paesi più distanti, Stati Uniti in primis. Le contrattazioni possibili diventano quindi quelle con i paesi vicini.
Non si sono fatti investimenti a tal proposito e al momento esistono solo 3 rigassificatori (2 di questi inaugurati negli ultimi anni): Panigallia, Livorno e Rovigo. Di certo non sufficienti per un nuovo sistema di import.
Le conclusioni sono semplici da trarre: negli ultimi decenni, nonostante ci fosse un modesto numero di possibili importatori e altre vie per differenziare le necessarie importazioni. Si è preferito limitare il numero di paesi che importano gas in Italia, prediligendo quelli che assicuravano un guadagno maggiore sul breve termine e evitando la creazione di rigassificatori che potevano aprirci mercati di commercio del gas. Ad oggi il principale importatore di gas in Italia si trova sul fronte opposto di un scontro diplomatico e miliare.
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