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Demenza digitale: L’evolutione del Cervello Digitale, una Prospettiva Neurobiologica

Daniela Farina : 13 Agosto 2023 08:15

Nel 1913 Thomas Edison scrisse su un quotidiano di New York : “Entro breve tempo i libri saranno obsoleti nelle scuole..è possibile apprendere ogni branca del sapere umano con l’aiuto dei documentari. Il nostro sistema scolastico cambierà nell’arco di dieci anni”.

Cinquant’anni dopo, con l’avvento della televisione sono arrivati, ovunque, valori e conoscenza che hanno migliorato sensibilmente il livello d’istruzione dell’umanità.

Ancora altri anni dopo, il computer e i social media hanno modificato il modo di imparare, pur con non poche conseguenze per la nostra salute mentale.

Il cervello

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Nell’ambito della neurobiologia una delle scoperte più importanti è che il cervello si modifica in maniera permanente attraverso l’uso.

E’ l’organo più plastico e flessibile e per questa ragione grazie a comportamenti adeguati possiamo fare molto.

Percepire, pensare, sperimentare, sentire e agire lasciano tracce mnemoniche. Così come il tempo trascorso con i media digitali le cui tracce sono indelebili.

L’uomo e la tecnologia digitale

Perché usiamo il computer? Per accelerare i processi lavorativi risparmiandoci anche del lavoro mentale.

Perché andiamo in macchina? Per spostarci più velocemente, risparmiandoci tempo e fatica fisica.

Tuttavia andare in macchina ci fa muovere fisicamente molto poco e per allenare la muscolatura dobbiamo ricorrere alla palestra.

Anche per il cervello vale lo stesso, ossia abbiamo bisogno di più esercizio mentale.

Uno sguardo alla nostra quotidianità

I numeri di telefono di parenti, amici e conoscenti sono salvati nel cellulare.

Il navigatore satellitare ci indica il tragitto per raggiungere un certo luogo.

Gli appuntamenti privati e professionali sono inseriti sul cellulare oppure su un’agenda digitale.

Chi cerca informazioni va su Google.

Foto, libri, musica sono nel cloud.

Pensare, memorizzare e riflettere non costituiscono più la norma!

I nuovi mezzi di comunicazione hanno dunque un potenziale di dipendenza come l’alcol, la nicotina e le droghe.

Inoltre, riducono le nostre capacità cognitive, invecchiando precocemente il nostro cervello.

Si pensi ad esempio a Chatgpt spesso definitasoluzione a costo zero”

Può seriamente compromettere le principali capacità mentali, tra le quali la memoria, l’attenzione, la curiosità nonchè creare “internet addiction”

E tutto questo perché?

Semplicemente perché ”l’essere umano è un avaro cognitivo” (Fiske, Taylor) che cerca di usare spesso delle scorciatoie .

Disturbi dell’apprendimento e demenza digitale

Nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM5) il termine demenza viene sostituito con quello di Disturbo Neuro-cognitivo.

Questa nuova terminologia, infatti, pone l’accento sul declino rispetto a un precedente livello di prestazione.

Demenza, infatti, non è solo il termine medico usato per indicare un gruppo di malattie neuro degenerative dell’encefalo, tipiche dell’età avanzata.

E nel caso della demenza digitale non è solo un libro di Manfred Spitzer, neuroscienziato tedesco.

Fino a vent’anni fa, il concetto di demenza digitale sarebbe stato fantascienza.

Si caratterizza sostanzialmente per la crescente incapacità di controllare appieno le prestazioni mentali, ossia di pensare, di sapere, di volere e di agire.

Sintomi :

  • disturbo da deficit di memoria.
  • disturbo da deficit di attenzione.
  • disturbo specifico dell’apprendimento: compromissione della lettura, espressione scritta, calcolo.
  • disturbo della comunicazione : disturbo del linguaggio, della comunicazione sociale pragmatica ; della comunicazione sociale senza specificazione; disturbo della fluenza (balbuzie)

Il dott.Byun Gi-won del Balance Brain Centre di Seul sostiene che l’uso eccessivo di smartphone e videogame danneggia il delicato sviluppo del cervello e aggiunge: gli utenti dipendenti dal web sviluppano il lato sinistro del cervello, mentre quello destro rimane intatto o sottosviluppato”.

Il lato destro viene associato all’attenzione e ai processi di memoria che vengono compromessi dall’abuso di device e web al punto che “almeno il15% dei casi presenta i sintomi della demenza precoce”.

La percentuale è preoccupante soprattutto perché coinvolge giovani dall’età compresa tra i 10 e i 19 anni.

Paragonando la demenza digitale alla demenza classica, il neurologo Celal Salcini afferma che Mentre le malattie dello spettro della demenza, in particolare il morbo di Alzheimer, aumentano con l’età, la demenza digitale può colpire anche i bambini con un cervello in via di sviluppo. L’uso eccessivo di dispositivi elettronici in giovane età è una preoccupazione crescente per medici e psicologi. Isolamento sociale, mancanza di movimento, rabbia, perdita di memoria a breve termine, ritardi nello sviluppo sono alcuni dei sintomi della demenza digitale”.

Cosa fare per evitare la demenza digitale?

Per usare le parole di Salcini :“Gli sport all’aria aperta incoraggiano la risoluzione dei problemi in tempo reale.

I bambini dovrebbero essere incoraggiati a giocare a giochi come gli scacchi, lo scarabeo e i puzzle che permettono di pensare e risolvere problemi.

Inoltre, i bambini sono lo specchio dei loro genitori, applicano ciò che vedono, non ciò che sentono.

Il cambiamento inizia da noi”.

Perché nessuno fa niente se le cose stanno effettivamente così?

Le motivazioni sono molteplici.

Diffondere tra la popolazione una forma subdola di demenza attraverso i media digitali potrebbe avere uno scopo manipolatorio.

E poi molte persone ottengono enormi profitti con i prodotti digitali.

Il digitale è il presente ed il futuro!

Ci accompagna dalla culla alla bara e quindi diventa sempre più difficile vedere l’effetto che ha su di noi perchè fa parte della nostra vita.

Disturbi del neurosviluppo

Analizziamo insieme la diminuzione dell’attenzione come uno dei tanti disturbi della sindrome da deficit di attenzione e iperattività (DDAI)

Sono stati fatti molti studi in merito: in quello più ampio sono stati presi in esame 7.000 adolescenti cinesi e si è visto che tanto maggiore era il tempo passato allo smartphone, che è il dispositivo digitale più utilizzato, tanto maggiore era la probabilità di soffrire di iperattività e disturbi dell’apprendimento (DDAI).

Vediamo cosa succede se squilla il cellulare.

Uno studio di circa dieci anni fa evidenzia una diminuzione dell’attenzione e della memoria. Se si misura l’attenzione nel momento in cui il telefono squilla, ovvero proprio mentre sta squillando, già si vede una diminuzione dell’attenzione. Più recentemente, nel 2017, si è studiato cosa succede quando il telefono è semplicemente presente, inattivo. Ebbene, c’è un condizionamento diverso a seconda che il telefono stia sul tavolo, nello zaino o nella stanza a fianco.

Si è fatto un test computerizzato sulle capacità di concentrazione, un test di memoria e un test standard sul quoziente intellettivo.

Cosa succede in questi casi?

Se il telefono è sul tavolo, diminuisce la capacità di memoria e di pensiero.

La ragione è semplice: se lo smartphone è sul tavolo attira costantemente un po’ della nostra attenzione.

Sono dati che non leggiamo mai ….

E tutti dicono che il digitale è il futuro, perché abbiamo la lobby più potente del mondo, con tasche e portafogli molto grandi, che ci racconta continuamente quanto è splendido questo progresso di digitalizzazione.

Si dice “non c’è bisogno di conoscere nulla, perché possiamo googlare tutto”.

Anche questa è una sciocchezza, perché per usare Google bisogna già conoscere delle cose.

È la conoscenza preesistente che ci consente di selezionare i risultati che otteniamo attraverso la ricerca su Google.

Se non sappiamo nulla, non siamo in grado di utilizzare Google.

Qual è la conclusione?

Occorre saper gestire in maniera sana i dispositivi digitali.

Essi da una parte aumentano la produttività, facilitano la vita e rappresentano un importante strumento di intrattenimento. Dall’altra hanno un elevato potenziale di dipendenza e sul lungo periodo danneggiano l’organismo ed il cervello che si avvizzisce perché non viene più stimolato.

Numerosi studi dimostrano che una limitazione della dose dei nuovi media è l’unica misura in grado di ridurre drasticamente i danni.

Le campagne di sensibilizzazione che fanno appello alla ragionevolezza ed all’informazione non portano a nulla.

Ad esempio, sui pacchetti di sigarette è scritto che il fumo è letale eppure nessun fumatore ci bada.

È solo l’aver vietato il fumo in determinati ambienti e sui mezzi di trasporto pubblico che ha permesso nel 2005 di tutelare la salute dei non fumatori.

Allo stesso modo non è solo facendo awareness che cambiamo la rotta.

È insegnando già dalla tenera età un approccio sano e responsabile al digitale che possiamo limitarne i danni perché come diceva Marco Aurelio “l’anima alla lunga prende il colore dei pensieri”

E soprattutto è prendendo una seria posizione a livello normativo che possiamo cominciare, a limitare i danni che derivano dalla dipendenza dai dispositivi digitali.

La circolare del 2022 che vieta l’uso dei cellulari nelle classi, probabilmente può essere l’inizio di una serie di iniziative volte in tal senso.

I media digitali purtroppo riducono l’uso del cervello.

Se ci limitiamo a chattare, twittare, postare, navigare su Google, finiamo per parcheggiare il nostro cervello, ormai incapace di riflettere e concentrarsi. L’uso sempre più intensivo del computer scoraggia lo studio e l’apprendimento e, viceversa, incoraggia i nostri ragazzi a restare per ore davanti ai giochi elettronici.

Per non parlare dei social che regalano surrogati tossici di amicizie vere, indebolendo la capacità di socializzare nella realtà, favorendo l’insorgere di forme depressive”.(Manfred Spitzer)

Le conseguenze sono percepibili non solo nell’infanzia e nell’adolescenza ma anche tra gli adulti, dove si può segnalare: un aumento dello stress; rischiose forme di depressione e una demenza precoce.

La scuola ha, pertanto, oggi, una grande responsabilità.

Il processo dell’apprendimento è significativo, quando diventa un percorso che dalle conoscenze conduce, attraverso le abilità, alle competenze.

Le conoscenze non acquisiscono significatività senza i valori.

I dispositivi digitali non sono demoni da cacciare in quanto offrono anche molti vantaggi.

Come per quasi tutto nella vita, la cosa più importante è la misura in cui si utilizza, gestisce o consuma qualcosa!

Daniela Farina
Laureata in filosofia, in psicologia, counselor professionista, mental coach, appassionata di mindfulness. Umanista per vocazione lavora in Cybersecurity per professione. In FiberCop S.p.a come Risk Analyst.

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