Redazione RHC : 28 Luglio 2023 11:25
Gli attori delle minacce stanno mostrando un crescente interesse per gli strumenti di intelligenza artificiale generativa, con centinaia di migliaia di credenziali OpenAI vendute nel dark web e l’accesso a un’alternativa di ChatGPT che può consentire attività dannose.
Sia i criminali informatici meno esperti che quelli esperti possono utilizzare questi strumenti per creare e-mail di phishing più convincenti, personalizzarle per il pubblico previsto, per aumentare le possibilità di un attacco riuscito.
In sei mesi, gli utenti del dark web e di Telegram hanno menzionato ChatGPT, il chatbot di intelligenza artificiale di OpenAI, più di 27.000 volte. Analizzando i forum e i mercati del dark web, i ricercatori di Flare, hanno notato che le credenziali OpenAI sono tra le ultime merci vendute.
La NIS2 è complessa da capire?
Non perdere tempo, segui l'anteprima gratuita del corso che stiamo preparando.Accedi quindi alla nostra Academy e segui l'anteprima del corso della durata di 30 minuti per comprendere i contenuti esclusivi che tratteremo nel corso.per ulteriori informazioni, scrivici ad [email protected] oppure scrivici su Whatsapp al 379 163 8765
Supporta RHC attraverso:
I ricercatori hanno identificato più di 200.000 credenziali OpenAI in vendita sul dark web. Rispetto ai 100 milioni di utenti attivi stimati a gennaio, il conteggio sembra insignificante, ma mostra che gli attori delle minacce vedono negli strumenti di intelligenza artificiale generativa un potenziale per attività dannose.
L’interesse dei criminali informatici per questi account è stato stuzzicato al punto che uno di loro ha sviluppato un clone di ChatGPT chiamato WormGPT e lo ha addestrato su dati incentrati sul malware.
Lo strumento è pubblicizzato come la “migliore alternativa GPT per blackhat” e un’alternativa ChatGPT “che ti consente di fare ogni sorta di cose illegali”.
WormGPT si basa sul modello di linguaggio di grandi dimensioni open source GPT-J sviluppato nel 2021 per produrre testo simile a quello umano.
L’attenzione dei ricercatori si è concentrata sulla creazione di messaggi adatti agli attacchi BEC (Business Email Compromise).
Redazione: [email protected]
© Copyright RED HOT CYBER. PIVA 16821691009