Massimiliano Brolli : 9 Giugno 2020 08:00
Articolo di: Massimiliano Brolli
Data pubblicazione: 09/06/2020
Era il 6 marzo 2020 quando l’italia si accorse che era arrivato il momento di prendere provvedimenti per fare fronte al contagio da COVID-19 e che era necessaria la collaborazione di tutti, anche del singolo, per uscirne fuori… vivi.
Era il 12 maggio 2017 (poco più di 3 anni fa) quando il mondo si svegliò sotto un massiccio attacco cyber messo in atto dal malware WannaCry, che bloccò 250.000 computer, in 150 paesi differenti e con loro ospedali, grandi organizzazioni, Asset strategici, Pubbliche Amministrazioni e molto altro ancora.
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Questi due eventi così diversi ma così simili, cosa hanno in comune?
Quali sono le analogie tra queste due profonde crisi?
In questo periodo ho cercato di appuntarmeli, per poterli condividere, magari possono essere uno spunto di riflessione.
In effetti di queste “assonanze” se ne possono trovare tantissime tra questi due eventi catastrofici, ma per il COVID-19 ancora non abbiamo il Marcus Hutchins di turno.
Si perché fu Marcus Hutchins chiamato MalwareTech a trovare all’interno dei file binari del malware WannaCry una sorta di “interruttore” (chiamato anche Kill Switch o SinkHole) che consentiva di spegnere l’attacco cyber. MalwareTech scoprì che Wannacry richiamava costantemente un dominio. Se il dominio non esisteva (non registrato) l’infezione andava avanti, ma se invece il dominio rispondeva, il ransomware si bloccava. Quindi MalwareTech non fece altro che registrare questo dominio con un investimento pari a 10,69 dollari dell’epoca rallentando e poi bloccando l’infezione.
Ma anche un’altra cosa occorre dire, forse la più importante.
L’era delle Backdoor e dei Repository di armi (virus, cyberweapons, ecc…) deve finire, questo può mettere a repentaglio il mondo intero.
Tenere segreta una infezione in un laboratorio di armi chimiche o un potentissimo exploit può portare a conseguenze catastrofiche, come ad una nuova pandemia oppure catapultarci in una nuova “Guerra fredda”.
Perché il rischio Zero non esiste, ma esiste sempre il buon senso.
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