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Azimut contro BlackCat: L’attacco “non ha in interessato dati o informazioni che possano consentire l’accesso alla posizione personale”

Chiara Nardini : 25 Luglio 2023 14:58

La grande azienda italiana Azimut, specializzata nella gestione di patrimoni di investimento, come abbiamo visto è stata recentemente oggetto di un attacco informatico che non ha colpito i dati riservati dei propri clienti.

Gli hacker ALPHV (alias BlackCat), che a settembre 2022 hanno rubato grandi quantità di dati dalla società energetica italiana di proprietà statale GSE, erano dietro l’attacco Azimut e hanno pubblicato la loro rivendicazione sul Data Leak Site (DLS).

L’attacco “non ha in alcun modo interessato dati o informazioni che possano consentire l’accesso alla posizione personale” di clienti e consulenti finanziari “o l’effettuazione di operazioni non autorizzate, né ha in alcun modo compromesso e/o limitato la continuità operativa”, ha affermato Azimut in un comunicato, senza negare il fatto stesso del furto di dati. 

La società ha solo sottolineato che i dati rubati non hanno alcun valore per gli aggressori e che i clienti di Azimut non sono in pericolo.

Anche se i rappresentanti di Azimut hanno ricevuto una richiesta di riscatto, come da copione di BlackCat, hanno riportato che il gruppo è “da sempre impegnato nel contrasto e nella lotta al finanziamento di ogni attività criminale”.

Anche Palo Alto Networks Unit 42, hanno analizzato gli attacchi di BlackCat che hanno sottratto ad Azimut oltre 500 GB di dati riservati durante l’attacco. Azimut è solo una delle 477 vittime di BlackCat, con altri 22 attacchi simili avvenuti nel solo mese di luglio.

Azimut, gestisce un patrimonio di 85 miliardi di euro, ha prontamente segnalato l’incidente alle forze dell’ordine e ha implementato una procedura di sicurezza interna che “ha limitato con successo l’impatto dell’interferenza criminale”, si legge nella nota.

Secondo ricercatori e analisti, ALPHV/BlackCat è attualmente il secondo gruppo ransomware più attivo che utilizza tattiche di doppia estorsione nelle proprie operazioni. Al primo posto c’è ancora LockBit.

Chiara Nardini
Esperta di Cyber Threat intelligence e di cybersecurity awareness, blogger per passione e ricercatrice di sicurezza informatica. Crede che si possa combattere il cybercrime solo conoscendo le minacce informatiche attraverso una costante attività di "lesson learned" e di divulgazione. Analista di punta per quello che concerne gli incidenti di sicurezza informatica del comparto Italia.