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Attacco informatico all’italiana SCS SpA rivendicato da Cactus. Pubblicati samples e un file archivio di 51mb

Chiara Nardini : 17 Ottobre 2023 07:22

Nella giornata di ieri, la banda di criminali informatici di Cactus, rivendica all’interno del proprio Data Leak Site (DLS) un attacco informatico all’azienda italiana SCS SpA.

Ancora non sappiamo con precisione se tali dati riportati nel DLS di cactus siano di proprietà dell’azienda, in quanto non è ancora presente all’interno del sito web alcun comunicato stampa relativo all’accaduto.

Come spesso riportiamo, l’accesso alle Darknet è praticabile da qualsiasi persona che sappia utilizzare normalmente un PC. Questo è importante portarlo all’attenzione in quanto molti sostengono il contrario, spesso nei comunicati dopo la pubblicazione dei dati delle cybergang ransomware e tali informazioni sono pubblicamente consultabili come fonti aperte.

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Nel post nel data leak site (DLS), Cactus riporta quanto segue:

Oggi la società Canavesana Servizi gestisce servizi di igiene in 57 comuni, occupandosi in particolare di raccolta rifiuti, raccolta differenziata e igiene del suolo. L'ampliamento del bacino di utenza ha portato notevoli vantaggi nella razionalizzazione del servizio, favorendo una maggiore collaborazione tra i comuni partecipanti .

Sito web: www.scsivrea.it

Entrate: $ 25,5 milioni

Indirizzo: 31 a Via Novara, Ivrea, Piemonte, 10015, Italia

Numero di telefono: +39 125632500

All’interno del post Cactus pubblica dei samples – immagini allegate al post stesso – e un link ad un file archivio contenente 51MB di dati.

La pubblicazione di samples nel DLS o la pubblicazione dei dati, come sanno i lettori di RHC, generalmente avviene quando ancora non è stato definito un accordo per il pagamento del riscatto richiesto da parte dei criminali informatici. In questo modo, minacciando la pubblicazione dei dati in loro possesso, aumenta la pressione verso l’organizzazione violata, sperando che il pagamento avvenga più velocemente.

Come nostra consuetudine, lasciamo spazio ad una dichiarazione da parte dell’azienda qualora voglia darci degli aggiornamenti su questa vicenda e saremo lieti di pubblicarla con uno specifico articolo dando risalto alla questione.

RHC monitorerà l’evoluzione della vicenda in modo da pubblicare ulteriori news sul blog, qualora ci fossero novità sostanziali. Qualora ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni in modo anonimo possono accedere utilizzare la mail crittografata del whistleblower.

Cos’è il ransomware as a service (RaaS)

Il ransomware, è una tipologia di malware che viene inoculato all’interno di una organizzazione, per poter cifrare i dati e rendere indisponibili i sistemi. Una volta cifrati i dati, i criminali chiedono alla vittima il pagamento di un riscatto, da pagare in criptovalute, per poterli decifrare.

Qualora la vittima non voglia pagare il riscatto, i criminali procederanno con la doppia estorsione, ovvero la minaccia della pubblicazione di dati sensibili precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.

Per comprendere meglio il funzionamento delle organizzazioni criminali all’interno del business del ransomware as a service (RaaS), vi rimandiamo a questi articoli:

Chi sono i criminali informatici di Cactus?

La cybergang Cactus è stata osservata prendere di mira grandi entità commerciali da marzo 2023, con attacchi che impiegano tattiche di doppia estorsione per rubare dati sensibili prima della crittografia. Nessun sito di fuga di dati è stato identificato fino ad oggi.

Gli attacchi CACTUS utilizzano Cobalt Strike e uno strumento di tunneling denominato Chisel per le attività di comando e controllo, insieme a software di monitoraggio e gestione remota (RMM) come AnyDesk per inviare file agli host infetti.

Vengono inoltre adottate misure per disabilitare e disinstallare soluzioni di sicurezza, nonché per estrarre credenziali dai browser Web e dal servizio del sottosistema dell’autorità di sicurezza locale (LSASS) per l’escalation dei privilegi all’interno di Windows.

All’escalation dei privilegi seguono movimenti laterali, esfiltrazione di dati e distribuzione di ransomware, l’ultimo dei quali avviene tramite uno script PowerShell utilizzato anche da un’altra cybergang, ovvero Black Basta.

Un aspetto innovativo di CACTUS è l’uso di uno script batch per estrarre il file binario del ransomware con 7-Zip, seguito dalla rimozione dell’archivio .7z prima di eseguire il payload.

CACTUS essenzialmente crittografa se stesso, rendendolo più difficile da rilevare e aiutandolo a eludere gli antivirus e gli strumenti di monitoraggio della rete. Questa nuova variante del ransomware chiamata CACTUS può sfruttare una vulnerabilità in una popolare applicazione VPN, mostrando che gli autori delle minacce continuano a prendere di mira i servizi di accesso remoto e le vulnerabilità senza patch per l’accesso iniziale.

Come proteggersi dal ransomware

Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, e anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino non ha avuto successo.

Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono in ordine di complessità:

  • Formare il personale attraverso corsi di Awareness;
  • Utilizzare un piano di backup e ripristino dei dati per tutte le informazioni critiche. Eseguire e testare backup regolari per limitare l’impatto della perdita di dati o del sistema e per accelerare il processo di ripristino. Da tenere presente che anche i backup connessi alla rete possono essere influenzati dal ransomware. I backup critici devono essere isolati dalla rete per una protezione ottimale;
  • Mantenere il sistema operativo e tutto il software sempre aggiornato con le patch più recenti. Le applicazioni ei sistemi operativi vulnerabili sono l’obiettivo della maggior parte degli attacchi. Garantire che questi siano corretti con gli ultimi aggiornamenti riduce notevolmente il numero di punti di ingresso sfruttabili a disposizione di un utente malintenzionato;
  • Mantenere aggiornato il software antivirus ed eseguire la scansione di tutto il software scaricato da Internet prima dell’esecuzione;
  • Limitare la capacità degli utenti (autorizzazioni) di installare ed eseguire applicazioni software indesiderate e applicare il principio del “privilegio minimo” a tutti i sistemi e servizi. La limitazione di questi privilegi può impedire l’esecuzione del malware o limitarne la capacità di diffondersi attraverso la rete;
  • Evitare di abilitare le macro dagli allegati di posta elettronicaSe un utente apre l’allegato e abilita le macro, il codice incorporato eseguirà il malware sul computer;
  • Non seguire i collegamenti Web non richiesti nelle e-mail;
  • Esporre le connessione Remote Desktop Protocol (RDP) mai direttamente su internet. Qualora si ha necessità di un accesso da internet, il tutto deve essere mediato da una VPN;
  • Implementare sistemi di Intrusion Prevention System (IPS) e Web Application Firewall (WAF) come protezione perimetrale a ridosso dei servizi esposti su internet.
  • Implementare una piattaforma di sicurezza XDR, nativamente automatizzata, possibilmente supportata da un servizio MDR 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo di raggiungere una protezione e una visibilità completa ed efficace su endpoint, utenti, reti e applicazioni, indipendentemente dalle risorse, dalle dimensioni del team o dalle competenze, fornendo altresì rilevamento, correlazione, analisi e risposta automatizzate.

Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.

La sicurezza informatica è una cosa seria e oggi può minare profondamente il business di una azienda.

Oggi occorre cambiare immediatamente mentalità e pensare alla cybersecurity come una parte integrante del business e non pensarci solo dopo che è avvenuto un incidente di sicurezza informatica.

Chiara Nardini
Esperta di Cyber Threat intelligence e di cybersecurity awareness, blogger per passione e ricercatrice di sicurezza informatica. Crede che si possa combattere il cybercrime solo conoscendo le minacce informatiche attraverso una costante attività di "lesson learned" e di divulgazione. Analista di punta per quello che concerne gli incidenti di sicurezza informatica del comparto Italia.