Redazione RHC : 31 Agosto 2022 15:29
Come abbiamo riportato nella giornata di ieri, il Gestore del servizio elettrico (GSE), è stato vittima tra il 29 e il 30 agosto di un attacco informatico.
Siamo andati ad analizzare le informazioni in nostro possesso all’interno dei nostri sistemi di intelligence e abbiamo riscontrato che dal 24 di Agosto, erano stati messi in vendita dai broker di accesso, gli accessi a diversi entry-point dell’azienda, come viene mostrato dalla print screen in basso
I criminali informatici, non passano troppo tempo a trovare le credenziali o le falle sui sistemi da attaccare, ma le acquistano da altri criminali informatici che le mettono in vendita nei mercati underground: ecco quindi i Broker di Accesso.
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La direttiva NIS2 rappresenta una delle novità più importanti per la sicurezza informatica in Europa, imponendo nuovi obblighi alle aziende e alle infrastrutture critiche per migliorare la resilienza contro le cyber minacce.
Con scadenze stringenti e penalità elevate per chi non si adegua, comprendere i requisiti della NIS2 è essenziale per garantire la compliance e proteggere la tua organizzazione.
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I Broker di Accesso sono criminali informatici con buone conoscenze nelle tecniche di penetration test, che rilevano falle di sicurezza all’interno delle infrastrutture IT di grandi organizzazioni e una volta rilevate, le rivendono nei forum underground e ad altri criminali informatici. Ma tali criminali gestiscono anche grosse botnet dove posso vendere i dati esfiltrati dal loro sistema a chi ne ha bisogno, per condurre un attacco mirato.
Red Hot Cyber ha portato più volte all’attenzione il fenomeno delle botnet spesso dimenticato, e dei dati raccolti da questi malware dai singoli dispositivi.
Tali informazioni, vengono rivendute successivamente nei mercati underground, e sono spesso l’inizio di un attacco ai sistemi informatici in quanto forniscono credenziali di accesso e preziose informazioni per i criminali informatici. Se vuoi approfondire questo argomento, leggi gli articoli di Talking Cricket.
Questa di fatto è quella che si chiama Cyber Threat Intelligence (CTI), ovvero quella materia che effettua il monitoraggio di fonti OSINT/CLOSINT per analizzare le minacce prima che queste colpiscono una rete o una organizzazione.
Ora potrebbe non essere questo il caso scatenante dell’incidente alla GSE, ma la CTI ci offre uno strumento importante per la prevenzione delle minacce che tutti dovrebbe conoscere e praticare tutte le organizzazioni.
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