Stefano Gazzella : 27 Marzo 2025 16:55
Una telefonata da un numero italiano. Una voce registrata che informa circa la ricezione del curriculm vitae e invita a salvare il numero e scrivere su WhatsApp per parlare di un’offerta di lavoro. Si tratta di una truffa che ha un duplice obiettivo: acquisire fraudolentemente i dati personali della vittima, convinta di partecipare ad un processo di selezione, e farla investire successivamente all’interno di una piattaforma di exchange. In alcune varianti di questa truffa, c’è l’invito riguarda l’acquisto di corsi o certificazioni “abilitanti” per il lavoro che si andrà a svolgere o per avere un vantaggio nella selezione.
In ogni caso, è evidente che il bottino dei cybercriminali consista in dati personali e pagamenti, mentre la leva impiegata è quella del desiderio, la cui efficacia aumenta in modo significativo nelle ipotesi in cui il destinatario sta cercando attivamente lavoro ed è poco consapevole di questi schemi di truffa.
L’esca è proprio quell’invito “irresistibile” che non viene presentato con l’enfasi di una vittoria insperata o la promozione di un’occasione irripetibile. Veste invece la maschera dell’ordinarietà, contando sul fatto che l’inconsapevole vittima abbia “fatto girare” il proprio CV e si attenda (prima o poi) un qualche tipo di riscontro a riguardo. Insomma: nulla che faccia pensare di essere i vincitori del Golden Ticket di Willy Wonka, altrimenti la reazione sarebbe la diffidenza. Meglio l’ordinarietà. Un messaggio preregistrato, semplice, essenziale.
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Che però solletica il desiderio di contattare il numero, alimentato ancor più dalla speranza di poter finalmente trovare un lavoro. Questo ultimo elemento deve far riflettere sulla scelta vettore impiegato, ovverosia la telefonata. Comporta una diminuzione della soglia di attenzione, dà un senso di attendibilità.
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Tutti ingredienti attentamente dosati per il buon esito della truffa.
Attenzione, però: per quanto le chiamate di questo tipo siano state diffusamente segnalate negli ultimi tempi, ciò non toglie che vengano impiegati anche SMS o messaggi tramite social network. Soprattutto all’interno dei social i messaggi vengono diretti nei confronti dei membri di gruppi o follower di pagine in cui vengono pubblicate offerte di lavoro.
Il perché è semplice: sono cluster ancor più specifici di potenziali vittime, dal momento che hanno in comune una ricerca attiva di lavoro e dunque la leva del desiderio può rivelarsi una scommessa ancor più efficace.
L’invito è attentamente ingegnerizzato per essere, di fatto, quanto più “irresistibile” possibile.
Come è possibile difendersi? Riconoscere questi schemi di truffa è particolarmente importante, dal momento che dai tempi della nota truffa del principe nigeriano i comuni denominatori sono e rimangono inevitabilmente sempre gli stessi. Tutti elementi che possono far scattare cautele ulteriori, come vere e proprie red flag.
Ancor meglio, però, è che alcune cautele quali buone pratiche di cyber hygiene siano adottate a prescindere da un’allerta, come ricordato dalla Polizia Postale e delle comunicazioni. La consapevolezza che i propri dati personali hanno un valore e dunque sono appetibili per i cybercriminali è già un motivo sufficiente per adottare comportamenti sicuri, proteggendo i propri dispositivi, avendo cura di non aprire link o allegati non verificati, né tantomeno comunicare alcune informazione con troppa leggerezza.
Insomma: si deve sempre pensare al peggiore impiego che qualcuno possa fare delle proprie informazioni.
Perché, siatene certi, nessun cybercriminale avrà remore a tale riguardo.
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